Il cuore del Jobs Act di Renzi è già sul
tavolo del ministro del Lavoro. E si chiama Naspi. Un sussidio di disoccupazione universale, destinato a
tutti coloro che perdono il posto. Tutti. Compresi i meno protetti tra i
precari: i collaboratori a progetto, oggi fuori da quasi tutti i sostegni.
Il piano - elaborato dal politologo Stefano
Sacchi e fatto proprio prima dalla segreteria del Pd, poi diventato base di
discussione per il governo - costerà 1,6 miliardi in più di quanto oggi si
spende per i sussidi, dunque 8,8 miliardi in tutto, meno di quanto sin qui
prospettato. Ma assicurerà protezione anche a quel milione e 200 mila
lavoratori, ora per diversi motivi totalmente senza rete, in caso di
disoccupazione. E potrebbe essere finanziata con uno spostamento di risorse
dalla Cig in deroga, che vale 2,5-3 miliardi annui.
Il
dossier sarà esaminato nei prossimi giorni anche da Giuliano Poletti. "Ne
parlerò con il ministro", conferma Filippo Taddei, responsabile economia
del Pd. "È il piano più ragionevole di tutti, perché include anche gli
atipici. E siamo fiduciosi che possa diventare il piano del governo".
L'accelerazione è maturata ieri, dopo la
lettura dei drammatici dati Istat sulla disoccupazione. Quindici giorni e si parte con il Jobs Act, ha detto in serata il
premier Renzi durante il giuramento dei sottosegretari. Non possiamo aspettare, serve uno shock immediato per l'economia
italiana. Non solo però sblocco dei debiti P. a., interventi sull'edilizia,
taglio al cuneo fiscale e ai costi dell'energia: misure essenziali per
stimolare le aziende all'assunzione. Ma anche riduzione della giungla di
contratti (almeno 40) oggi esistenti e passaggio al contratto unico a tempo
indeterminato e a tutele crescenti per i tanti, troppi giovani a spasso. E poi
nuovo codice del lavoro e Agenzia unica federale, come polo di coordinamento
dei centri per l'impiego attuali. Ma soprattutto l'atteso e annunciato assegno
universale per chi perde il lavoro, con obbligo di seguire un corso di
formazione e di non rifiutare più di una proposta d'impiego.
Renzi non vuole indugiare, vista
l'emorragia di posti "allucinante" certificata ieri. "I mercati
ci stanno osservando, stanno cercando di capire se facciamo sul serio, se
vogliamo andare fino in fondo con le riforme di cui l'Italia ha bisogno",
ha insistito ieri in Consiglio dei ministri. Naspi, dunque. Ovvero Nuova Aspi,
il sussidio introdotto dall'ex ministro Fornero, che sostituirà Aspi e
mini-Aspi. Stravolgendole. La Naspi spetterà a tutti coloro che perdono il
posto e hanno lavorato almeno tre mesi. Durerà più a lungo: al massimo due anni
per i lavoratori dipendenti, anziché uno o uno e mezzo (come ora l'Aspi, per
chi è sotto o sopra i 55 anni) e al massimo sei mesi per gli atipici, come i
cocopro. L'entità del sussidio sarà per tutti al massimo di 1.100-1.200 euro
mensili all'inizio del periodo di copertura e planerà verso i 700 euro alla
fine, così come prevedono le regole Fornero in vigore (75% della retribuzione
dell'ultimo periodo con i tetti citati, percentuale che scende del 15% ogni sei
mesi). Dunque l'importo è lo stesso, ma la durata no. Più lunga quella della
Naspi, sia rispetto all'Aspi che alla mini-Aspi. E pari alla metà del numero di
settimane contributive negli ultimi quattro anni.
"In questo modo risolviamo due problemi",
spiega Stefano Sacchi, torinese, classe 1971, docente di Scienza politica alla
Statale di Milano e coautore di un fortunato libro,
"Flex-insecurity". "Il primo, quello dei lavoratori a tempo
indeterminato che dal 2016 per effetto della Fornero perderanno l'indennità di
mobilità. Avranno la Naspi. Il secondo, quello dei lavoratori non protetti. E
cioè i 900 mila dipendenti - a termine, somministrati, interinali - messi fuori
dalla legge Fornero per i requisiti troppo stringenti. Ovvero contributi da
almeno due anni e aver lavorato negli ultimi dodici mesi. Ma soprattutto i
collaboratori a progetto con almeno tre mesi di busta paga, dunque l'80% circa
di 400 mila persone, secondo gli ultimi dati (ma l'Isfol ne quantifica 675 mila,
ndr), oggi privati persino della mini-Aspi e impossibilitati ad aggiudicarsi
l'indennità di fine lavoro, anche qui per i requisiti quasi impossibili".
In totale, un milione e 200 mila lavoratori potenziali disoccupati senza rete.
"Ci auguriamo che solo una piccolissima parte di questi sia disoccupato
nei prossimi mesi. Ma qualora avvenisse, avrebbero un sussidio. Oggi con la
legge Fornero no".
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