PAPA FRANCESCO IN
BRASILE:
NE’ ORO NE’
ARGENTO (22 luglio, cerimonia di benvenuto,
Rio de Janeiro): Ho imparato che, per avere
accesso al Popolo brasiliano, bisogna entrare dal portale del suo immenso
cuore; mi sia quindi permesso in questo momento di bussare delicatamente a
questa porta. Chiedo permesso per entrare e trascorrere questa settimana con
voi, Io non ho né oro né argento, ma porto ciò che di più prezioso mi è stato
dato: Gesù Cristo!
I FIGLI COME
PUPILLA (22 luglio, cerimonia di
benvenuto, Rio de Janeiro): E’ comune da voi sentire i genitori che
dicono: “I figli sono la pupilla dei nostri occhi”. Come è bella questa
espressione della saggezza brasiliana che applica ai giovani l’immagine
l’immagine della pupilla degli occhi, la finestra attraverso la quale la luce
entra in noi regalandoci il miracolo della visione! Che ne sarà di noi se non
ci prendiamo cura dei nostri occhi?
I GIOVANI MOTORE
POTENTE (24 luglio, Santuario de Nossa
Senhora Aparecida): Incoraggiamo la generosità che caratterizza i giovani,
accompagniamoli nel diventare protagonisti della costruzione di un mondo
migliore: sono un motore potente per la Chiesa e per la società. Non hanno
bisogno solo di cose, hanno bisogno soprattutto che siano loro proposti quei
valori immateriali che sono il cuore spirituale di un popolo, la memoria di un
popolo. In questo Santuario, che fa parte della memoria del Brasile, li
possiamo quasi leggere: spiritualità, generosità, solidarietà, perseveranza,
fraternità, gioia. Sono valori che trovano la loro radice più profonda nella
fede cristiana.
NO ALLA
LIBERALIZZAZIONE DELLA DROGA (24
luglio, Ospedale São Francisco de Assis na Providência, Rio de Janeiro) La
piaga del narcotraffico, che favorisce la violenza e semina dolore e morte,
richiede un atto di coraggio di tutta la società. Non è con la liberalizzazione
dell’uso delle droghe, come si sta discutendo in varie parti dell’America
latina, che si potrà ridurre la diffusione e l’influenza della dipendenza
chimica. (…) Tendiamo la mano a chi è in difficoltà, a chi è caduto nel buio
della dipendenza, magari senza sapere come, e diciamogli: Puoi rialzarti, puoi
risalire, è faticoso, ma è possibile se tu lo vuoi. (…) Sei protagonista della
salita: questa la condizione i indispensabile! Troverai la mano tesa di chi ti
vuole aiutare, ma nessuno può fare la salita al tuo posto.
PIU’ ACQUA AI
FAGIOLI (25 luglio, comunità di
Varginha, favela di Rio de Janeiro) E’ importante saper accogliere; è
ancora più bello di qualsiasi abbellimento o decorazione. (…) So bene che
quando qualcuno che ha bisogno di mangiare bussa alla vostra porta, voi trovate
sempre un modo di condividere il cibo. Come dice il proverbio, si può sempre
“aggiungere più acqua ai fagioli!”.
PACIFICAZIONE ED
ESCLUSIONE (25 luglio, comunità di
Varginha, favela di Rio de Janeiro, ‘pacificata’ qualche tempo fa
dalle forze dell’ordine) Nessuno sforzo di ‘pacificazione’ sarà duraturo,
non ci saranno armonia e felicità per una società che ignora, che mette ai
margini e che abbandona nella periferia una parte di se stessa.
