Famiglia
Cristiana RACCONTA
[l’evidenziazione
in questo colore è aggiunta mia; le
altre, in rosso, sono mie semplici evidenziazioni]
1) FRANCESCO CHIUDE I LAVORI, IL TESTO INTEGRALE
19/10/2014
Eminenze,
Beatitudini, Eccellenze, fratelli e sorelle,
[come sarebbe bello includere tra i fratelli
e le sorelle le Eminenze, Beatitudini,
Eccellenze! Sarebbe una bella lezione per i titoli laici come l’infausto
epiteto Onorevoli che sarebbe da
esorcizzare con Totò: Ma mi faccia il
piacere!]
Con un cuore pieno di riconoscenza e di gratitudine vorrei ringraziare,
assieme a voi, il Signore che ci ha accompagnato e ci ha guidato nei giorni
passati, con la luce dello Spirito Santo!
Ringrazio di cuore il signor cardinale Lorenzo Baldisseri, Segretario
Generale del Sinodo, S.E. Mons. Fabio Fabene, Sotto-segretario, e con loro
ringrazio il Relatore il cardinale Péter Erd , che ha lavorato tanto anche
nei giorni del lutto familiare, e il Segretario Speciale S.E. Mons. Bruno
Forte, i tre Presidenti delegati, gli scrittori, i consultori, i traduttori e
gli anonimi, tutti coloro che hanno lavorato con vera fedeltà dietro le quinte
e totale dedizione alla Chiesa e senza sosta: grazie tante!
Ringrazio ugualmente tutti voi, cari Padri Sinodali, Delegati Fraterni,
Uditori, Uditrici e Assessori per la vostra partecipazione attiva e fruttuosa.
Vi porterò nella preghiera, chiedendo al Signore di ricompensarvi con
l'abbondanza dei Suoi doni di grazia!
Potrei dire serenamente che - con uno spirito di collegialità e di sinodalità
- abbiamo vissuto davvero un'esperienza di "Sinodo", un
percorso solidale, un "cammino insieme".
Ed essendo stato "un cammino" - e come ogni cammino ci sono stati
dei momenti di corsa veloce, quasi a voler vincere il tempo e raggiungere al
più presto la meta; altri momenti di affaticamento, quasi a voler dire basta;
altri momenti di entusiasmo e di ardore. Ci sono stati momenti di profonda
consolazione ascoltando la testimonianza dei pastori veri (cf. Gv 10
e Cann. 375, 386, 387) che portano nel cuore saggiamente le gioie e
le lacrime dei loro fedeli. Momenti di consolazione e grazia e di conforto
ascoltando e testimonianze delle famiglie che hanno partecipato al Sinodo e
hanno condiviso con noi la bellezza e la gioia della loro vita matrimoniale. Un
cammino dove il più forte si è sentito in dovere di aiutare il meno forte, dove
il più esperto si è prestato a servire gli altri, anche attraverso i confronti.
E poiché essendo un cammino di uomini, con le consolazioni ci sono stati anche
altri momenti di desolazione, di tensione e di tentazioni, delle quali si
potrebbe menzionare qualche possibilità:
- una: la tentazione dell'irrigidimento ostile, cioè
il voler chiudersi dentro lo scritto (la lettera) e non lasciarsi
sorprendere da Dio, dal Dio delle sorprese (lo spirito); dentro la
legge, dentro la certezza di ciò che conosciamo e non di ciò che dobbiamo
ancora imparare e raggiungere. Dal tempo di Gesù, è la tentazione degli
zelanti, degli scrupolosi, dei premurosi e dei cosiddetti - oggi- "tradizionalisti" e
anche degli intellettualisti.
- La tentazione del buonismo distruttivo, che a nome
di una misericordia ingannatrice fascia le ferite senza prima curarle e
medicarle; che tratta i sintomi e non le cause e le radici. È la tentazione dei
"buonisti", dei timorosi e anche dei cosiddetti "progressisti
e liberalisti".
- La tentazione di trasformare la pietra in pane per
rompere un digiuno lungo, pesante e dolente (cf. Lc 4,1-4) e
anche di trasformare il pane in pietra e scagliarla contro i
peccatori, i deboli e i malati (cf. Gv 8,7) cioè di
trasformarlo in "fardelli insopportabili" (Lc 10,
27).
- La tentazione di scendere dalla croce, per accontentare la gente, e
non rimanerci, per compiere la volontà del Padre; di piegarsi allo spirito
mondano invece di purificarlo e piegarlo allo Spirito di Dio.
- La tentazione di trascurare il "depositum fidei", considerandosi
non custodi ma proprietari e padroni o, dall'altra parte, la tentazione di
trascurare la realtà utilizzando una lingua minuziosa e un linguaggio di
levigatura per dire tante cose e non dire niente! Li chiamavano
"bizantinismi", credo, queste cose...
