Da Noidonne
Parità sto cercando
Una delle cause del mancato raggiungimento della parità tra uomini e donne
deriva dalla criticità del sistema italiano e dal fatto che la componente
femminile è stata integrata in settori del lavoro, della società e della politica
inserito da Noemi Di Gioia
Una delle cause del mancato raggiungimento della parità tra uomini e donne
deriva dalla criticità del sistema italiano e dal fatto che la componente
femminile è stata integrata in settori del lavoro, della società e della
politica, di tradizione maschile, che, anche di fronte alle nuove sollecitazioni
sociali, sono rimasti immutati.
In ambito lavorativo, per esempio, le donne innanzitutto subiscono
discriminazioni dirette ed indirette nell’assunzione e nel percorso di
carriera, poi, per essere accettate e per gli avanzamenti professionali, si trovano
spesso costrette ad assumere a loro volta i comportamenti maschili, sono
soggette alle stesse regole organizzative del lavoro, compreso gli orari, che
sono stati pensati sulle necessità degli uomini, mentre sulle donne grava anche
l’onere della casa e della famiglia. Ma questo non è l’unica difficoltà, in
quanto il mantenimento dell’organizzazione dei tempi, secondo modalità ed
esigenze maschili, per esempio, rendendo difficile per le donne, proprio perché
impegnate su più fronti, l’acquisizione di capacità e di competenze attraverso
quelle stesse esperienze che possono invece affrontare gli uomini, ostacola
loro la progressione di carriera ed il raggiungimento di posizioni importanti,
che, comunque, proprio perché richiedono un notevole investimento di tempo, in
pratica, sono poco appettibili da buona parte delle donne. La loro maggior
presenza nel mondo del lavoro infatti non ha ancora coinciso con mutamenti
strutturali significativi. Ugualmente a livello politico, dove si avverte una
grossa crisi di identità ed una perdita continua di credibilità e di consensi,
la permanenza dell’organizzazione e delle modalità operative, pensate sui
modelli maschili, nonostante la maggior presenza delle donne, ha impedito dei
cambiamenti importanti e significativi.
Finché non si modificheranno le strutture tradizionali e le istituzioni di
potere, ancora dominate dagli uomini, finché le donne saranno molto poche negli
ambiti preposti alle decisioni e finché continueremo a pensare che la parità di
genere debba dipendere esclusivamente dai mutamenti dei comportamenti
femminili, la parità rimarrà lontana e la nostra continuerà ad essere una
società che comprime, anziché sviluppare, le proprie risorse.
Stiamo vivendo una profonda incertezza non solo a livello economico, ma è
entrato in crisi l’intero sistema socio- economico e politico, per cui sono
indispensabili nuovi modi di pensare e di agire, perché il rimanere nella
vecchia condizione comporterebbe sempre gli stessi risultati. Le donne
possono dare un grosso contributo, non in quanto donne od in quanto più brave,
ma perché sono portatrici di una cultura diversa.
Per permettere loro di inserirsi nella sfera pubblica ed in particolare nel
mercato del lavoro e di utilizzare al meglio le competenze acquisite in sempre
più lunghi percorsi formativi, bisogna quindi favorire non solo l’offerta,
riducendo gli ostacoli al loro accesso, ma anche la domanda, a causa dei rischi
di rimanerne escluse, per non riuscire a conciliare il tempo dedicato al lavoro
con quello per la famiglia.
Si dice infatti che il vero problema per le donne non è tanto quello di
sfondare il soffitto di cristallo, ma quello della conciliazione tra il lavoro
retribuito e quello in casa, il cui onere grava ancora soltanto sulle donne. Innanzitutto
bisogna superare il pregiudizio che la cura della famiglia è un’attività
tipicamente femminile, come se solo il tempo della donna debba essere suddiviso
tra lavoro fuori casa e lavoro all’interno di essa e riconoscere che uomini e
donne, allo stesso modo, possano realizzarsi non solo in ambito professionale,
ma anche nella cura e nelle relazioni familiari.
Bisogna infatti superare l’idea della conciliazione come problema solamente
femminile. Quello che è stato sbagliato finora e che quindi ha condizionato la
sua soluzione è stata proprio l’impostazione stessa del problema, perché si è
basata su una visione unilaterale. Le varie politiche di conciliazione infatti
non hanno prodotto dei risultati significativi e non li daranno, finché rimarrà
il pregiudizio che queste politiche sono improduttive e rispondenti solo ai
bisogni delle donne, quando invece nella realtà coinvolgono le donne e gli
uomini, perché ci troviamo in un contesto sociale, in cui ci sono stati
cambiamenti sia in ambito lavorativo, sia in quello familiare, dove sempre di
più lavorano entrambi i coniugi con responsabilità di cura dei figli e degli
anziani.
Favorire in Italia una cultura della conciliazione significa quindi non
solo incidere sulla relazione donna/uomo, ma anche sull’organizzazione del
lavoro e sulla creazione di servizi di cura alle persone. Il problema infatti
investe più livelli, oltre a quello familiare con la condivisione del lavoro
tra i coniugi, coinvolge anche quello del lavoro, che richiede un cambiamento
dell’organizzazione e dei tempi e quello socio-politico con politiche di
welfare, soprattutto con l’aumento degli asili nido e con politiche efficaci,
relative ai trasporti ed ai tempi urbani.
(tratto dall’e-book di Noemi Di Gioia, “La parità tra uomini e donne: una questione ancora irrisolta. Il problema non riguarda solo le donne, ma tutta la società”, Amazon Publishing, 2016)
1.09 Ottobre2016
Nessun commento:
Posta un commento