E’ piena estate, e anche il parlamento farà una sosta.
Solo qualche riflessione di carattere generale, direi,
addirittura, generico.
Mettendomi di fronte alla situazione politica, nessuno potrebbe
pronosticare come finirà dopo la condanna fatale.
Ma siamo sicuri che la questione principale sia tale condanna?
In una situazione di crisi mondiale l’Europa ed in particolare
l’Italia dovrebbero prendere atto che nessuno può arrestare il corso dei mali
che si ripercuotono ovunque. Ciò non deve rendere inerti come di fronte ad un
inesorabile destino. Inutile ripetere responsabilità e responsabilità! E’
questa parola magica che tutti ripetono da destra, centro, sinistra, movimenti,
sindacati eccetera. Ma da pappagalli: ognuno ha pronta la sua
pappardella da squinternare, recitata sempre alla stessa maniera, con una
monotonia infinita; e con arroganza, da maestri di quelli della parte opposta,
mai del proprio gruppo.
Da povera tapina della politica concreta, mi sento di affermare
che l’errore è tutto qui: non sappiamo uscire dalla convinzione più pestifera: gli
altri sbagliano, noi siamo nel giusto!
Non voglio fare anch’io un discorso moralistico. Faccio una
semplice constatazione. Ma senza essere una Cassandra, le mie previsioni
sono fosche, proprio a causa dell’atteggiamento mentale che abbiamo.
Altre considerazioni in seguito
3 commenti:
penso che la questione sia piuttosto da porre sul sistema, ma non in quanto sistema vivo e vitale, ma piuttosto in quanto sistema ormai "morto" che viene tenuto in vita solo per poterne instaurare un'altro con il consenso esasperato dei cittadini.
Settembre sarà un mese tremendo e rivelatorio di tante cose, senza cadere nei toni apocalittici di molti che sto leggendo in questo periodo, direi piuttosto che il silenzio delle persone di buona volontà sta permettendo che tutto questo scempio si compia.
Il sistema è morto, e noi non stiamo pensando ad un sistema nuovo, diverso, ma continuiamo a guardare come resuscitare qualcosa che non c'è più.
Dobbiamo confrontarci su altro, sulla concezione antropologica che dovrebbe sottostare ad un sistema diverso in cui la persona sia riconosciuta nel proprio diritto soggettivo, in cui l'economia sia al servizio della collettività, in cui la cultura sia lo strumento di emancipazione e di crescita, in cui la società sia quel luogo di incontro tra persone.
Sono convinta anch'io che l'Italia non è l'ombelico del mondo e di per sé della sorte di Berlusconi non ci importa granché. Il problema, a mio parere, è quello dell'inquinamento della politica, del ruolo delle istituzioni, della tendenza al compromesso a qualunque costo senza rispetto per il pubblico bene. Ricordiamo la lezione dei grandi, a cominciare da Socrate, Platone, Aristotele e via discorrendo. Se ci allontaniamo da una concezione alta della politica non potremo che precipitare ancora. D.M.
Mia risposta a quanti se ne escono con l'osservazione che la legge va rispettata sempre, e rispondo in particolare a L.M.:
Con te si può parlare senza pericolo di essere fraintesi.
In fondo tutti dobbiamo, anzi dovremmo, essere uguali (non ‘assoggettati’!) di fronte alla legge. Ma la cosa vale tanto quanto vale circa il porsi di fronte ad ogni potere costituito. Il principio che la legge andrebbe rispettata sempre e in qualsiasi condizione contraddice la storia, luogo di tutti i rovesciamenti di potere. Una visione storicistica della storia è altrettanto unilaterale quanto una visione immobilistica in nome della Verità, che in questa terra, non è mai assoluta. Come non ci sono principi assoluti, tranne che come necessario sfondo utopico, cosi' non ci sono fatti veri, intrinsecamente, in modo assoluto.
La crescita sociale è legata a paradigmi culturali da rivedere continuamente, ad opera –qui è il punto nodale- di chi guarda in maniera distaccata; così, per portare un esempio, come quando ci si pone di fronte ad un testo da interpretare.
Gesù, posto di fronte ai ‘giusti’ che volevano estorcere da lui un giudizio di condanna contro orrendi delitti, afferma che proprio loro, condannandoli, erano meritevoli di un giudizio più grave. E ricorderai il guai chi tocca Caino… et cetera.
Ecco cosa è in nostro potere: il rivedere continuamente noi stessi; ma alla luce di un Dio, la cui trascendenza è unica garanzia di imparzialità. E questa è la laicità della fede in Lui.
Facciamo qualcosa, solo qualcosa, entro noi stessi, e pianteremo nella storia un seme che, prima o poi, darà frutti di bene.
A mio modestissimo parere, anche il signor B. sarebbe spiazzato da persone impegnate in tal senso; persone in grado di creare un clima culturale di respiro ampio….
Spero che, se mi sbaglio, mi ‘corriggerai’.
Con molta stima ed affetto, Ausilia
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