Ringrazio
L. Tommaselli dell'articolo che mi ha fatto pervenire e lo diffondo, anche se
non concordo con Maggi nella conclusione [Leggi in fondo]
Dopo
la lettura di Benigni i 10 comandamenti non sono più gli stessi
Di
p. Alberto MAGGI
Dopo
la lettura di Benigni i comandamenti non sono più gli stessi. Chi potrà mai
dimenticare che il comandamento “Non rubare”, Dio l’ha scritto direttamente
nella lingua italiana, in quanto insegnamento esclusivo per la corrotta Italia!
Forse se
la Chiesa avesse insistito meno sul sesso (tema ignorato da Gesù nel suo
insegnamento) e più sul peccato di corruzione, sull’avidità, sull’ingordigia
– atteggiamenti denunciati con forza da Gesù in quanto ritenuti la causa di
ogni ingiustizia umana - la società sarebbe differente. E si spera che
la Chiesa cattolica di Papa Francesco cancelli definitivamente dal Catechismo
della Chiesa l’infelice articolo nel quale si legittima la pena di morte. In uno dei momenti più
alti di tutto il programma, l’attore, con i tratti del volto tesi, ha infatti
denunciato una società omicida che sopprime solo per legittimare i propri
interessi e mai per giustizia.
Alla
fine comunque Roberto
Benigni è riuscito a scontentare tutti, sia i conservatori reazionari
(come si è permesso ridicolizzare l’insegnamento della Chiesa cattolica sulla
sessualità?)
sia i progressisti, sempre con la puzza sotto il naso, che
hanno trovato non abbastanza provocatoria l’interpretazione che ha dato dei
comandamenti di Mosè.
Eppure
nella prima serata i tradizionalisti avevano esultato vedendo con quale
enfasi, quasi da telepredicatore pentecostale, Benigni aveva presentato i primi
tre comandamenti, quelli esclusivi del popolo di Israele, centrati sull’unicità
di Dio. Ma poi
Benigni ha rovinato tutto ieri sera, denunciando il crimine di una Chiesa
sessuofoba che ha manipolato la stessa parola di Dio e trasformato il comandamento
“Non commettere adulterio” in “Non commettere atti impuri”,
rovinando così generazioni di adolescenti che si sono sentiti colpevolizzati
per quelli che erano solo fenomeni dovuti all’esuberanza di ormoni in circolo.
Ma da vero genio dello spettacolo, l’asso nella manica Roberto
l’ha tirato fuori proprio verso la fine della seconda serata. Dopo aver presentato
in maniera teologicamente corretta e profonda i comandamenti, e la figura di
Mosè e del Dio d’Israele, accentuando e magnificandone le luci e tacendo o
sorvolando sulle ombre (secondo la Bibbia ha ammazzato più ebrei Mosè per
liberarli dalla schiavitù egiziana che il faraone per trattenerli), il grande
attore, con nonchalance, ha assestato il colpo basso.
Roberto
Benigni ha raccontato infatti, come Gesù interrogato da uno degli scribi – i
teologi ufficiali dell’istituzione religiosa – su quale fosse il comandamento
più importante, nella sua risposta abbia ignorato provocatoriamente le tavole
di Mosè, e si sia rifatto all’“Ascolta Israele”, il “Credo” che gli ebrei
recitavano due volte il giorno: “Il più importante è “Ascolta Israele. Il
Signore Dio nostro è l’unico Signore; amerai dunque il Signore Dio tuo con
tutto il tuo cuore, con tutta la tua mente e con tutta la tua forza”. La
domanda dello scriba concerneva un solo comandamento, il più importante. Ma
secondo Gesù l’amore per Dio non è completo se non si traduce in amore per il
prossimo, e per questo aggiunge alla sua risposta un precetto contenuto nel
libro del Levitico: “E il secondo è questo: Amerai il prossimo tuo come te
stesso. Non c’è altro comandamento più importante di questi”.
La disinvoltura di Gesù verso i comandamenti di Mosè è infatti a
dir poco sconcertante. Quando l’uomo ricco gli chiese quali comandamenti
osservare per ottenere la vita eterna, Gesù nella sua risposta omise quelli che
riguardavano gli obblighi verso Dio e gli elencò solo i doveri verso gli
uomini. Per Gesù non sono indispensabili per la salvezza i tre comandamenti
esclusivi di Israele, la cui osservanza garantiva a questa nazione lo “status”
di popolo eletto: Cristo ha preferito ribadire il valore di cinque essenziali
comandamenti validi per ogni uomo, ebreo o pagano, credente o no, che
riguardano basilari atteggiamenti di giustizia nei confronti del prossimo: “Non
uccidere, non commettere adulterio, non rubare, non testimoniare il falso,
onora tuo padre e la madre”.
“Con
dieci parole fu creato il mondo” (Pirqé Aboth 5,1), insegnava la teologica
ebraica con riferimento alle dieci parole di Esodo 34,28: “Scrisse sulle tavole
le parole dell’alleanza, le dieci parole”. L’evangelista Giovanni nel prologo
al suo vangelo non è d’accordo. Prima ancora della creazione del mondo c’era il
Logos, un’unica Parola in base alla quale tutto fu creato (“In principio era la
Parola”, Gv 1,1), una sola Parola che si formulerà nell’unico comandamento che
Gesù lascerà ai suoi: “Vi do un comandamento nuovo: che vi amiate gli uni gli
altri; come io vi ho amato, così amatevi anche voi gli uni gli altri” (Gv
13,34). Con
Gesù il credente non è più colui che ubbidisce a Dio osservando le sue Leggi,
ma colui che assomiglia al Padre praticando un amore uguale a quello che del
Padre è proprio.
Mio commento al commento attraverso una domanda: chi può praticare un amore uguale a quello
di Dio, se per prima cosa non attinge al Suo amore? Forse la “novità” di Gesù
consiste nell’avere –profeticamente- riletto il vero volto del Dio dell’AT.
Ma aggiungo un altro forse: Gesù, per lanciare il suo messaggio,
sentiva il bisogno di ritirarsi in preghiera… E’ questa che manca all’umanità
nel suo smarrimento di ogni principio.
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L’AUTORE – Alberto Maggi, frate dell’Ordine dei Servi di
Maria, ha studiato nelle Pontificie Facoltà Teologiche Marianum e Gregoriana di
Roma e all’École Biblique et
Archéologique française di Gerusalemme. Fondatore del Centro Studi Biblici
«G. Vannucci» (www.studibiblici.it ) a Montefano
(Macerata), cura la divulgazione delle sacre scritture interpretandole sempre
al servizio della giustizia, mai del potere.
Ha
pubblicato, tra gli altri: Roba da preti; Nostra Signora degli eretici; Come leggere il Vangelo
(e non perdere la fede); Parabole come pietre; La follia di Dio e Versetti pericolosi.
E’ in libreria con Garzanti Chi non muore si rivede – Il mio viaggio di fede e allegria
tra il dolore e la vita
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