I CINQUE PILASTRI
DEL BENE COMUNE (25 luglio, comunità di
Vargihna, favela di Rio de Janeiro) Non c’è né vera promozione del bene
comune, né vero sviluppo dell’uomo, quando si ignorano i pilastri fondamentali
che reggono una Nazione, i suoi beni immateriali: la vita, che è dono di Dio,
valore da tutelare e promuovere sempre; la famiglia, fondamento della
convivenza e rimedio contro lo sfaldamento sociale; l’educazione integrale, che
non si riduce a una semplice trasmissione di informazioni con lo scopo di
produrre profitto; la salute, che deve cercare il benessere integrale della
persona, anche della dimensione spirituale, essenziale per l’equilibrio umano e
per una sana convivenza; la sicurezza, nella convinzione che la violenza può
essere vinta solo a partire dal cambiamento del cuore umano.
GIOVANI, FATEVI
SENTIRE! (25 luglio, ai giovani argentini
riuniti nella cattedrale di San Sebastian, Rio de Janeiro) Desidero dirvi
ciò che spero come conseguenza della Giornata della Gioventù: spero che ci sia
casino, chiasso. Qui ci sarà chiasso, ci sarà. (…) Però io voglio che vi
facciate sentire nelle diocesi, voglio che si esca fuori, voglio che la Chiesa
esca per le strade, voglio che ci difendiamo da tutto quello che è mondanità,
immobilismo, da ciò che è comodità, da ciò che è clericalismo, da tutto quello
che è l’essere chiusi in noi stessi.
SOCIETA’ CHE
ESCLUDE (25 luglio, ai giovani argentini
riuniti nella cattedrale di San Sebastian, Rio de Janeiro) Guardate, io
penso che, in questo momento, questa civiltà mondiale sia andata oltre i
limiti, sia andata oltre i limiti perché ha creato un tale culto del dio
denaro, che siamo in presenza di una filosofia e di una prassi di esclusione
dei due poli della vita che sono le promesse dei popoli. Esclusione degli
anziani, ovviamente. Uno potrebbe pensare che ci sia una specie di eutanasia
nascosta, cioè non ci si prende cura degli anziani; ma c’è anche un’eutanasia
culturale, perché non li si lascia parlare, non li si lascia agire. E
l’esclusione dei giovani. La percentuale che abbiamo di giovani senza lavoro,
senza impiego è molto alta e abbiamo una generazione che non ha esperienza
della dignità guadagnata con il lavoro.
BENEDETTO XVI (25 luglio, ai giovani riuniti sul lungomare di
Copacabana, Rio de Janeiro) Voi, giovani, avete risposto in tanti
all’invito del papa Benedetto XVI, che vi ha convocato per celebrare la GMG. Lo
ringraziamo con tutto il cuore! A lui che ci ha convocati oggi, qui, inviamo un
saluto e un forte applauso. Voi sapete che prima di venire in Brasile ho
conversato con lui, e gli ho chiesto di accompagnarmi nel viaggio, con la
preghiera. E lui mi ha detto: vi accompagno con la preghiera e sarò vicino alla
televisione. Così, in questo momento, ci sta guardando.
BOTA FE’ – METTI
FEDE (25 luglio, ai giovani riuniti
sul lungomare di Copacabana, Rio de Janeiro) Ma che cosa possiamo fare?
“Bota fé – metti fede”. La croce della Giornata Mondiale della Gioventù ha
gridato queste parole lungo tutto il suo pellegrinaggio attraverso il Brasile.
“metti fede”: che cosa significa? Quando si prepara un buon piatto e vedi che
manca il sale, allora tu “metti” il sale; manca l’olio, allora tu “metti”
l’olio… “Mettere”, cioè collocare, versare. Così è anche nella nostra vita,
cari giovani: se vogliamo che essa abbia veramente senso e pienezza, come voi
stessi desiderate e meritate, dico a ciascuno e a ciascuna di voi: “metti fede”
e la vita avrà un sapore nuovo, la vita avrà una bussola che indica la
direzione; “metti speranza” e ogni tuo giorno sarà illuminato e il tuo
orizzonte non sarà più oscuro, ma luminoso; “metti amore” e la tua esistenza
sarà come una casa costruita sulla roccia, il tuo cammino sarà gioioso, perché
incontrerai tanti amici che camminano con te.
