Gianfranco Ravasi Lectio magistralis
Quel che può interessare a tutti è l'oggetto di questa laurea: il rapporto tra la valutazione di una colpa sotto l'aspetto giuridico e quella che riguarda l'aspetto etico.
Chi non è disorientato/a di fronte a tanti aspetti della morale tradizionale che sono stravolti e travolti dalle NOVITA' a cui si plaude da varie parti e che sono spesso laceranti per chi le vive?
Viene da chiedersi se queste NOVITA' non vadano denunziate come fonte del collasso delle società odierne. Io sono una di queste.....
Ausilia Riggi
Giovedì 7 settembre 2017 l’Università
degli studi Mediterranea di Reggio Calabria ha conferito la laurea honoris
causa in Giurisprudenza al cardinale Gianfranco
Ravasi, presidente del Pontificio consiglio della cultura.
“Ho ricevuto tante lauree honoris causa in giro
per il mondo ma mai con questa intensità, calore ed affetto”. E’ una delle prime
riflessioni del Cardinale Gianfranco Ravasi, prima di iniziare la sua
“lectio magistralis” nel corso della cerimonia di conferimento allo stesso
Cardinale, svoltasi nell’Aula Magna “Antonio Quistelli” dell’Università degli
Studi Mediterranea di Reggio Calabria, della laurea honoris causa in
Giurisprudenza, alla presenza del ministro dell’Interno Marco Minniti,
della ministra all’Istruzione, Università e Ricerca, Valeria Fedeli e
della maggiori autorità politiche e religiose della città. Dopo i saluti
iniziali dei promotori del conferimento, Gaetano Manfredi, presidente
della Conferenza dei Rettori (CRUI) e Pasquale Catanoso, Rettore della
Mediterranea, è stata la volta di Stefano Paleari, presidente di Human
Technopole, mentre la “Laudatio” è stata tenuta da Ivano Dionigi, presidente di
Alma Laurea. Il cardinale Gianfranco Ravasi (per lui si tratta di un ritorno in
Ateneo, dopo la partecipazione al convegno “Ambiente ed ecologia del cibo” dello
scorso ottobre) è presidente del Pontificio consiglio della cultura e persona
dall’elevato spessore culturale ed umano, autore di oltre 150 saggi scientifici,
in alcuni dei quali “si rafforzano le teorie giuridiche della solidarietà e
dell’eguaglianza alla base dei principi generali della nostra Costituzione”. Nel
corso della sua “lectio magistralis” dal titolo “Diritto, religione, società”,
il Cardinale si è dapprima soffermato sulla questione della natura umana, “un
concetto che si sta sfrangiando, per molti aspetti si sta stingendo e persino
estinguendo e che meriterebbe di essere ricostruito a partire, per esempio,
dalle grandi riflessioni del passato”.
E poi il rapporto tormentato tra fede e
politica, tra la dimensione strettamente ecclesiale e quella civile, “due mondi
che spesso si sono tra di loro posti in posizione conflittuale e che invece
devono coesistere sulla base del celebre ‘tweet’ di Gesù Cristo, cinquanta
caratteri in greco che dicono: rendete a Cesare quel che è di Cesare, a Dio quel
che è di Dio”. E poi il tema estremamente complesso del rapporto tra Diritto e
Religione, tra norma giuridica e precetto morale. “La netta distinzione dei due
ambiti – afferma il cardinale – deve essere affermata. Ma si tratta di una
distinzione che non è separatezza. Perché il diritto non può essere un mero
sistema normativo procedurale, asettico, formale, senza implicazioni
antropologiche ed umanistiche”. Ancora: “Il modello del Diritto non può essere
esclusivamente quel canone sociologico per cui il diritto sarebbe semplicemente
la codificazione di una prassi comportamentale prevalente, perché il diritto ha
delle finalità che sono di tipo sociale e non solo registra uno status, una
semplice contingenza”. E per questo per il cardinale Ravasi c’è bisogno del
dialogo, “nella distinzione, perché non siamo per uno Stato morale, tra diritto
e spiritualità”. Ravasi cita poi una frase di Aristotele “il giusto e l’equo non
sono la stessa cosa”, per sottolineare il fatto che “l’equo è giusto ma non
secondo la legge, al contrario è una correzione del giusto legale. Laurea
honoris causa cardinale ravasiLa natura dell’equità è di essere correzione della
legge nella misura in cui essa viene meno a causa della sua formulazione
universale”. In sostanza Ravasi evidenzia, citando autorevoli autori della
classicità romana, che “un diritto troppo rigido e frigido può trasformarsi in
ingiustizia”. Ed a tal proposito il cardinale cita ancora, tra le altre, una
riflessione di don Lorenzo Milani. “Non c’è nulla che sia ingiusto quanto far le
parti uguali tra diseguali”. Altro tema preso in considerazione dal cardinale
Ravasi è stato il rapporto tra legalità e religione. Un punto sul quale il
cardinale ha più volte ricordato l’impegno comune di Chiesa e Stato con tutti i
loro organi istituzionali, soprattutto nella regione calabrese, “per erigere una
barriera contro la violenza mafiosa, togliendole gli alibi religiosi delle
processioni e dei santuari”. Infine diverse sono state le citazioni dell’opera
di Cesare Beccaria, “Dei delitti e delle pene”, in particolare sul punto in cui
lo stesso Beccaria sottolinea quanto sia importante la funzione di un giudice,
quanto sia importante la funzione del politico nell’emettere le sue leggi. “Uno
dei più gran freni dei delitti non è la crudeltà delle pene ma l’infallibilità
di esse. La certezza di un castigo, benché moderato, farà sempre una maggiore
impressione che non il timore di un altro più terribile, unito con la speranza
dell’impunità”. Altra citazione che termina la Lectio magistralis del cardinale
Ravasi è quella che dice: “E’ meglio prevenire i delitti che punirli”.
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