Papa Francesco - Questa economia uccide
di Tornielli Andrea, Galeazzi Giacomo -
Piemme
Descrizione
Questo papa venuto
dalla fine del mondo "demonizza il capitalismo". Sono bastate poche
frasi del pontefice "contro l'economia che uccide" per bollarlo come
"papa marxista". Che a fare certi commenti siano editorialisti di quotidiani
finanziari, o esponenti di movimenti come il "Tea Party" americano,
non deve probabilmente sorprendere. Molto più sorprendente, invece, è che siano
stati condivisi anche da alcuni settori del mondo cattolico, dal momento che,
come mostrano Tornielli e Galeazzi, vaticanisti fra i più accreditati nel
panorama internazionale, alla base dei ragionamenti di Bergoglio non c'è che la
radicalità evangelica dei Padri della Chiesa. Delle disuguaglianze sociali e
dei poveri è ammesso parlare, a patto che lo si faccia di rado. Un po' di
carità e un pizzico di filantropia, conditi da buoni sentimenti, vanno bene,
mettono a posto la coscienza. Basta non esagerare. Basta, soprattutto, non
azzardarsi a mettere in discussione il "sistema". Un sistema che,
anche in molti ambienti cattolici, rappresenterebbe il migliore dei mondi
possibili, perché - come ripetono senza sosta le cosiddette "teorie
giuste" - più i ricchi si arricchiscono meglio va la vita dei poveri. Ma
il fatto è che il sistema non funziona, e oggi viene messo in discussione da un
papa che in questo libro propone una riflessione sul rapporto fra economia e
Vangelo. Temi che troveranno spazio anche nella sua prossima enciclica. Con
un'intervista esclusiva su capitalismo e giustizia sociale.
ESTRATTO
DALLA PRIMA PARTE
IN VATICANO C'È UN
PAPA MARXISTA?
Francesco, l'
economia che "uccide" e le amnesie dei cattolici
«Quando do da
mangiare a un povero, tutti mi chiamano santo. Ma quando chiedo perché i poveri
non hanno cibo, allora tutti mi chiamano comunista.» Hélder Càrnara, vescovo di Recife
«Oggi dobbiamo dire
"no a un'economia dell'esclusione e della inequità". Questa economia
uccide. Non è possibile che non faccia notizia il fatto che muoia assiderato un
anziano ridotto a vivere per strada, mentre lo sia il ribasso di due punti in
Borsa ... Alcuni ancora difendono le teorie della "ricaduta favorevole che
presuppongono che ogni crescita "economica, favorita dal libero mercato,
riesce a produrre di per sé una maggiore equità e inclusione sociale nel mondo.
Questa opinione, che non è mai stata confermata dai fatti, esprime una fiducia
grossolana e ingenua nella bontà di coloro che detengono il potere economico e
nei meccanismi sacralizzati del sistema economico imperante. Nel frattempo,gli
esclusi continuano ad aspettare ... »
Sono bastate poche
frasi, un pugno di parole, qualche sparuto paragrafo inserito in un ampio e
articolato documento dedicato ali 'evangelizzazione, anzi alla «gioia del
Vangelo».
Papa Francesco, a otto
mesi dall'elezione, dopo aver pubblicato l'esortazione Evangelii Gaudium, è
stato bollato come papa "marxista" da ambienti conservatori
americani. E qualche tempo dopo, l' «Economist» l'ha persino definito un
seguace di Lenin nelle sue diagnosi sul capitalismo l'imperialismo. Il gesuita
argentino che da superiore della compagnia nel suo paese e poi da vescovo era
conosciuto per non aver mai sposato certe della liberazione al punto da
essere accusato di conservatorismo, si è ritrovato accostato al filosofo di
Treviri e ai suoi tanti epigoni, compreso l'artefice della rivoluzione
bolscevica. Ma più che accuse di marxismo e leninismo, rozze tanto quanto
coloro che le hanno rivolte al papa a colpire sono state critiche e distinguo
su questo argomento iniziate ancor prima della pubblicazione dell'esortazione
apostolica, e continuate anche in seguito. Questo papa «parla troppo dei
poveri», degli emarginati, degli ultimi. Questo papa «latinoamericano» non
capisce un granché di economia. Questo papa «venuto dalla fine del mondo»
demonizza il capitalismo, cioè l'unico sistema che permette ai poveri di essere
meno poveri. Questo papa non soltanto compie gesti politicamente scorretti
(come quello di andare a Lampedusa per pregare davanti al
mare, divenuto la tomba di migliaia di immigrati alla disperata ricerca di
una speranza), ma s'immischia in faccende che non gli competono e si mostra
evidentemente «pauperista».
Un quotidiano, «II
Foglio», (battezzatosi alla papalina come «Il Soglio» durante il
pontificato ratzingeriano, arriva persino a bollare come «ereticali» le parole
del pontefice argentino: «reo» di aver parlato dei poveri dei sofferenti come
«carne di Cristo», dopo aver abbracciato e benedetto, per un'ora in silenzio,
ragazzi e giovani gravemente ammalati ad Assisi.
A stupire non è tanto
la superficialità delle accuse, quanto piuttosto l'oblio nel quale sembra
essere caduta una porzione consistente della grande tradizione della Chiesa,
quella che va dai Padri al magistero di un pontefice certamente non
sospettabile di modernismo a progressismo, quale fu Pio XI, al secolo Achille
Ratti
Parlare dei poveri per un
certo establishment è ammesso, a patto che lo si faccia di rado e soprattutto a
patto che lo si faccia nei modi ben accetti a determinati ambienti. Un po' di
carità, condita di buoni sentimenti, va benissimo, anzi, aiuta a mettere a
posto la coscienza. Basta non esagerare.
Basta, soprattutto,
non azzardarsi a mettere in discussione il sistema. Un sistema che, a detta di
tanti anche cattolici, rappresenta il migliore dei mondi possibili per gli
emarginati - giacché, insegnano le teorie "giuste" - più i ricchi si
arricchiscono e meglio va la vita dei poveri. Un sistema di venuto dogma
persino in casa cattolica, al pari di altre verità di fede. Si sa:
cristianesimo è uguale a libertà, libertà è uguale a libera impresa e dunque
capitalismo, capitalismo è uguale a cristianesimo in atto. E non bisogna
sottilizzare sul fatto che viviamo in un economia che di capitalistico ha ormai
poco a nulla, come quasi nullo è il suo legame con la cosiddetta "economia
reale". La bolla finanziaria, la speculazione, gli indici della Borsa, il
fatto che l'oscillazione di quegli indici possa scaraventare intere popolazioni
sotto la soglia della povertà facendo lievitare di colpo il prezzo di alcune
materie prime ... tutte realtà che dobbiamo accettare alla stregua degli
"effetti collaterali" delle guerre "intelligenti" di
ultima generazione. Dobbiamo accettarle, queste realtà, e starcene pure in
silenzio. Il dogma è dogma, e chi lo mette in discussione, se va bene, è un
illuso. Altrimenti è un sovversivo.
Nessun commento:
Posta un commento