La decisione
ha creato malumori tra gli iscritti di Rifondazione Comunista.
La segreteria del partito ha diffuso un comunicato in cui critica duramente
i garanti. «La nostra richiesta di costruire un percorso democratico
nella definizione dei simboli e della composizione della lista
è stata completamente disattesa – si legge – È un grave errore
politico. Questa è una lista civica antiliberista e non la
costruzione di uno spazio pubblico di sinistra». Per i vertici di
Rifondazione l’obiettivo delle europee dovrebbe essere l’avvio di un percorso
per costruire una «Syriza italiana». Un obiettivo, sia pur ancora non troppo
esplicitato, anche di altri ambienti.
Per
Rifondazione l’errore politico» dei promotori non mette tuttavia in
discussione «l’importanza di fare una lista unitaria contro le politiche
di austerità». Lo spettro di una Sel che presenta una lista separata,
e del mancato raggiungimento del quorum al 4% segnerebbe un nuovo,
tremendo, fallimento per tutti. Il giudizio negativo allora si stempera
e il partito di Paolo Ferrero
rivendica infine l’operazione politica che ha portato Tsipras a essere
il candidato della sinistra europea.
I promotori
della lista hanno spiegato la loro decisione perché «la parola sinistra non
ha un contenuto programmatico definito — spiega Guido Viale — A questo
concetto si appellano sia i Si Tav che i No Tav, i liberisti
più scatenati e i comunitaristi più radicali». «Per il suo programma
europeista, democratico e radicale — aggiunge Viale — questa lista
ha una chiarissima connotazione di sinistra. Riteniamo impossibile che
chi si identifichi nella sinistra non possa identificarsi con questi
contenuti. La scelta si spiega anche perché intendiamo rivolgerci
a una fascia di cittadini che non si identifica direttamente con
quella che è stata la sinistra radicale».
Ai
«garanti» della lista è stata anche rivolta l’accusa di «dispotismo illuminato».
«Sono sciocchezze — risponde Viale — Questo dispotismo lo vorrebbero esercitare
i partiti, mettendo le candidature ai voti nelle assemblee che, come
abbiamo visto con l’esperienza fallimentare della lista “Cambiare si può”,
si trasformano in rodei molto negativi, oppure mobilitando gli iscritti
come fa Grillo nelle sue votazioni online, con risultati non sempre brillanti.
Da tempo Rifondazione ci critica perché non siamo disponibili per le
assemblee. Adesso chiedono che metà dei candidati vengano votati online.
Ma per noi è assurdo anche perché non si capisce quali candidati
dovrebbero sottoporsi al voto on line e chi a quello
dell’assemblea. Per le europee questo discorso è difficile da fare: in
circoscrizioni con cinque sei regioni è impossibile contare su candidati
conosciuti».
Integrare
l’orizzontalità della rete con le pratiche della partecipazione diretta
(l’assemblea, ad esempio) rappresenta in effetti uno dei rompicapo della
democrazia oggi. I «garanti» hanno affidato la soluzione a un comitato
di 15 persone che dal 21 febbraio si riunirà per valutare le candidature
caricate sul sito listatsipras.eu. Il numero dei partecipanti al comitato
nel frattempo dovrebbe aumentare, considerata la quantità dei moduli scaricati
in poche ore: 710 alle 18 di ieri. Sulla scelta influiranno, tra gli altri,
questi criteri: i candidati non devono essere stati eletti negli
ultimi 10 anni, anche se c’è un’apertura agli eletti negli enti locali; la
parità dei genere; spazio ai giovani. La consultazione sulla scelta di
nome e simbolo è stata posticipata a causa del sovraccarico
del server che non ha retto il numero dei contatti.
Il referendum
si conclude oggi alle 15, ieri avevano votato solo in 13 mila, probabilmente
a causa delle disfunzioni telematiche. «Può anche darsi perché non ci
sia il termine sinistra nel simbolo» ipotizza Viale. Si parla della possibilità,
tutta da verificare, di candidare anche Andrea Camilleri e Barbara
Spinelli.
2) Milano - Sarà processo disciplinare
al Csm per il giudice della Cassazione, Antonio Esposito. A
chiederlo, secondo quanto si apprende, è stato il pg della Cassazione,
al termine dell’istruttoria a seguito dell’intervista all’indomani della sentenza
Mediaset a carico di Silvio Berlusconi.
A inizio febbraio il pg della
Cassazione, Gianfranco Ciani, aveva convocato il giudice Antonio Esposito,
presidente del collegio che ha condannato in via definitiva Silvio
Berlusconi per frode fiscale. Al termine dell’istruttoria, avviata a
novembre scorso, il pg ha deciso per il processo disciplinare.
Il caso Esposito, e
quell’intervista al Mattino dal titolo «Berlusconi condannato perché sapeva,
non perché non poteva non sapere», era già finita al Csm, ma il 13 novembre il
Plenum di Palazzo dei Marescialli aveva archiviato la pratica per il
trasferimento d’ufficio aperta alla prima Commissione.
In quella sede vennero rilevati nella
condotta del magistrato profili di natura disciplinare e deontologica
da valutare nella sedi competenti. Alcuni giorni dopo, infatti, il pg di
Cassazione, cui assieme al ministro Guardasigilli, spetta l’azione
disciplinare, aveva avviato l’istruttoria.
Intanto il figlio del giudice, Ferdinando
Esposito pm di Milano e nipote dell’ex procuratore generale della
Cassazione Vitaliano, è indagato dalla Procura di Brescia dopo la testimonianza
di un avvocato che sostiene di avergli fatto favori e prestato dei soldi per
pagare l’affitto, restituiti solo in parte.
Il legale che, scrive Il Corriere della
sera, «non è nuovo ad aspri e controversi rapporti con le forze dell’ordine» ha
presentato una denuncia dopo che al procuratore aggiunto Ilda Boccassini era
giunta una lettera anonima, quindi, priva di valore. Gli atti sono poi stati
trasmessi a Brescia competente a indagare sui magistrati milanesi.
Il professionista, inoltre, ha
raccontato di aver accompagnato Esposito ad Arcore a un incontro con Silvio Berlusconi
nel pomeriggio del 22 maggio 2013, pochi giorni dopo la requisitoria nel processo
Ruby (13 maggio) e sostiene che il pm sia andato nella residenza dell’ex
premier anche il 22 maggio, questa volta in compagnia di una persona
indagata dalla Procura di Milano.
Le ipotesi di reato potrebbero essere di
concussione o millantato credito, secondo il quotidiano che ha interpellato il
magistrato il quale ha risposto: «Questo avvocato purtroppo l’ho conosciuto, si
è posto come amico, poi però ho capito chi era davvero e l’ho allontanato. le
sue sono bugie e calunnie prive di fondamento».
«Sono provato ma sereno. Mi sono
sempre comportato correttamente e credo verrà provata la mia estraneità sia a
livello disciplinare sia penale». Sono le parole di Ferdinando Esposito che
questa mattina in Procura ha ripetuto più volte di ritenersi «estraneo» ai
fatti contestati e di attendere serenamente gli esiti delle indagini
dichiarando, ovviamente, la sua «fiducia nella giustizia».
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