La Festa della Mamma
vista da cinque uomini e due donne
Inserito nel sito “Noi Donne" da
Gianguido Palumbo Pagi
E’
appena trascorsa “la Festa della Mamma” : da anni ogni seconda domenica di
maggio in Italia e non solo si festeggiano le Mamme, le Madri (due parole
differenti per due differenti percezioni).
…
Mi
sono svegliato domenica mattina 10 maggio, Festa della Mamma, con in testa fra
sogno e sapienza uno strano quanto fecondo intreccio di immagini e pensieri: la
Pietà di Michelangelo, la Poesia di Pasolini dedicata all’adorata madre, il suo
Film sul Vangelo secondo Matteo (con sua madre che recita la parte della madre
di Cristo), Nanni Moretti accanto al letto della madre morente nel suo film Mia Madre, la recensione dell’ennesimo
libro di Recalcati Le mani della Madre,
la recensione del libro “Dovremmo essere tutti femministi” ( proprio al
maschile ) della nigeriana Ngozi Adichie, e sopra tutto e tutti le frasi
dissacranti e quasi iconoclaste del gestore romano del Biondo Tevere, famosa
trattoria sul fiume in Via Ostiense, dove Pasolini andava spesso a mangiare e
dove andò l’ultima sera prima di andare ad Ostia ed essere poi ucciso quarant’
anni fa, nel novembre del 1975.
Ero
lì sabato a pranzo: Dottò, oggi nun ce
stà tanta ggente a magnà pecchè domani, a Festa da Mamma, vengono tutti qua co
e Mamme, Nonne co l’ossigeno attaccato e se magneno tutta a pensione e tutta a
pasta de le nonne e de le mamme ! E famolo qua sto novo film, co e Mamme e le
Nonne co l’ossigeno che se magneno tutto!“. L’Oste del Biondo Tevere
distruggeva brutalmente, con una certa tenerezza, il mito delle Mamme e delle
Nonne riportandolo ad un affetto interessato dell’intera Famiglia Italiana,
popolare o “piccolo borghese” (come scriveva appunto Pasolini).
Eppure
i frammenti di storia della Festa della Mamma recuperabili in rete sono molto
interessanti. In quasi tutto il mondo inevitabilmente la Festa della Mamma è
datata in Primavera (e quindi in pieno maggio) per la connessione con la
fertilità della Natura. Ecco alcuni accenni delle tradizioni in altri Paesi: in
Etiopia con balli e cibi si festeggia anche l’inizio della stagione delle
piogge; in Iran la festa coincide con il compleanno della figlia più giovane di
Maometto, e solo in Indonesia invece si festeggiano le Madri il 22 dicembre con
una forte relazione con il loro ruolo socioeconomico e non solamente familiare;
in Inghilterra bisogna arrivare al ‘600 per trovare i primi festeggiamenti
collegati al lavoro nei campi con il Mothering Sunday e in America del Nord
addirittura l’800 per la istituzionalizzazione nazionale della festa. In Italia
tale ricorrenza è diventata davvero nazionale solamente nel dopoguerra dal 1957
quando fu promossa per la prima volta da un sacerdote , Don Migliosi in un
paesino vicino Assisi a Tordibetto, e dato il successo fu imitato
progressivamente di anno in anno da tanti altri piccoli paesi, città,
istituzioni religiose e non, fino a diventare Festa Nazionale. Ma l’origine
greca della festa è molto interessante per i risvolti culturali profondi che ci
racconta ancora oggi. Nell’Antica Grecia in primavera si festeggiava la
divinità Rhea, considerata la madre di tutti gli dei e dello stesso Zeus
(partorito di nascosto in una grotta per evitare che venisse ucciso da Crono,
suo “marito” che temeva, guarda un po’, di perdere il trono se fosse nato un
figlio maschio suo successore).
Nell’Antica Roma la divinità madre Rhea era diventata Cibele e veniva
adorata anche come protettrice della Terra: ogni anno in primavera nel mese di
maggio le si dedicava un’intera settimana di feste. Nel mio intreccio mattutino
di immagini e sogni dedicati alla figura della Madre, i
protagonisti-artisti-scrittori-registi erano quattro, tutti uomini, due
omosessuali ( Michelangelo e Pasolini ) e due credo eterosessuali (Recalcati e
Moretti) con relative interpretazioni e “messe in scena” del rapporto con la
figura materna.
Tenuto
da parte l’Oste della trattoria romana, quinto uomo, la mia reazione alla Festa
della Mamma di domenica si arricchiva della lettura critica e della
autopresentazione di un libro appena uscito in Italia sul Femminismo (“Dovremmo
essere tutti femministi”) di una scrittrice nigeriana. La stranezza, o meno, di
questo abbinamento forzato fra le rielaborazioni maschili sulla Madre e le
elaborazioni femminili sulle Donne, è che nell’articolo della Mazzucco che
recensiva il libro di Ngozi Adichie e nell’articolo di quest’ultima (su La
Repubblica RCult di domenica 10 maggio) non vi era neanche una sola riga sulla
maternità, sulle Donne Madri, sul Femminismo storico e su quello attuale e la
Maternità.
Non è
che nell’oscillazione fra “Femminismo” e “Mammismo” rischi di crearsi un vuoto,
un silenzio, sia da parte maschile che femminile?
Aggiungerei
qualche riga sulle donne assassine dei propri figli, e sugli uomini spietati
nei riguardi delle donne che dicono di amare…. Ausilia
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