mercoledì 23 ottobre 2019
Sono in una situazione limbica (= da limbo): vivo la situazione di chi è ospite (in verità "è una ricoverata come ai vecchi tempi") e sopravvivo perché mi aiutano una ex-discepola ed un'antica compagna, moglie di prete-sposato come me quando ancora non ero vedova. Loro mi portano cibi adeguati alla mia difficilissima digestione e qualche medicina utile che qui stenterei molto ad avere; in pratica, mi aiutano a sopravvivere! Quante cose meno antipatiche di questa vorrei dire...: ogni tanto vedo dal mio letto un uccello che sta sulla punta di un abete. Mi chiedo come faccia a reggersi; ma capisco che è la leggerezza di piccolo volatile a permetterglielo. Fatto sta che io, pesante essere umano, benché alleggerita di parecchi kg, posso solo fare a stento pochi passi sorretta da un deambulatore. Ma io mi beo a guardarlo.... E che dire dell'ultranovantenne Walter che si compiace delle mie piccole attenzioni? o del sorriso che mi fa Ernesto quando con gesti mi fa capire che si sparerebbe?Difficile è risultata la consegna del compito di gestione del denaro: a chi dovrà pagare la retta dovuta ai gestori della nuova struttura, e, nell'immediato, altre spese extra? Avevo pensato alla possibilità di far gestire il nuovo conto corrente alla figlia di Gianna, Chiara Gallarate; ma sarebbe meglio affidare tutto a Gianna perché è lei ad operare nel quotidiano concreto. Ne parlerò con Gianfranco.
Ma qual è il proseguo della mia narrazione personale?
La vita è complicata e io che navigo bene nelle questioni personali e ideali, nel mondo dei problemi esistenziali mi sento inceppata, soprattutto quando si tratta di..... gestione finanziaria.
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02/11/2019
Ieri era la notte di Halloween, ma io non me ne ricordavo affatto. Me ne sono resa conto nel vedere, attraverso il gioco di Caduta Libera di Gerry Scotti, tutti i concorrenti vestiti o rivestiti in forma mascherata.
Ricordo che in un periodo della mia prima giovinezza mi sono mascherata anch'io e ho fatto anche qualche pazzia...
Penso che il mascherarsi risponda ad un bisogno di verità: siccome tutti siamo nella vita un po' maschere, una volta tanto sentiamo il bisogno di tirar fuori questa verità del nostro essere per divertirci un po'. Invece io spesso ricordo l'interrogativo di Cesare Augusto, espresso in punto di morte: la commedia è finita?
E' brutto pensare di essere veri attraverso la maschera. Invece una delle mia aspirazioni più profonde è propriamente il VIVERE LA VERITA'. So che non è facile, ma me lo propongo anche se so di non riuscirci in questa povera esistenza, dove forse ben pochi si rendono conto di averla intessuta di convenevoli, usanze, modi vari di manifestarsi, di tutte le cose esteriori produttrici di vuoto... Ecco il perché della clausura: chi la sceglie, in realtà fugge da quella che chiamiamo realtà, ma che è invece 'impastata' di falsità (o meglio: sarebbe vera se riuscissimo a vederla 'impastata' di falsità, e perciò cercassimo di entrare in noi stessi). Ne parlerò con suor Maria, la monaca che fu mia discepola. Eppure proprio lei mi fa capire che anche in monastero c'è lo stesso pericolo (lei sta provando ad essere vera).
Ma qual è il proseguo della mia narrazione personale?
La vita è complicata e io che navigo bene nelle questioni personali e ideali, nel mondo dei problemi esistenziali mi sento inceppata, soprattutto quando si tratta di..... gestione finanziaria.
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02/11/2019
Ieri era la notte di Halloween, ma io non me ne ricordavo affatto. Me ne sono resa conto nel vedere, attraverso il gioco di Caduta Libera di Gerry Scotti, tutti i concorrenti vestiti o rivestiti in forma mascherata.
Ricordo che in un periodo della mia prima giovinezza mi sono mascherata anch'io e ho fatto anche qualche pazzia...
Penso che il mascherarsi risponda ad un bisogno di verità: siccome tutti siamo nella vita un po' maschere, una volta tanto sentiamo il bisogno di tirar fuori questa verità del nostro essere per divertirci un po'. Invece io spesso ricordo l'interrogativo di Cesare Augusto, espresso in punto di morte: la commedia è finita?
E' brutto pensare di essere veri attraverso la maschera. Invece una delle mia aspirazioni più profonde è propriamente il VIVERE LA VERITA'. So che non è facile, ma me lo propongo anche se so di non riuscirci in questa povera esistenza, dove forse ben pochi si rendono conto di averla intessuta di convenevoli, usanze, modi vari di manifestarsi, di tutte le cose esteriori produttrici di vuoto... Ecco il perché della clausura: chi la sceglie, in realtà fugge da quella che chiamiamo realtà, ma che è invece 'impastata' di falsità (o meglio: sarebbe vera se riuscissimo a vederla 'impastata' di falsità, e perciò cercassimo di entrare in noi stessi). Ne parlerò con suor Maria, la monaca che fu mia discepola. Eppure proprio lei mi fa capire che anche in monastero c'è lo stesso pericolo (lei sta provando ad essere vera).