Cari fratelli e sorelle, le tentazioni non ci devono né spaventare né
sconcertare e nemmeno scoraggiare, perché nessun discepolo è più grande del suo
maestro; quindi se Gesù è stato tentato - e addirittura chiamato Beelzebul
(cf. Mt 12, 24) - i suoi discepoli non devono attendersi un
trattamento migliore.
Personalmente mi sarei molto preoccupato e rattristato se non ci fossero
state queste tentazioni e queste animate discussioni; questo movimento degli
spiriti, come lo chiamava Sant'Ignazio (EE, 6) se tutti fossero stati
d'accordo o taciturni in una falsa e quietista pace. Invece ho visto e ho
ascoltato - con gioia e riconoscenza - discorsi e interventi pieni di fede, di
zelo pastorale e dottrinale, di saggezza, di franchezza, di coraggio e di parresia. E
ho sentito che è stato messo davanti ai propri occhi il bene della Chiesa,
delle famiglie e la "suprema lex", la "salus
animarum" (cf. Can. 1752). E questo sempre -
lo abbiamo detto qui, in Aula - senza mettere mai in discussione le verità
fondamentali del Sacramento del Matrimonio: l'indissolubilità, l'unità, la
fedeltà e la procreatività, ossia l'apertura alla vita (cf. Cann.
1055, 1056 e Gaudium et Spes, 48).
E questa è la Chiesa, la vigna del Signore, la Madre fertile e la Maestra
premurosa, che non ha paura di rimboccarsi le maniche per versare l’olio e il
vino sulle ferite degli uomini (cf. Lc 10, 25-37); che non
guarda l’umanità da un castello di vetro per giudicare o classificare le
persone. Questa è la Chiesa Una, Santa, Cattolica, Apostolica e composta da
peccatori, bisognosi della Sua misericordia. Questa è la Chiesa, la vera sposa
di Cristo, che cerca di essere fedele al suo Sposo e alla sua dottrina. È la
Chiesa che non ha paura di mangiare e di bere con le prostitute e i pubblicani
(cf. Lc 15). La Chiesa che ha le porte spalancate per ricevere i
bisognosi, i pentiti e non solo i giusti o coloro che credono di essere
perfetti! La Chiesa che non si vergogna del fratello caduto e non fa finta di non
vederlo, anzi si sente coinvolta e quasi obbligata a rialzarlo e a
incoraggiarlo a riprendere il cammino e lo accompagna verso l'incontro
definitivo, con il suo Sposo, nella Gerusalemme Celeste.
Questa è la Chiesa, la nostra madre! E quando la Chiesa, nella varietà dei
suoi carismi, si esprime in comunione, non può sbagliare: è la bellezza e la
forza del sensus fidei, di quel senso soprannaturale della
fede, che viene donato dallo Spirito Santo affinché, insieme, possiamo tutti
entrare nel cuore del Vangelo e imparare a seguire Gesù nella nostra vita, e
questo non deve essere visto come motivo di confusione e di disagio.
Tanti commentatori, o gente che parla, hanno immaginato di vedere una
Chiesa in litigio dove una parte è contro l'altra, dubitando perfino
dello Spirito Santo, il vero promotore e garante dell'unità e dell'armonia
nella Chiesa. Lo Spirito Santo che lungo la storia ha sempre condotto la barca,
attraverso i suoi Ministri, anche quando il mare era contrario e mosso e i
ministri infedeli e peccatori.
E, come ho osato di dirvi all'inizio, era necessario vivere tutto questo
con tranquillità, con pace interiore anche perché il Sinodo si svolge cum
Petro et sub Petro, e la presenza del Papa è garanzia
per tutti.
Parliamo un po’ del Papa, adesso, in rapporto con i vescovi... Dunque, il
compito del Papa è quello di garantire l’unità della Chiesa; è quello di
ricordare ai pastori che il loro primo dovere è nutrire il gregge - nutrire il
gregge - che il Signore ha loro affidato e di cercare di accogliere - con
paternità e misericordia e senza false paure - le pecorelle smarrite. Ho sbagliato, qui. Ho detto accogliere: andare a
trovarle.