VIVA I NONNI! (26 luglio, Arcivescovado di Rio de Janeiro, Angelus)
Oggi, in questa festa dei santi Gioacchino ed Anna, in Brasile come in
altri Paesi, si celebra la festa dei nonni. Quanto sono importanti nella vita
della famiglia per comunicare quel patrimonio di umanità e di fede che è
essenziale per ogni società! E come è importante l’incontro, il dialogo tra le
generazioni, soprattutto all’interno della famiglia!
LA CROCE E LA
VITA (26 luglio, ai giovani riuniti
sul lungomare di Copacabana, Rio de Janeiro, Via Crucis) Con la Croce Gesù
si unisce a tutte le persone che soffrono la fame in un mondo che, dall’altro
lato, si permette il lusso di gettare via ogni giorno tonnellate di cibo; con
la Croce, Gesù è unito a tante madri e a tanti padri che soffrono vedendo i
propri figli vittime di paradisi artificiali come la droga; con la Croce, Gesù
si unisce a chi è perseguitato per la religione, per le idee, o semplicemente
per il colore della pelle; nella Croce, Gesù è unito a tanti giovani che hanno
perso la fiducia nelle istituzioni politiche perché vedono l’egoismo e la
corruzione o che hanno perso la fede nella Chiesa, e persino in Dio, per
l’incoerenza di cristiani e di ministri del Vangelo.
MEMORIA E
SPERANZA (27 luglio, Teatro municipale di
Rio de Janeiro, alla classe dirigente del Brasile) Vedo in voi la memoria e
la speranza: la memoria del cammino e della coscienza della vostra Patria e la
speranza che questa Patria, sempre aperta alla luce che promana dal Vangelo,
possa continuare a svilupparsi nel pieno rispetto dei principi etici fondati
sulla dignità trascendente della persona.
DIALOGO A
OLTRANZA (27 luglio, Teatro municipale di
Rio de Janeiro, alla classe dirigente del Brasile) Quando i leader dei
diversi settori mi chiedono un consiglio, la mia risposta sempre è la stessa:
dialogo, dialogo, dialogo. L’unico modo per crescere per una persona, una famiglia,
una società, l’unico modo per far progredire la vita dei popoli è la cultura
dell’incontro, una cultura in cui tutti hanno qualcosa di buono da dare e tutti
possono ricevere qualcosa di buono in cambio. L’altro ha sempre qualcosa da
darmi, se sappiamo avvicinarci a lui con atteggiamento aperto e disponibile,
senza pregiudizi.
FONDAMENTALE LA
SEMPLICITA’ (27 luglio, Arcivescovado di
Rio de Janeiro, all’episcopato brasiliano) Una lezione che la Chiesa
deve ricordare sempre è che non può allontanarsi dalla semplicità, altrimenti
disimpara il linguaggio del Mistero e resta fuori dalla porta del Mistero e,
ovviamente, non riesce a entrare in coloro che pretendono dalla Chiesa quello
che non possono farsi da sé, cioè Dio. A volte, perdiamo coloro che non ci
capiscono perché abbiamo disimparato la semplicità, importando dal di fuori
anche una razionalità aliena alla nostra gente. Senza la grammatica della
semplicità, la Chiesa si priva delle condizioni che rendono possibile “pescare”
Dio nelle acque profonde del suo Mistero.
LA VELOCITA’ E LA
LENTEZZA (27 luglio, Arcivescovado di Rio
de Janeiro, all’episcopato brasiliano) La ricerca di ciò che è sempre
più veloce attira l’uomo d’oggi: Internet veloce, auto veloci, aerei veloci,
rapporti veloci… E tuttavia si avverte una disperata necessità di calma, vorrei
dire di lentezza. La Chiesa sa ancora essere lenta nel tempo per ascoltare,
nella pazienza per ricucire e comporre? O anche la Chiesa è ormai travolta
dalla frenesia dell’efficienza? Recuperiamo, cari Fratelli, la calma di saper
accordare il passo con le possibilità dei pellegrini, con i loro ritmi di
cammino, la capacità di essere sempre vicini per consentire loro di aprire un
varco nel disincanto che c’è nei cuori, così da potervi entrare.