A me la notte di Halloween ha regalato, in questo mio ultimo scorcio di vita, la sensazione della vanità di vanità del Qoèlet. Giocare con la maschera è ben altro dalla mia aspirazione a VOLER VIVERE LA VERITA'; io, almeno, provo fastidio a vivere la verità rivestita di apparenza.
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03/11/2019
Ieri i morti sono stati assenti nell'ambiente in cui vivo.
Ho la sensazione che essi siano ormai dentro di me. Non immagino nemmeno una loro collocazione in un aldilà. Altrimenti continuerebbe il tempo anche per loro; il tempo può essere vissuto da un'anima senza corpo? sarebbe questa l'eternità? NO. proprio NO.
L'istante è eterno se vissuto nella pienezza; è tutto e DURA, non finisce; oltrepassa il tempo..
Che noia sarebbe vivere l'eternità quale stato di immobilità, sia pure contemplativa! L'eternità è nella DURATA dell'istante, il quale scandisce il tempo, ma ne è ALTRO. Perciò io provo a vivere l'istante senza avvertire la sofferenza che soltanto il tempo regala. Come mi pare di aver detto, l'eternità è nel sorriso di un vecchietto; nel sorriso scambiato tra amici (anche se virtuali!); nel sorriso intessuto di AMORE. Ci va esercizio a realizzarlo.
Diciamo mille volte Dio è Amore. Ma non sappiamo amare. Bisogna che creiamo dentro di noi una scuola di Amore, cioè di vita-con, e non di vita isolata. Anche da soli, dobbiamo essere con gli altri: con chi soffre, con chi è divenuto cattivo e fa nefandezze ammorbando il mondo. Da qui il proposito di creare dentro di me una scuola di Amore espansiva, cioè tale che contagi gli altri..............
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04/11/2019
Stasera ho regalato uno dei miei berretti ad Antonella. Ne ho gioito perché da lei fui trattata male e mi piace ricambiarla con l'amore.
Ho scritto un sms al direttore di quella che dovrebbe essere la mia nuova struttura: voglio scuoterlo facendogli capire che sono.... una persona... non da poco (lo dichiaro come in confessione). Sento, però, di soffrire del cambiamento: qui patisco fisicamente, ma mi sono affezionata ad alcune persone; ma debbo, debbo (lo ripeto) cambiare collocazione per sopravvivere!
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06/11/2019
Pare si stia sciogliendo il nodo della mia dipendenza dai signori della Fondazione: a loro ho confermato che resterà intatta la cifra destinata alla Fondazione (quella rimasta dal gruzzolo di cui mi ha derubato R., ottenuta tramite un avvocato appartenente alla stessa (Fondazione). Resta la X della struttura dove andrò.
Cosa mi resterà dell'esperienza che ho vissuto finora? L'odiato cibo improprio che mi ha molto indebolito, la trascuratezza subita a causa di farmaci somministrati in ritardo e in maniera non sempre precisa, e a causa di una ridottissima, per non dire inesistente, assistenza medica, l'incubo di non essere benvista da un'ospite forse per sottile invidia, l'incubo della dipendenza da personale mutevolissimo e in qualche caso arrogante [vittima a sua volta di un lavoro da condurre a ritmi impossibili: una sola persona per fare la doccia ai singoli assistiti e doverla perfino interrompere per soccorre qualcuno, non in un solo piano ma in tutti i piani, e, nello stesso tempo, per servire la colazione (a volte bisogna aspettare fino alle 9,45! e io, perciò, consumo dei biscotti in camera senza niente di caldo)]; soprattutto l'assenza del personale direttivo nei giorni di festa, i quali si prolungano due giorni prima e due giorni dopo la ricorrenza....; e tanto altro ancora.
Come risultato c'è la bella sorpresa: secondo i signori della Fondazione, i miei malumori sarebbero dovuti ai miei capricci... Fatto sta che io ho rischiato di nutrire molto risentimento, ho sospeso il mio lavoro sul vangelo domenicale, e non so come riesca ancora a stendere qualche mio pensiero di notte (quando non mi possono disturbare). Fatto sta che scopro debole la mia fede di un tempo.
La decisione di andare via mi preoccupa perché non vorrei cadere dalla padella nella brace.
Non mi riconosco più...................................
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07/11/2019
Stamani scriverò pochissimo perché mi sono fatta viva con Anna e con Alessandra.
Nutro rabbia contro il Direttore. Vorrei cambiarla (la rabbia) in qualcosa di positivo. Speriamo ci riesca!
