Utilizzo da più parti le notizie del giorno
Non capisco
nulla, ma voglio capire assieme a voi
La politica
italiana invade il campo della politica mondiale,
o forse ne è il microcosmo
[Alcune
notizie sono solo accennate]
1) Tra Rosy Bindi e Renato
Brunetta, da
sempre tra i più accesi esponenti dei due fronti politici, è scoppiata la pace,
o almeno, è stata siglata una tregua. Il terreno di scontro più duro, tra i
due, era stato - almeno recentemente - l'elezione della deputata Pd alla
presidenza della commissione parlamentare antimafia. Una designazione avvenuta
senza intesa bipartisan, anzi contro le furiose proteste del
Pdl. E il presidente dei deputati Pdl, Brunetta, era stato il più veemente
nelle proteste, tanto da pronunciare la famosa frase: O si dimette, o
sarà guerriglia. Oggi però i due si sono
incontrati in pieno Transatlantico, a Montecitorio. Ed è stata leia prendere l'iniziativa: Scusa presidente Brunetta, posso
chiederti una cosa? Ed è cominciata una conversazione cordiale,
accompagnata da molti sorrisi. Brunetta alla fine ha confermato il suo punto
di vista: "ll Pd avrebbe dovuto favorire un'intesa all'antimafia che
coinvolgesse anche il pdl… E chissà se nella vicenda avrà avuto un peso il giudizio della
neopresidente sulla scelta fatta dal Pd sulla decadenza di Berlusconi; Bindi non ha gradito, infatti, la decisione
di dire sì al voto palese: Questa
volta non avrei forzato il regolamento.
2) Berlusconi
risponde a Bruno Vespa che lo ha interpellato per
il suo ultimo libro “Sale zucchero e caffè”: La
partita è ben lontana dal fischio finale. Mi
pare tutto chiaro. Come dice una vecchia canzone di De Gregori, non c’è niente
da capire. L’atteggiamento della sinistra, e non solo, è ormai sotto gli occhi
di chiunque abbia anche soltanto un minimo di onestà intellettuale… Ma hanno commesso un autogol, gli
italiani hanno capito che vogliono eliminarmi per sempre dalla vita politica
perché mi considerano l’ultimo ostacolo alla loro definitiva presa del potere… Ho solo un’altra osservazione da
fare: troppi giornali hanno titolato l’ira di Berlusconi. io posso essere
preoccupato, deluso, amareggiato ma l'ira proprio non mi ha mai posseduto.
3) Matteo
Renzi, nel suo discorso conclusivo alla Stazione
Leopolda di Firenze, ha detto, molto opportunamente, che è di sinistra, ma non c’è uno che parla
dell'occupazione, ma uno che, con i suoi comportamenti, consente che si crei
almeno un posto di lavoro». Aggiunge [estraggo da Sergio Luciano,
giornalista economico]: l'esercito
israeliano costa la metà di quello italiano, avendo il doppio degli aerei e dei
carri armati. in Italia, per ogni soldato col fucile (fortunatamente molto più
pochi, cioè solo quelli che mandiamo nei nostri contingenti di missione) ce ne
sono 4,2 nelle retrovie. Un esercito di retrovie. È chiaro che sono assurdità
che vanno ribaltate. Ma andrebbero ribaltate da sempre, almeno da quando a metà
degli anni 90 si decise che l'Italia dovesse entrare nell'euro fin dalla ‘fase
uno’, eppure mai nessun governo è riuscito a fare nemmeno il solletico a queste
e tantissime altre incrostazioni di spreco, sperpero e abuso.
Se l'approccio con cui Renzi e
i suoi affronteranno -ammesso che riescano mai ad andare al governo– il dramma della spesa pubblica sarà
finalmente capace di ribaltare questi moloch… I renziani, almeno a parole,
mostrano di aver ben chiaro in mente qual è il vero nodo della sfida del
risanamento finanziario pubblico: la tecnostruttura burocratica dei ministeri,
immobile come una sfinge, refrattaria a qualunque intervento dispositivo della
politica (che peraltro, neanche ci prova, a farne di veri, a parte questi
giocherelli di spending review che hanno appena intaccato la superficie degli
sprechi). Secondo Renzi è
questione di personale governativo: se ogni dicastero importante avrà un suo
sottosegretario delegato a realizzare risparmi di spesa, non ci sarà direttore
generale frenatore che tenga.
