domenica 2 marzo 2014

postato il 2 marzo 2014


Il cuore del Jobs Act di Renzi è già sul tavolo del ministro del Lavoro. E si chiama Naspi. Un sussidio di disoccupazione universale, destinato a tutti coloro che perdono il posto. Tutti. Compresi i meno protetti tra i precari: i collaboratori a progetto, oggi fuori da quasi tutti i sostegni.
Il piano - elaborato dal politologo Stefano Sacchi e fatto proprio prima dalla segreteria del Pd, poi diventato base di discussione per il governo - costerà 1,6 miliardi in più di quanto oggi si spende per i sussidi, dunque 8,8 miliardi in tutto, meno di quanto sin qui prospettato. Ma assicurerà protezione anche a quel milione e 200 mila lavoratori, ora per diversi motivi totalmente senza rete, in caso di disoccupazione. E potrebbe essere finanziata con uno spostamento di risorse dalla Cig in deroga, che vale 2,5-3 miliardi annui.
Il dossier sarà esaminato nei prossimi giorni anche da Giuliano Poletti. "Ne parlerò con il ministro", conferma Filippo Taddei, responsabile economia del Pd. "È il piano più ragionevole di tutti, perché include anche gli atipici. E siamo fiduciosi che possa diventare il piano del governo".
L'accelerazione è maturata ieri, dopo la lettura dei drammatici dati Istat sulla disoccupazione. Quindici giorni e si parte con il Jobs Act, ha detto in serata il premier Renzi durante il giuramento dei sottosegretari. Non possiamo aspettare, serve uno shock immediato per l'economia italiana. Non solo però sblocco dei debiti P. a., interventi sull'edilizia, taglio al cuneo fiscale e ai costi dell'energia: misure essenziali per stimolare le aziende all'assunzione. Ma anche riduzione della giungla di contratti (almeno 40) oggi esistenti e passaggio al contratto unico a tempo indeterminato e a tutele crescenti per i tanti, troppi giovani a spasso. E poi nuovo codice del lavoro e Agenzia unica federale, come polo di coordinamento dei centri per l'impiego attuali. Ma soprattutto l'atteso e annunciato assegno universale per chi perde il lavoro, con obbligo di seguire un corso di formazione e di non rifiutare più di una proposta d'impiego.
Renzi non vuole indugiare, vista l'emorragia di posti "allucinante" certificata ieri. "I mercati ci stanno osservando, stanno cercando di capire se facciamo sul serio, se vogliamo andare fino in fondo con le riforme di cui l'Italia ha bisogno", ha insistito ieri in Consiglio dei ministri. Naspi, dunque. Ovvero Nuova Aspi, il sussidio introdotto dall'ex ministro Fornero, che sostituirà Aspi e mini-Aspi. Stravolgendole. La Naspi spetterà a tutti coloro che perdono il posto e hanno lavorato almeno tre mesi. Durerà più a lungo: al massimo due anni per i lavoratori dipendenti, anziché uno o uno e mezzo (come ora l'Aspi, per chi è sotto o sopra i 55 anni) e al massimo sei mesi per gli atipici, come i cocopro. L'entità del sussidio sarà per tutti al massimo di 1.100-1.200 euro mensili all'inizio del periodo di copertura e planerà verso i 700 euro alla fine, così come prevedono le regole Fornero in vigore (75% della retribuzione dell'ultimo periodo con i tetti citati, percentuale che scende del 15% ogni sei mesi). Dunque l'importo è lo stesso, ma la durata no. Più lunga quella della Naspi, sia rispetto all'Aspi che alla mini-Aspi. E pari alla metà del numero di settimane contributive negli ultimi quattro anni.
"In questo modo risolviamo due problemi", spiega Stefano Sacchi, torinese, classe 1971, docente di Scienza politica alla Statale di Milano e coautore di un fortunato libro, "Flex-insecurity". "Il primo, quello dei lavoratori a tempo indeterminato che dal 2016 per effetto della Fornero perderanno l'indennità di mobilità. Avranno la Naspi. Il secondo, quello dei lavoratori non protetti. E cioè i 900 mila dipendenti - a termine, somministrati, interinali - messi fuori dalla legge Fornero per i requisiti troppo stringenti. Ovvero contributi da almeno due anni e aver lavorato negli ultimi dodici mesi. Ma soprattutto i collaboratori a progetto con almeno tre mesi di busta paga, dunque l'80% circa di 400 mila persone, secondo gli ultimi dati (ma l'Isfol ne quantifica 675 mila, ndr), oggi privati persino della mini-Aspi e impossibilitati ad aggiudicarsi l'indennità di fine lavoro, anche qui per i requisiti quasi impossibili". In totale, un milione e 200 mila lavoratori potenziali disoccupati senza rete. "Ci auguriamo che solo una piccolissima parte di questi sia disoccupato nei prossimi mesi. Ma qualora avvenisse, avrebbero un sussidio. Oggi con la legge Fornero no".

1 commento:

Ausilia ha detto...

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