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08/11/2019
Quanti fastidi soprattutto la notte! Quando uccido le grosse pulci di per sé innocue o altri insetti che mi infastidiscono, penso di fare loro del bene perché spezzo vite inutili: uccidendoli, essi soffrono un attimo e si liberano!
Faccio un confronto con me che sono condannata a vivere... male, per la falsa opinione generalizzata che conti vivere... A chi è utile la mia vita? I miei sono pensieri intessuti di verità. Non credo più al valore dell'ascetica, del dono di sé, eccetera. E' cosa migliore far crollare, almeno dentro di me, il castello costruito attraverso l'insegnamento di stampo cattolico.
Ora io mi sto creando un altro castello: quello della verità nuda e cruda. Questo mondo si trasforma sempre, egli umani hanno cercato di realizzare il PROGRESSO. E' vero che le trasformazioni hanno realizzato la civiltà e la cultura; ma il progresso non è lineare, anche perché la natura rivendica i suoi diritti ad essere dirompente, travolgente e distruttiva, anzi non c'è progresso che non si porta dietro precarietà via via più dannose. Sarebbe' utile farsi capaci della terribile verità: natura e intelligenza umana spesso sono in combutta. Fino a che non ci sarà un ridimensionamento umano nella consapevolezza dei limiti, il progresso umano si trasformerò in regressione.
A cosa è servito e serve la gloria dei "grandi"? E' servito a creare illusioni di grandezza... (argomento, questo da riprendere),
COSE CHE CONTANO
Le mie gocce di gioia: lo sguardo d'intesa tra persone con cui convivo, i piccoli gesti di amore, e soprattutto il potere e il sapere esprimere quello che sento dentro. Ed io SENTO MOLTO tante cose, anche se piccolissime. Ne parlerò, poco alla volta, in questo scritto.
L'incontro con qualche giovane volontaria è molto bello, ma non si sa fino a quando me lo concederanno in questa struttura (non voglio chiamarla casa) perché appartengo poco ad essa. E' delizioso, per me, guardare gli uccelli che svolazzano tra i rami fino a posarsi sulle cime, sostenuti dalla loro minima gravità di peso; e io ricordo come mi incantavano gli uccelli quando ero piccola: li seppellivo quando cadevano morti: mettevo una pietra sulla loro tomba di terra con delle incisioni, ad esempio "qui giace...".
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09/11/2019
Ho dormito pochissimo: affollano la mia mente le incertezze del cambiamento di struttura; il mio corpo è indebolito da un cibo inadatto; le amicizie si diradano quando si comunica poco; d'altra parte io non saprei cosa dire del mio stato attuale...
Un pensiero mi perseguita: come far capire al direttore gli sbagli che fa'? voglio provare a stendere due parole che non sono riuscita a dirgli. Vedrò se sarà possibile. Ma non vorrei ottenere il risultato opposto, addossandomi io, piuttosto che lui, certe colpe.
Ecco.
Mi permetta di salutarLa da ex-ospite.
Non posso esserLe grata di nient'altro, tranne che di essere riuscito a farmi capire che NON SI PUO' PERSONALIZZARE UNA STRUTTURA.
Sono quasi sicura che a Lei manchi l'ARTE DEL GOVERNO. Forse sarebbe bravo come capo-cantiere (anche se i capo-cantiere debbono pur averla un un po' di arte assieme alla 'scienza del comando').
Quando so delle adunanze degli assistiti (non li voglio chiamare ospiti in questa Casa) con musica, danza, canti e quant'altro, mi è venuta in mente la frase circa il modo in cui è sintetizzato questo gesto di elargizione del Potere da parte degli Imperatori romani nei riguardi degli schiavi e dei servi della gleba. Essi si proponevano di donare PANEM ET CIRCENSES. Non Le commento la frase perché La ritengo capace di capire. Dubito, però, che saprà adattarla al nostro caso.
Tutto qui?
Aggiungo soltanto che Lei mi ha deluso perché, non avendo trattato da persona nemmeno me, potrebbe pensare che il mio discorso sia fatto come Cicero pro domo mea.
Eppure, forse sarà meglio non dirgli nulla di quanto sto scrivendo.
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10/11/2019
Aspetto il momento di passare da questa alla struttura che spero sia definitiva: anche una nomade quale sono io può stancarsi di FARE LA NOMADE quando è malata come me.
Il bisogno di amicizia è sempre vivo in me: la solitudine del cuore non è per me. Eppure io non voglio contatti quale 'riempitivo', bensì come espansione vitale, indispensabile perché nessuno basta a se stesso; è tutta la vita che ho cercato gli altri. In verità il mio ideale sono stati i bisognosi. Ora scopro di essere io la bisognosa... Fatto sta che per me conta molto ogni gesto di espansione. Ed è questo l'unico motivo che mi fa soffrire nell'andare in un'altra struttura: perdere le piccole occasioni di amicizia acquistate.
