Un uomo ombra semilibero
“
(…) concede a Carmelo Musumeci il beneficio della semilibertà consentendogli di
prestare un’attività di volontariato presso una struttura della Comunità Papa
Giovanni XXIII, fondata da Don Oreste Benzi, al servizio di persone gravate da
handicap.” (Tribunale di Sorveglianza)
Oggi è uno dei giorni più belli della mia
vita. Penso che più di credere a me stesso ho scelto di credere negli altri. E
forse questa è stata la mia salvezza. Mi hanno notificato l’esito positivo
della Camera di Consiglio sull’istanza della semilibertà. Uscirò dal carcere al
mattino e rientrerò alla sera per svolgere, durante il giorno, un’attività di
volontariato presso la Comunità Papa Giovanni XXIII.
Quando arrivo in
cella con l’Ordinanza del Tribunale di Sorveglianza tra le mani mi gira la
testa. Il mio cuore batte forte. Respiro a bocca aperta. Lontano da occhi
indiscreti, appoggio la testa contro il muro e mi assale una triste felicità.
In pochi istanti rivivo questi venticinque anni di carcere con i periodi
d’isolamento, i trasferimenti punitivi, i ricoveri all’ospedale per i
prolungati scioperi della fame, le celle di punizione senza libri né carta né
penna per scrivere, né radio, né tv, ecc. In quei periodi non avevo niente.
Passavo le giornate solo guardando il muro.
Poi ad un tratto
scrollo la testa. Smetto di pensare al passato. Mi faccio il caffè. Mi accendo
una sigaretta. E, dopo la prima tirata, medito che adesso dovrei smettere di
fumare perché ora la mia unica via di fuga per acquistare la libertà non è più
solo la morte. Alzo lo sguardo. Guardo tra le sbarre della finestra. Osservo il
muro di cinta. Per un quarto di secolo ho sempre creduto che sarei morto nella cella
di un carcere. Penso che una condanna cattiva e crudele come la pena dell’ergastolo,
che Papa Francesco chiama “pena di morte mascherata”, difficilmente può far riflettere
sul male che uno ha fatto fuori. Io credo di essere rimasto vivo solo per
l’amore che davo e che ricevevo dai miei figli e dalla mia compagna.
Sono stati anni
difficili perché non avevo scelto solo di sopravvivere, ma ho lottato anche per
vivere. Proprio per questo ho sofferto così tanto. Non ho mai pensato realmente
di farcela e forse, proprio per questo, ce
l’ho fatta.
Adesso mi sembra
tanto strano vedere un po’ di felicità nel mio futuro.
Mi commuovo di
nuovo. E il mio cuore mi sussurra: “Per
tanti anni hai pensato che l’unica cosa che ti restava da fare era aspettare
l’anno 9.999; invece ce l’hai fatta!
Sono felice per te … e anche per me”.
Quello che rimpiango
maggiormente di questi 25 anni di carcere è che non ho ricordi dell’infanzia
dei miei figli. Mi consolo pensando che adesso mi rifarò con i miei nipotini. Poi
penso che senza l’aiuto di tante persone del mondo libero che mi hanno dato
voce e luce, non ce l’avrei mai fatta.
Carmelo Musumeci
Novembre 2016
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