Mi fermo a poche battute, tratte dall’articolo di Teresa Mangiacapra, pubblicato in newsletter@womenews.net, contenente
un’interessante rassegna riassuntiva del Festival di Venezia 2013.
Secondo lei, il film Die
frau des polizisten di Philip
Groning, è l’unico che maggiormente
rispecchia fine e inizio degli infiniti
capitoli di cui la nostra vita è composta, capitoli cronologici non per il tempo ‘reale’; è quello scandito da una clessidra
ineluttabile di granelli che si assemblano attimo dopo attimo, giorno dopo
giorno e formano trama e ordito da cui non si può più fuggire.
La stessa parla di Ukraina Ne
Bordel di Kitty Green,
documento importante e salutare da vedere
per donne femministe e non per conoscere il grande paradosso di uno dei
movimenti femministi più noti e visibili oggi. Nella Femen,
movimento femminista nato in Ucraina ad opera di un uomo, non c’è da ridere né da sottovalutare il fenomeno: dal patriarcato non
si esce se non con la propria testa libera da… e se questo Victor, la mente
delle Femen, l’ha ‘insegnato’ alle sue giovani attiviste, ha fatto una cosa
buona ma ora le lasciasse in pace, sono cresciute e forse con altre donne
potranno continuare a proclamare, seno nudo o no: i bordelli non ci riguardano,
sono una creazione degli uomini che sanno solo incasinare la vita e non
riescono ad amarla né rispettarla.
La Mangiacapra conclude con una nota che mi tocca dal vivo,
attraverso l’esame di Pine Ridge di
Anna
Eborn: Dalla tecnologia non si esce, si può solo soccombere. Una frase che
commenta come è ridotta la vita odierna; non solo quella delle donne, non solo
quella della nostra sfasciata politica italiana, non solo quella che va in
cerca famelica di personaggi autentici e si rifugia in papa Francesco,
facendone un talismano –ahimé- di salvezza, quindi un idolo. L’et cetera è d’obbligo.
Siamo
tutto giocattoli, pupi animati di
uno
scenario dove c’è sempre qualcuno pronto
a
manipolarci per recitare un copione.
SI
SALVI CHI PUO’.
Nessun commento:
Posta un commento