Spesso mi faccio delle domande sulla fede. Crollato completamente l'edificio della religione, cerco di canalizzare l'essenziale (della fede) verso la verità di me stessa: come credere in Dio e in tutta la gamma del divino, se so che l'umano-umano non esiste senza il rapporto con l'ALTRO? Ed io questo ALTRO l'ho trovato sempre nelle profondità di me stessa. Ormai vedo che questo ALTRO non può convivere con la fede sostenuta da una religione. E' arrivato per me il tempo di riconoscere il volto di Dio attraverso quello che sono diventata: capace di recitare i miei rosari senza alcun legame con le parole. La preghiera di cui è intessuta la mia vita è altra dalle parole usate: queste sono una nenia priva di quelle parole recitate. A pensarlo, è spaventevole abolire del tutto il glossario religioso, perché la parola è il modo con cui ci si esprime. Ebbene,io prego al di là delle parole. E tremo, anzi fremo, come l'ateo di Nietzsche nel pronunziare il suo Dio è morto. Mi ricordo che, quando leggevo in classe la pagina nietzschiana sulla morte di Dio, regnava un silenzio e un'attenzione solenni.
Ne deduco che io in nuce sono stata sempre la stessa.
Arrivederci, Nomade!
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12/11/2019
Continua il balletto della vita nell'attesa di partire verso quella che dovrebbe essere l'ultima tappa della mia vita. Ma può un'eterna nomade raggiungerla?
Ho sonno e, pur con dispiacere, interrompo quello che, in realtà, è il mio diario. Non dormirò, lo so, ma almeno ci proverò.
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14/1172019
Bisogna che io scappi di qua il prima possibile: ho mali da curare indicibili e mi mancano una dieta possibile e cure idonee. Qui non c'è nulla da fare; vale il detto: o ti mangi questa minestra...
Mi pare che la preghiera solita non funzioni dal punto di vista concreto. L'unica soluzione è mettere in atto una strategia di sopravvivenza, possibile anche se difficile e comprensibile in pieno solo da me stessa. Eppure in fondo al mio cuore sento il bisogno di dire: Dio mio perché mi hai abbandonato? Non mi sento colpevole di rivolgermi al Dio in cui non-credo. Non è miscredenza la mia, ma esigenza di verità, la verità della sofferenza.
Quale desiderio di una bella risata! Quale desiderio di una morte non atroce! Ma parlo di desiderio di morte! Il poi non mi può far paura perché il tempo è fatto di momenti che scompaiono.
A pensarci, un Dio eterno è tutt'altro che un Dio fuori dal tempo. Allora è meglio farsi un'altra teoria che elimini il concetto di verità eterna. In questo momento mi sento travolta in un tempo che so mutabile. Allora debbo concepire un tempo senza dolore: come sono privi di dolore coloro che sono morti?
E il mio io? Scomparirà per me, e resterà in coloro che mi hanno voluto bene. [Il discorso è incompleto].
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16/1172019
Espletati alcuni compiti circa la prassi del passaggio in una nuova struttura con le difficoltà del mio sapermi muovere poco in campo pratico.
Mi fa male pensare e vivere nell'antitesi Gianna-Gianfranco. Anche Doretta forse non mi capisce o non può occuparsi di me più di tanto. Fiat!
Cerco di trattare i miei compagni della mansarda in cui vivo con affetto. Lo stesso cerco di fare con il personale di servizio. Forse le mie sono sempre strategie di sopravvivenza. Invece il raro rapporto con i volontari di turno è buono: piccole gocce di rapporto umano.
Riprendo dopo l'interruzione ..... intestinale: siamo impastati di miserie!
Una considerazione che mi accompagna sempre: con tutte le coperture ideologiche si sopravvive abbastanza; ma quando si è consapevoli che si tratta di coperture, è duro guardarsi dentro come vorrei io. Ci si trova spaesati in un mondo fatto come è fatto: INSODDISFACENTE.
Tempo fa l'amore di Dio e del prossimo per me erano tutto. Ora ho la pancia che non funziona bene ed il mio mondo interiore de-costruito. E meno male che posso concedermi questo scritto in cui riversare i miei travagli (da aggiungere ai molti dolori fisici).
Non voglio la soluzione nietzschiana dell'oltre-uomo. La mia formula sarebbe un'altra, in quanto reduce dalla delusione delle verità costruite attraverso e nonostante il nomadismo. Ecco: sapendo di essere una nomade, voglio capire chi sono e perché ci sono, facendo piazza pulita di ciò a cui finora mi sono appigliata. Ma non trovo facili risposte.
Vorrei la vena poetica per trovare parole giuste. Ci riuscirò?
Una mini-poesia: opaco è il mondo fuori e dentro di me.
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17/11/2019
Riprendo il discorso sull'amore di Dio e del prossimo.
Preferisco la formula: ama Dio come te stesso.
Dunque bisogna amare questo benedetto io?
Non si può non-riconoscerlo. E allora via la maschera: mi voglio bene e tutto ciò che dico e faccio è per me stessa. Costa doverlo riconoscere. Però c'è un rimedio a sopportare questa terribile verità: accoppiare all'amore per me altrettanto amore per l'altro. E non con la semplice intenzione, ma di fatto; saprò trovare il modo di farlo.....
