da Noidonne
Lavoro e
maternità e altri "luoghi" possibili
Conciliare
il lavoro e la maternità nel nostro Paese risulta ancora quasi impossibile. Le
donne con figli da certi settori e ruoli sembrano scomparire…..
Tutto
questo nel 2017
inserito da Barbara Hugonin
Il nuovo anno ci avvicina al 2020,eppure
se confrontiamo i dati inerenti alla conciliazione tra maternità e lavoro,
famiglia e lavoro, per le donne, i risultati sono piuttosto deprimenti. Oltre
il 65% delle donne non riescono a conciliare famiglia-lavoro e attività
extrafamiliari, che coinvolgono sempre di più tutti. Eppure ci sono più
laureate donne che uomini, anche in ambiti medico-scientifici e tecnici, ma
risulta difficile che una donna possa conciliare un lavoro come quello di
chirurgo ad esempio con quello di mamma oppure di manager d'azienda o con
grandi mansioni di responsabilità. L'Italia se paragonata al Nord Europa sembra
indietro di trent'anni ed in effetti lo é. In Norvegia, si può stare anche il
primo anno a casa, per seguire il proprio bambino ed essere retribuite, come é
possibile accedere all'asilo pubblico, di cui spesso sono dotate anche la quasi
totalità delle aziende. La Svezia come la Francia dispone di sussidi che
consentono ad una mamma di poter studiare in quel frangente e rimettersi in
gioco, se il lavoro svolto in precedenza non fosse più conciliabile con la
maternità. É pur vero che in Italia, alcune aree sono caratterizzate da una
densità di popolazione che copre un intero Paese europeo ma sono decenni che
non viene attuata una politica a vantaggio della famiglia, che oggi si sostiene
molto sull'aiuto dei nonni, soprattutto perché le scuole oltre le quattro del
pomeriggio difficilmente sono aperte, eccetto alcune essenzialmente private e
non alla portata di tutti. Nella maggior parte dei Paesi europei la scuola é
aperta fino alle 18 e questo non si traduce, come nella mentalità ancora
latente di alcuni italiani, nell'abbandono dei figli ad altri , ma in attività
educative, musicali e in attività di coinvolgimento e socializzazione. Questo
non solo ha un impatto nella gestione di una famiglia ma incide anche sullo
stato di appagamento e felicità dei cittadini stessi. Una mamma appagata anche
dai riconoscimenti sul posto di lavoro, sarà in grado di trasmettere messaggi
più positivi ai propri figli. É illogico fare una domanda ad un colloquio di
lavoro "Lei ha figli? Intende averne? O adottarne?" É come bollare
una persona perché ha fatto la scelta di essere madre, come la sensibilità
fosse un demerito ed influenzasse le decisioni lavorative. Perché una donna
preparata, che si aggiorna di continuo, organizzata non può continuare ad
essere un'ottima manager, ingegnere, docente, chirurgo, ricercatore e qualsiasi
altra cosa per la quale ha faticato? Soprattutto perché quando si tratta di
politiche restrittive in Italia siamo sempre in prima fila e per cambiare un sistema
ed una mentalità obsoleta no? Le politiche a sostegno della famiglia vigenti in
Europa applicate in Italia sembrano utopistiche, mentre sono un diritto oltre
che un dovere di un Paese che deve adeguarsi, soprattutto per un cambio
imprescindibile. Siamo una nazione che oltre per la crisi economica, va a due
velocità, da un lato é sfiduciata, non crede più nella famiglia in parte perché
non può permettersela ed in parte perché c'é chi non la vuole, non si sente
sicura e dall'altro invece é curiosa, vuole sapere, conoscere e sentirsi il
centro del mondo ma arranca sotto il peso di una politica " family
friendly" che non esiste.
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