Non chiedo commenti a questo fatto di cronaca: risulterebbero
stucchevoli come i commenti degli intervistati negli show televisivi.
Quasi-quasi mi pento di essermi impegnata tanto nel commento al
vangelo di questa domenica, che, al confronto con fatti di questo genere, di
primo acchito mi pare un lusso che anch’io mi concedo.
Meglio inquietarmi. Meglio versare le lacrime alle quali questa
torturata sostituisce un cenno di sorriso nel momento della liberazione.
Ma nel mio cuore di passionale si fanno strada pensieri di
maledizione nei riguardi della madre che vorrei perfino squartare.
EPPURE il vangelo mi ammonisce: Gesù non condanna mai
nessuno. Allora mi contengo, senza rinunziare ad inquietarmi.
Ma voi condividete con me almeno l’inquietudine?
01 marzo
2014 - NAPOLI -
L'hanno trovata in una casa di 120 metri
quadrati del Vomero, quartiere "bene" di Napoli, trasformata in una
discarica, con immondizia dappertutto, un vero e proprio inferno, dal quale e'
stata tirata fuori oggi dalla polizia. Chiara G., 36 anni, per otto lunghissimi
anni, e' stata segregata in un'abitazione di via Luigi Caldieri dalla madre
69enne R.S. - questo dicono le indagini della Questura - che le portava da
mangiare appena due volte alla settimana.
A scoprire la tragica storia sono stati gli
agenti del commissariato Arenella, grazie alla segnalazione di una persona
estranea al condominio del civico 141, la quale ha addirittura ipotizzato che
la sparizione di Chiara - trovata in evidente stato di malnutrizione e deficit
psico-fisico - fosse legata alla sua morte. Quando poliziotti, 118 e vigili del
fuoco sono entrati nell'appartamento hanno trovato la donna a terra, dietro a
un divano, rannicchiata e seminuda, tra immondizia ed escrementi, alla ricerca
di qualcosa da mangiare. Cercava di riscaldarsi utilizzando un asciugacapelli;
le tapparelle di tutte le finestre erano tirate giù e bloccate con dei fermi.
Da più di una settimana la madre non le
portava il cibo. Neppure la presenza di agenti e sanitari è riuscita a
distoglierla dall'affannosa ricerca di qualcosa con cui nutrirsi. Un odore
nauseabondo, che si avvertiva già sul pianerottolo, e forse grazie al quale è
stata trovata, pervadeva tutte le stanze. La donna è stata trattata con tutta
la dolcezza possibile dagli operatori: con lei hanno parlato per più di un'ora,
nel tentativo di convincerla ad abbandonare quell'inferno che era diventato la
sua casa.
La madre, intanto, viveva una vita
"normale" in un altro appartamento dello stesso quartiere, a poche
centinaia di metri dal lager in cui aveva relegato la figlia. E' stata
rintracciata a casa di un familiare. Aveva con sé le chiavi dell'appartamento e
del tesserino sanitario della figlia. I poliziotti hanno accertato che si
recava nell'appartamento una-due volte alla settimana: lasciava sul pavimento
delle buste della spesa e poi andava via immediatamente, chiudendo la porta a
chiave.
Gli agenti del reparto investigativo del
commissariato Arenella (guidato dal vice questore Eugenio Marinelli) stanno
cercando anche di accertare se l'istituto di igiene mentale fosse a conoscenza
della presenza di quella donna in quell' appartamento. Secondo quanto la madre
della donna ha raccontato agli agenti, l'ultima volta che la figlia e' stata
sottoposta a una visita medica risale a sette anni fa. Quando le è stato
chiesto perché non se ne prendesse cura lei ha risposto seccamente: "mia
figlia e' allergica ai medicinali".
R.S. e' stata arrestata con l'accusa di sequestro
di persona aggravato e continuato, lesioni personali e maltrattamenti in
famiglia, e chiusa nel carcere di Pozzuoli. Altre tre persone sono state
denunciate in stato di libertà per favoreggiamento. "La vicenda che
colpisce è che in una zona-bene come il Vomero accadano simili tragedie":
questo il commento di Antonio Mattone, portavoce napoletano della Comunità di
Sant'Egidio. "Il fatto che una mamma tratti così la figlia - conclude -
vuol dire che il tasso di umanità è sceso a livelli minimi". "Il sorriso accennato quando è uscita dall'appartamento
- dice all'ANSA un poliziotto - ci ha ripagati di tutti gli sforzi fatti".
Una vicina ha raccontato che anni fa, ogni tanto, sentiva i suoi lamenti. Non
sentendoli più, qualche tempo dopo, chiese alla madre, un'ex professoressa (!), dove fosse la figlia: lei le rispose che
l'aveva portata dalle suore.
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