Ma per questo giochetto ci va impegno; non di tipo ascetico (l'ascetica? non le ho dato l'addio?... Ne parlerò).
L'impegno tempo fa per me era un modo di essere. Mi prenderò in parola, ma inventerò un modo di essere sganciato da ogni ideologia. E' quest'ultima la mia palla al piede. La fede è -per me- la verità di me stessa. Me ne rendo conto sempre più, passo dopo passo.
Vorrei fare un esempio per convincermene. Stasera debbo cessare di scrivere, e l'intervallo servirà a rifletterci meglio.
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18/11/2019
Quando mi rileggo sento il bisogno di limare ciò che ho scritto, e mi resta poco tempo per dare una certa continuità al mio scritto. Perciò sono stanca e debbo interrompere.
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23/01/2020
Quante 'nonne' qui dentro! Anch'io lo sono in un certo senso. Eppure mi provoca rigetto l'essere protetta, accudita (perché non ce la faccio): l'inabilità è una menomazione a cui non riesco ad assuefarmi, perché la mia mente non è inabile. Spero -finché vivo- di stare meglio. Voglia di vivere? NO. E' voglia di fare.
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29/01/2020 - RIFLESSIONI
= Il mondo è una finzione nella quale anche io ho una parte da recitare.
Ma dentro di me c'è un altro mondo dove non mi è concesso di abitare, o forse posso entrare da nomade. Appena tento di assestarmi in esso, gli eventi mi cacciano via.
Unico porto sicuro sarà la FINE. Il mondo esteriore continuerà il suo corso anche se si collasserà, assorbito -chissà- dentro un buco nero; di quello interiore qualcosa resisterà, e non so come, né lo voglio sapere: che pro saperlo? Sarò trasformata, altra.
= AMORE E VERITA'
Amore è incerta tensione indomabile che trasporta verso una incognita. Verità è solo se stessa senza predicati di sorta: pena il non essere se stessa.
Opto per la verità. E' difficile essere nella verità: la verità è l a v e r i t à !
= LE MIE TENSIONI
Sono tante.... e mi dispiace che definiscano il mio stato quale di persona depressa. Sono depressa a motivo dei miei mali e dei miei anni ( 87 compiuti, entrata nell'88.mo anno).
Vorrei farmi un baffo di quello che pensano e dicono gli altri. Ma me la prendo male con gli ignoranti che si atteggiano a maestri.
= LA-LE STRUTTURE
= In sé si propongono come organizzazione della pluralità, o, per dirla in altro modo, come tentativo di dare possibilità di strappare alla solitudine i non-autosufficienti.
Tutto bene, allora? Tutta'altro.
Ma qui bisogna
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03/11/2019
Ieri i morti sono stati assenti nell'ambiente in cui vivo.
Ho la sensazione che essi siano ormai dentro di me. Non immagino nemmeno una loro collocazione in un aldilà. Altrimenti continuerebbe il tempo anche per loro; il tempo può essere vissuto da un'anima senza corpo? sarebbe questa l'eternità? NO. proprio NO.
L'istante è eterno se vissuto nella pienezza; è tutto e DURA, non finisce; oltrepassa il tempo..
Che noia sarebbe vivere l'eternità quale stato di immobilità, sia pure contemplativa! L'eternità è nella DURATA dell'istante, il quale scandisce il tempo, ma ne è ALTRO. Perciò io provo a vivere l'istante senza avvertire la sofferenza che soltanto il tempo regala. Come mi pare di aver detto, l'eternità è nel sorriso di un vecchietto; nel sorriso scambiato tra amici (anche se virtuali!); nel sorriso intessuto di AMORE. Ci va esercizio a realizzarlo.
Diciamo mille volte Dio è Amore. Ma non sappiamo amare. Bisogna che creiamo dentro di noi una scuola di Amore, cioè di vita-con, e non di vita isolata. Anche da soli, dobbiamo essere con gli altri: con chi soffre, con chi è divenuto cattivo e fa nefandezze ammorbando il mondo. Da qui il proposito di creare dentro di me una scuola di Amore espansiva, cioè tale che contagi gli altri..............
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04/11/2019
Stasera ho regalato uno dei miei berretti ad Antonella. Ne ho gioito perché da lei fui trattata male e mi piace ricambiarla con l'amore.
Ho scritto un sms al direttore di quella che dovrebbe essere la mia nuova struttura: voglio scuoterlo facendogli capire che sono.... una persona... non da poco (lo dichiaro come in confessione). Sento, però, di soffrire del cambiamento: qui patisco fisicamente, ma mi sono affezionata ad alcune persone; ma debbo, debbo (lo ripeto) cambiare collocazione per sopravvivere!