4) Alfano [estraggo da Mattia Feltri, editorialista
de LA STAMPA] non ha strategie:
non è la prima volta che dà l'impressione di volersi ribellare al capo per poi
fare delle vistose giravolte: sul finire del 2012 si fece paladino delle
primarie, al punto da pronunciare il famoso «basta con i barzellettieri», per
poi incassare in silenzio la decisione di Berlusconi di candidarsi ancora una
volta. C'era da attenderselo. Ciò non significa che sia a tutti gli effetti
dentro il partito. Di sicuro, per il momento, continuerà a non riuscire a
smarcarsi dall'ex premier; tuttavia, potrebbe prima o poi potrebbe decidere che
il rapporto gli crea più problemi che vantaggi. Questo potrebbe dipendere
anche, in gran parte, da ciò che gli consiglierà Napolitano. Alfano ha
compiuto, del resto, alcuni grandi errori: il due ottobre, quando ebbe successo
nell'operazione che costrinse Berlusconi a votare la fiducia al governo,
avrebbe dovuto immediatamente costruire un gruppo parlamentare autonomo. Certo,
avrebbe corso il rischio di fare la fine di Fini e di Monti, ma avrebbe avuto
il tempo per rendere Berlusconi inutile per le sorti del governo e, quindi, per
emarginarlo. Invece, titubando, si è lasciato fagocitare. Ha difettato di fantasia e di
coraggio.
Berlusconi, dal momento in cui
ha pronunciato il discorso di sostegno al governo, ha iniziato a ragionare su
come riprendersi il partito; è stato molto in dubbio se scegliere la linea di
Alfano o quella di Fitto.
Alla fine, ha scelto quella del secondo. … C'è poco da
fare: l'erede del pentapartito, nonostante i pezzi persi per strada, è tuttora
Berlusconi. Finché c'è lui, il centro non esiste.
5) Il nome del
ministro della Giustizia, Anna
Maria Cancellieri,compare nell’inchiesta di Torino sul caso Ligresti. [Estraggo da M.Brambilla, su
‘La Stampa’]: Sarà certamente vero, come assicura la Procura di Torino, che se
Giulia Maria Ligresti è stata scarcerata, non lo è stata per l’intervento del
ministro Cancellieri. Però la storia
non è bella. E soprattutto non è una di quelle storie di cui abbiamo bisogno in
questo momento di – come si usa dire – disaffezione alla politica. I fatti sono questi. Nel luglio scorso,
praticamente l’intera famiglia Ligresti finisce agli arresti nell’inchiesta
sulla compagnia assicurativa Fonsai. Agli arresti Salvatore Ligresti, il
capostipite e tre suoi figli, tra cui Giulia Maria. Per quest’ultima ci sono
parecchie preoccupazioni, perché in passato ha sofferto di anoressia. Come
potrà reggere al carcere? Il 17 agosto Gabriella Fragni, la compagna di
Salvatore Ligresti, parla al telefono con Antonino, il cognato, e dice che il
ministro della Giustizia Annamaria Cancellieri, sua vecchia amica, ‘potrebbe
fare qualcosa per Giulia’. Il 28 agosto le porte del carcere, per Giulia, si
aprono. Grazie a un intervento dall’alto? Alcune telefonate tra la Fragni e il
ministro lo fanno sospettare. Lei, Annamaria Cancellieri, viene interrogata dai
magistrati torinesi e conferma di essersi interessata, di avere ‘sensibilizzato
i due vice capi dipartimento del Dap (…) perché facessero quanto di loro
stretta competenza per la tutela della salute dei carcerati’. È stato, spiega
ancora, ‘un intervento umanitario’. E senza alcuna violazione di legge. Certamente sarà così, nessuna
violazione della legge. Ma la storia è brutta lo stesso. O almeno imbarazzante. Perché? Annamaria
Cancellieri è una specie di incarnazione di quel che gli italiani chiedono,
anzi pretendono, dopo tanti anni di malcostume politico: una figura super partes, al servizio delle
istituzioni e non di una parte politica.
6) Caso Alitalia-Air France. Per Ugo Arrigo
l’aut aut di Air France è una posizione chiarificatrice, che costringe i
vertici di Alitalia a lasciare il controllo in mano ai francesi o a salvarsi
con le proprie forze.
7) L’ansia dell’antieuropeismo serpeggia a Bruxelles e nelle segreterie
dei partiti tradizionali. Il primo è quel 60 per cento di europei che ha
dichiarato all’Eurobarometro
di non avere alcuna fiducia nell’Ue. L’altro
è il 24 per cento di consensi che un recente sondaggio attribuisce al Front national di Marine Le Pen, alle
elezioni per il Parlamento europeo del maggio prossimo: un francese su quattro
voterebbe per chi ha affermato che “l’Ue è un’anomalia mondiale destinata a
sprofondare come l’Unione Sovietica.
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