LIBERTA’ DI ANNUNCIO
(27 luglio, Arcivescovado di Rio
de Janeiro, all’episcopato brasiliano) Nell’ambito della società c’è una
sola cosa che la Chiesa chiede con particolare chiarezza: la libertà di
annunciare il Vangelo in modo integrale, anche quando si pone in contrasto con
il mondo, anche quando va controcorrente.
GIOCATE IN
ATTACCO! (27 luglio, Lungomare di
Copacabana, Rio de Janeiro, Veglia di preghiera della GMG) Siamo parte
della Chiesa, anzi diventiamo costruttori della Chiesa e protagonisti della
storia. Ragazzi e ragazze, per favore: non mettetevi nella “coda” della storia!
Siate protagonisti! Giocate in attacco! Calciate in avanti, costruite un mondo
migliore, un mondo di fratelli, un mondo di giustizia, di amore, di pace, di
fraternità, di solidarietà. Giocate in attacco sempre!
MATRIMONIO FUORI
MODA? (28 luglio, Padiglione 5 di Rio
centro, Rio de Janeiro, ai volontari della GMG) Alcuni sono chiamati a
santificarsi costituendo una famiglia mediante il sacramento del matrimonio.
C’è chi dice che oggi il matrimonio è “fuori moda”. E’ fuori moda? (i
volontari rispondono: Nooo!) Nella cultura del provvisorio, del relativo,
molti predicano che l’importante è “godere” il momento, che non vale la pena di
impegnarsi per tutta la vita, di fare scelte definitive, “per sempre”, perché
non si sa che cosa riservi il domani. Io, invece, vi chiedo di essere
rivoluzionari, vi chiedo di andare controcorrente. Sì, in questo momento vi
chiedo di ribellarvi a questa cultura del provvisorio, che, in fondo, crede che
voi non siate in grado di assumervi responsabilità.
LOBBY GAY (29 luglio, in aereo, rispondendo alle domande di un
giornalista sul ‘caso’ di monsignor Battista Ricca (nuovo prelato dello Ior
accusato di comportamenti inaccettabili) e sulla ‘lobby gay’ in Vaticano) In
questo caso ho fatto l’investigazione previa e non abbiamo trovato niente.
Questa è la prima domanda. Poi Lei parlava della ‘lobby gay’. Io ancora non ho
trovato nessuno che mi dia la carta d’identità, in Vaticano. Dicono che
ce ne siano. Ma si deve distinguere il fatto che una persona è gay dal fatto di
fare una lobby. Se è lobby, non tutte sono buone. Se una persona è gay e cerca
il Signore e ha buona volontà, chi sono io per giudicarla? Il catechismo della
Chiesa cattolica dice che queste persone non devono essere discriminate, ma
accolte. Il problema non è avere queste tendenze, sono fratelli. Il problema è
fare lobby: di questa tendenza o d’affari, lobby dei politici, lobby dei
massoni, tante lobby… questo è il problema più grave.
DIVORZIATI
RISPOSATI (29 luglio, in aereo,
rispondendo alla domanda di un giornalista sull’esclusione dai sacramenti dei
divorziati risposati) Credo che questo sia il tempo della misericordia, che
sia l’occasione, il kairos della misericordia. (…) Il clericalismo ha lasciato
tanti feriti e bisogna andare a curare questi feriti con la misericordia. (…) I
divorziati possono fare la comunione, sono i divorziati in seconda unione che
non possono. Bisogna guardare al tema nella totalità della pastorale
matrimoniale. Apro una parentesi: gli ortodossi ad esempio (…) permettono una
seconda unione. Quando si riunirà il gruppo degli otto cardinali, l’1, 2 e 3
ottobre, tratteremo come andare avanti nella pastorale matrimoniale.
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