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06/11/2019
Pare si stia sciogliendo il nodo della mia dipendenza dai signori della Fondazione: a loro ho confermato che resterà intatta la cifra destinata alla Fondazione (quella rimasta dal gruzzolo di cui mi ha derubato R., ottenuta tramite un avvocato appartenente alla stessa (Fondazione). Resta la X della struttura dove andrò.
Cosa mi resterà dell'esperienza che ho vissuto finora? L'odiato cibo improprio che mi ha molto indebolito, la trascuratezza subita a causa di farmaci somministrati in ritardo e in maniera non sempre precisa, e a causa di una ridottissima, per non dire inesistente, assistenza medica, l'incubo di non essere benvista da un'ospite forse per sottile invidia, l'incubo della dipendenza da personale mutevolissimo e in qualche caso arrogante [vittima a sua volta di un lavoro da condurre a ritmi impossibili: una sola persona per fare la doccia ai singoli assistiti e doverla perfino interrompere per soccorre qualcuno, non in un solo piano ma in tutti i piani, e, nello stesso tempo, per servire la colazione (a volte bisogna aspettare fino alle 9,45! e io, perciò, consumo dei biscotti in camera senza niente di caldo)]; soprattutto l'assenza del personale direttivo nei giorni di festa, i quali si prolungano due giorni prima e due giorni dopo la ricorrenza....; e tanto altro ancora.
Come risultato c'è la bella sorpresa: secondo i signori della Fondazione, i miei malumori sarebbero dovuti ai miei capricci... Fatto sta che io ho rischiato di nutrire molto risentimento, ho sospeso il mio lavoro sul vangelo domenicale, e non so come riesca ancora a stendere qualche mio pensiero di notte (quando non mi possono disturbare). Fatto sta che scopro debole la mia fede di un tempo.
La decisione di andare via mi preoccupa perché non vorrei cadere dalla padella nella brace.
Non mi riconosco più...................................
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07/11/2019
Stamani scriverò pochissimo perché mi sono fatta viva con Anna e con Alessandra.
Nutro rabbia contro il Direttore. Vorrei cambiarla (la rabbia) in qualcosa di positivo. Speriamo ci riesca!
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08/11/2019
Quanti fastidi soprattutto la notte! Quando uccido le grosse pulci di per sé innocue o altri insetti che mi infastidiscono, penso di fare loro del bene perché spezzo vite inutili: uccidendoli, essi soffrono un attimo e si liberano!
Faccio un confronto con me che sono condannata a vivere... male, per la falsa opinione generalizzata che conti vivere... A chi è utile la mia vita? I miei sono pensieri intessuti di verità. Non credo più al valore dell'ascetica, del dono di sé, eccetera. E' cosa migliore far crollare, almeno dentro di me, il castello costruito attraverso l'insegnamento di stampo cattolico.
Ora io mi sto creando un altro castello: quello della verità nuda e cruda. Questo mondo si trasforma sempre, egli umani hanno cercato di realizzare il PROGRESSO. E' vero che le trasformazioni hanno realizzato la civiltà e la cultura; ma il progresso non è lineare, anche perché la natura rivendica i suoi diritti ad essere dirompente, travolgente e distruttiva, anzi non c'è progresso che non si porta dietro precarietà via via più dannose. Sarebbe' utile farsi capaci della terribile verità: natura e intelligenza umana spesso sono in combutta. Fino a che non ci sarà un ridimensionamento umano nella consapevolezza dei limiti, il progresso umano si trasformerò in regressione.
A cosa è servito e serve la gloria dei "grandi"? E' servito a creare illusioni di grandezza... (argomento, questo da riprendere),
COSE CHE CONTANO
Le mie gocce di gioia: lo sguardo d'intesa tra persone con cui convivo, i piccoli gesti di amore, e soprattutto il potere e il sapere esprimere quello che sento dentro. Ed io SENTO MOLTO tante cose, anche se piccolissime. Ne parlerò, poco alla volta, in questo scritto.
L'incontro con qualche giovane volontaria è molto bello, ma non si sa fino a quando me lo concederanno in questa struttura (non voglio chiamarla casa) perché appartengo poco ad essa. E' delizioso, per me, guardare gli uccelli che svolazzano tra i rami fino a posarsi sulle cime, sostenuti dalla loro minima gravità di peso; e io ricordo come mi incantavano gli uccelli quando ero piccola: li seppellivo quando cadevano morti: mettevo una pietra sulla loro tomba di terra con delle incisioni, ad esempio "qui giace...".
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09/11/2019
Ho dormito pochissimo: affollano la mia mente le incertezze del cambiamento di struttura; il mio corpo è indebolito da un cibo inadatto; le amicizie si diradano quando si comunica poco; d'altra parte io non saprei cosa dire del mio stato attuale...
Un pensiero mi perseguita: come far capire al direttore gli sbagli che fa'? voglio provare a stendere due parole che non sono riuscita a dirgli. Vedrò se sarà possibile. Ma non vorrei ottenere il risultato opposto, addossandomi io, piuttosto che lui, certe colpe.
Ecco.