Il suo compito è di ricordare a tutti che l'autorità nella Chiesa è
servizio (cf. Mc 9, 33-35) come ha spiegato con chiarezza Papa
Benedetto XVI, con parole che cito testualmente: «La Chiesa è chiamata e si
impegna ad esercitare questo tipo di autorità che è servizio, e la esercita non
a titolo proprio, ma nel nome di Gesù Cristo ... attraverso i Pastori della
Chiesa, infatti, Cristo pasce il suo gregge: è Lui che lo guida, lo protegge,
lo corregge, perché lo ama profondamente. Ma il Signore Gesù, Pastore supremo
delle nostre anime, ha voluto che il Collegio Apostolico, oggi i Vescovi, in
comunione con il Successore di Pietro ... partecipassero a questa sua missione
di prendersi cura del Popolo di Dio, di essere educatori nella fede,
orientando, animando e sostenendo la comunità cristiana, o, come dice il
Concilio, "curando, soprattutto che i singoli fedeli siano guidati
nello Spirito Santo a vivere secondo il Vangelo la loro propria
vocazione, a praticare una carità sincera ed operosa e ad esercitare
quella libertà con cui Cristo ci ha liberati" (Presbyterorum Ordinis, 6)
... è attraverso di noi - continua Papa Benedetto - che il Signore raggiunge le
anime, le istruisce, le custodisce, le guida. Sant'Agostino, nel suo Commento
al Vangelo di San Giovanni, dice: "Sia dunque impegno d'amore pascere
il gregge del Signore" (123,5); questa è la suprema norma di
condotta dei ministri di Dio, un amore incondizionato, come quello del Buon
Pastore, pieno di gioia, aperto a tutti, attento ai vicini e premuroso verso i
lontani (cf. S. Agostino, Discorso 340, 1; Discorso 46, 15), delicato
verso i più deboli, i piccoli, i semplici, i peccatori, per manifestare
l'infinita misericordia di Dio con le parole rassicuranti della
speranza (cf. Id., Lettera 95, 1)» (Benedetto XVI, Udienza Generale,
Mercoledì, 26 maggio 2010).
Quindi, la Chiesa è di Cristo - è la Sua Sposa - e tutti i vescovi, in
comunione con il Successore di Pietro, hanno il compito e il dovere di
custodirla e di servirla, non come padroni ma come servitori. Il
Papa, in questo contesto, non è il signore supremo ma
piuttosto il supremo servitore - il "servus servorum
Dei"; il garante dell'ubbidienza e della conformità della Chiesa
alla volontà di Dio, al Vangelo di Cristo e alla Tradizione della Chiesa,
mettendo da parte ogni arbitrio personale, pur essendo - per volontà di Cristo
stesso - il "Pastore e Dottore supremo di tutti i fedeli" (Can.
749) e pur godendo "della potestà ordinaria che è suprema, piena,
immediata e universale nella Chiesa" (cf. Cann.
331-334).
Cari fratelli e sorelle, ora abbiamo ancora un anno per maturare, con vero discernimento
spirituale, le idee proposte e trovare soluzioni concrete a tante difficoltà e
innumerevoli sfide che le famiglie devono affrontare; a dare risposte ai tanti
scoraggiamenti che circondano e soffocano le famiglie.
Un anno per lavorare sulla "Relatio synodi" che
è il riassunto fedele e chiaro di tutto quello che è stato detto e discusso in
questa aula e nei circoli minori. E viene presentato alle Conferenze episcopali
come "Lineamenta".
Il Signore ci accompagni, ci guidi in questo percorso a gloria del Suo nome
con l'intercessione della Beata Vergine Maria e di San Giuseppe! E per favore
non dimenticate di pregare per me!
2) RISPOSATI E GAY, MONSIGNOR MOGAVERO: IO STO CON PAPA
FRANCESCO
22/10/2014
Il
Sinodo dei Vescovi ha immesso un provvidenziale fermento nell’opinione
pubblica, cattolica e non. E ciò per almeno due ragioni: per il tema trattato (Le
sfide pastorali sulla famiglia nel contesto dell’evangelizzazione) e
per le risonanze mediatiche che ha suscitato. Il tema non riguardava i
punti fermi della dottrina e del magistero sul matrimonio e la famiglia, ma le
sfide, appunto, che al matrimonio e alla famiglia pongono la persona e il
nostro tempo. Pertanto, chi ha contestato la mancata riaffermazione
dell’indissolubilità del matrimonio a quanti si sono soffermati sull’analisi
delle diversificate complesse realtà esistenziali, non ha centrato il
bersaglio; questi fondamenti, infatti, non erano e non sono messi in
discussione.
Quanto
ai media, spiace osservare che hanno impoverito e radicalizzato il confronto
libero e chiaro, riducendo la riflessione,
avviata con la consultazione delle Chiese locali attraverso il questionario
diffuso lo scorso anno, al dilemma secco: comunione ai
divorziati risposati, sì o no? Da ciò ne è seguito un certo
disorientamento in talune realtà ecclesiali, come se la
riflessione sulle criticità della famiglia e sulle unioni civili e omosessuali
minasse i principi dottrinali. In aggiunta, alcuni ambienti culturali hanno
ostentato un attaccamento al magistero di San Giovanni Paolo II e di Benedetto
XVI per delegittimare, o almeno indebolire Papa Francesco, del quale si è
tentato, perfino, di invalidare l’elezione.
In questo stato di cose, sottolineare il clima nuovo che ha caratterizzato
questo Sinodo e l’appello all’accoglienza, al rispetto, alla misericordia e
alla tenerezza è stato bollato come ipocrisia e come attentato ai valori del
matrimonio e della famiglia. Perché? E chi
sarebbero i difensori del matrimonio e della famiglia, forse quelli che con
toni sguaiati e con atteggiamenti aggressivi si scagliano contro chi non la
pensa come loro? In ogni caso, io sto con papa Francesco, preferendo la
sintonia con lui al consenso di quanti - devoti e non - hanno paura del nuovo.
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