Mi permetta di salutarLa da ex-ospite.
Non posso esserLe grata di nient'altro, tranne che di essere riuscito a farmi capire che NON SI PUO' PERSONALIZZARE UNA STRUTTURA.
Sono quasi sicura che a Lei manchi l'ARTE DEL GOVERNO. Forse sarebbe bravo come capo-cantiere (anche se i capo-cantiere debbono pur averla un un po' di arte assieme alla 'scienza del comando').
Quando so delle adunanze degli assistiti (non li voglio chiamare ospiti in questa Casa) con musica, danza, canti e quant'altro, mi è venuta in mente la frase circa il modo in cui è sintetizzato questo gesto di elargizione del Potere da parte degli Imperatori romani nei riguardi degli schiavi e dei servi della gleba. Essi si proponevano di donare PANEM ET CIRCENSES. Non Le commento la frase perché La ritengo capace di capire. Dubito, però, che saprà adattarla al nostro caso.
Tutto qui?
Aggiungo soltanto che Lei mi ha deluso perché, non avendo trattato da persona nemmeno me, potrebbe pensare che il mio discorso sia fatto come Cicero pro domo mea.
Eppure, forse sarà meglio non dirgli nulla di quanto sto scrivendo.
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10/11/2019
Aspetto il momento di passare da questa alla struttura che spero sia definitiva: anche una nomade quale sono io può stancarsi di FARE LA NOMADE quando è malata come me.
Il bisogno di amicizia è sempre vivo in me: la solitudine del cuore non è per me. Eppure io non voglio contatti quale 'riempitivo', bensì come espansione vitale, indispensabile perché nessuno basta a se stesso; è tutta la vita che ho cercato gli altri. In verità il mio ideale sono stati i bisognosi. Ora scopro di essere io la bisognosa... Fatto sta che per me conta molto ogni gesto di espansione. Ed è questo l'unico motivo che mi fa soffrire nell'andare in un'altra struttura: perdere le piccole occasioni di amicizia acquistate.
Spesso mi faccio delle domande sulla fede. Crollato completamente l'edificio della religione, cerco di canalizzare l'essenziale (della fede) verso la verità di me stessa: come credere in Dio e in tutta la gamma del divino, se so che l'umano-umano non esiste senza il rapporto con l'ALTRO? Ed io questo ALTRO l'ho trovato sempre nelle profondità di me stessa. Ormai vedo che questo ALTRO non può convivere con la fede sostenuta da una religione. E' arrivato per me il tempo di riconoscere il volto di Dio attraverso quello che sono diventata: capace di recitare i miei rosari senza alcun legame con le parole. La preghiera di cui è intessuta la mia vita è altra dalle parole usate: queste sono una nenia priva di quelle parole recitate. A pensarlo, è spaventevole abolire del tutto il glossario religioso, perché la parola è il modo con cui ci si esprime. Ebbene,io prego al di là delle parole. E tremo, anzi fremo, come l'ateo di Nietzsche nel pronunziare il suo Dio è morto. Mi ricordo che, quando leggevo in classe la pagina nietzschiana sulla morte di Dio, regnava un silenzio e un'attenzione solenni.
Ne deduco che io in nuce sono stata sempre la stessa.
Arrivederci, Nomade!
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12/11/2019
Continua il balletto della vita nell'attesa di partire verso quella che dovrebbe essere l'ultima tappa della mia vita. Ma può un'eterna nomade raggiungerla?
Ho sonno e, pur con dispiacere, interrompo quello che, in realtà, è il mio diario. Non dormirò, lo so, ma almeno ci proverò.
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14/1172019
Bisogna che io scappi di qua il prima possibile: ho mali da curare indicibili e mi mancano una dieta possibile e cure idonee. Qui non c'è nulla da fare; vale il detto: o ti mangi questa minestra...
Mi pare che la preghiera solita non funzioni dal punto di vista concreto. L'unica soluzione è mettere in atto una strategia di sopravvivenza, possibile anche se difficile e comprensibile in pieno solo da me stessa. Eppure in fondo al mio cuore sento il bisogno di dire: Dio mio perché mi hai abbandonato? Non mi sento colpevole di rivolgermi al Dio in cui non-credo. Non è miscredenza la mia, ma esigenza di verità, la verità della sofferenza.
Quale desiderio di una bella risata! Quale desiderio di una morte non atroce! Ma parlo di desiderio di morte! Il poi non mi può far paura perché il tempo è fatto di momenti che scompaiono.
A pensarci, un Dio eterno è tutt'altro che un Dio fuori dal tempo. Allora è meglio farsi un'altra teoria che elimini il concetto di verità eterna. In questo momento mi sento travolta in un tempo che so mutabile. Allora debbo concepire un tempo senza dolore: come sono privi di dolore coloro che sono morti?
E il mio io? Scomparirà per me, e resterà in coloro che mi hanno voluto bene. [Il discorso è incompleto].
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16/1172019
Espletati alcuni compiti circa la prassi del passaggio in una nuova struttura con le difficoltà del mio sapermi muovere poco in campo pratico.
Mi fa male pensare e vivere nell'antitesi Gianna-Gianfranco. Anche Doretta forse non mi capisce o non può occuparsi di me più di tanto. Fiat!
Cerco di trattare i miei compagni della mansarda in cui vivo con affetto. Lo stesso cerco di fare con il personale di servizio. Forse le mie sono sempre strategie di sopravvivenza. Invece il raro rapporto con i volontari di turno è buono: piccole gocce di rapporto umano.
Riprendo dopo l'interruzione ..... intestinale: siamo impastati di miserie!
Una considerazione che mi accompagna sempre: con tutte le coperture ideologiche si sopravvive abbastanza; ma quando si è consapevoli che si tratta di coperture, è duro guardarsi dentro come vorrei io. Ci si trova spaesati in un mondo fatto come è fatto: INSODDISFACENTE.
Tempo fa l'amore di Dio e del prossimo per me erano tutto. Ora ho la pancia che non funziona bene ed il mio mondo interiore de-costruito. E meno male che posso concedermi questo scritto in cui riversare i miei travagli (da aggiungere ai molti dolori fisici).
Non voglio la soluzione nietzschiana dell'oltre-uomo. La mia formula sarebbe un'altra, in quanto reduce dalla delusione delle verità costruite attraverso e nonostante il nomadismo. Ecco: sapendo di essere una nomade, voglio capire chi sono e perché ci sono, facendo piazza pulita di ciò a cui finora mi sono appigliata. Ma non trovo facili risposte.
Vorrei la vena poetica per trovare parole giuste. Ci riuscirò?
Una mini-poesia: opaco è il mondo fuori e dentro di me.
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17/11/2019
Riprendo il discorso sull'amore di Dio e del prossimo.
Preferisco la formula: ama Dio come te stesso.
Dunque bisogna amare questo benedetto io?
Non si può non-riconoscerlo. E allora via la maschera: mi voglio bene e tutto ciò che dico e faccio è per me stessa. Costa doverlo riconoscere. Però c'è un rimedio a sopportare questa terribile verità: accoppiare all'amore per me altrettanto amore per l'altro. E non con la semplice intenzione, ma di fatto; saprò trovare il modo di farlo.....
Ma per questo giochetto ci va impegno; non di tipo ascetico (l'ascetica? non le ho dato l'addio?... Ne parlerò).
L'impegno tempo fa per me era un modo di essere. Mi prenderò in parola, ma inventerò un modo di essere sganciato da ogni ideologia. E' quest'ultima la mia palla al piede. La fede è -per me- la verità di me stessa. Me ne rendo conto sempre più, passo dopo passo.
Vorrei fare un esempio per convincermene. Stasera debbo cessare di scrivere, e l'intervallo servirà a rifletterci meglio.
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18/11/2019
Quando mi rileggo sento il bisogno di limare ciò che ho scritto, e mi resta poco tempo per dare una certa continuità al mio scritto. Perciò sono stanca e debbo interrompere.
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23/01/2020
Quante 'nonne' qui dentro! Anch'io lo sono in un certo senso. Eppure mi provoca rigetto l'essere protetta, accudita (perché non ce la faccio): l'inabilità è una menomazione a cui non riesco ad assuefarmi, perché la mia mente non è inabile. Spero -finché vivo- di stare meglio. Voglia di vivere? NO. E' voglia di fare.
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29/01/2020 - RIFLESSIONI
= Il mondo è una finzione nella quale anche io ho una parte da recitare.
Ma dentro di me c'è un altro mondo dove non mi è concesso di abitare, o forse posso entrare da nomade. Appena tento di assestarmi in esso, gli eventi mi cacciano via.
Unico porto sicuro sarà la FINE. Il mondo esteriore continuerà il suo corso anche se si collasserà, assorbito -chissà- dentro un buco nero; di quello interiore qualcosa resisterà, e non so come, né lo voglio sapere: che pro saperlo? Sarò trasformata, altra.
= AMORE E VERITA'
Amore è incerta tensione indomabile che trasporta verso una incognita. Verità è solo se stessa senza predicati di sorta: pena il non essere se stessa.
Opto per la verità. E' difficile essere nella verità: la verità è l a v e r i t à !
= LE MIE TENSIONI
Sono tante.... e mi dispiace che definiscano il mio stato quale di persona depressa. Sono depressa a motivo dei miei mali e dei miei anni ( 87 compiuti, entrata nell'88.mo anno).
Vorrei farmi un baffo di quello che pensano e dicono gli altri. Ma me la prendo male con gli ignoranti che si atteggiano a maestri.
= LA-LE STRUTTURE
= In sé si propongono come organizzazione della pluralità, o, per dirla in altro modo, come tentativo di dare possibilità di strappare alla solitudine i non-autosufficienti.
Tutto bene, allora? Tutta'altro.
Ma qui bisogna