domenica 27 gennaio 2013

Riflettiamo sulle donne (noi)


Un articolo di CATIA IORI nel sito Noi donne

Donne che se ne vanno

Le donne di quaranta anni cercano di fuggire. Quelle più giovani sono ancora alle prese con madri troppo invadenti o del tutto assenti.

Le donne di quaranta anni cercano di fuggire. Quelle più giovani sono ancora alle prese con madri troppo invadenti o del tutto assenti. Quelle che hanno toccato gli “anta” invece maturano scelte di autonomia, percorsi di crescita solitaria o anticonformista. Ce n’è per tutti i gusti, dalla mamma tutta casa e famiglia che si apre un varco tra corsi di fitness e nuove esplorazioni del proprio vissuto a quella “tutta carriera e marito” che reinventa il proprio tempo perché la crisi la costringe a guardarsi finalmente dentro e a scoppiare di noia a dire sempre di sì a un capo spesso più ignorante ma altero, arrogante quanto basta per piegarla ai suoi “finiti” saperi. Insomma tira un’aria nuova, meno inquinata se vogliamo, ma aperta all’imprevisto. Non parliamo poi del rapporto con la fede cattolica. Mentre nella generazione 1970 (le attuali neoquarantenni) le differenze di genere non sono più vistose come in precedenza, vi è un allineamento dei comportamenti maschili e femminili per la generazione 1981. Insomma “piccole incredule” crescono e c’è da scommettere che la cosa non sarà senza conseguenze. La riduzione sostanziale della differenza di genere, infatti fa presagire un cambiamento epocale per quanto riguarda la trasmissione della fede di cui tanti parlano in modo pomposo e che invece poggia su di un terreno sempre più cedevole. Se le donne hanno rappresentato per secoli la fortezza silenziosa della Chiesa Cattolica, dimostrandosi grandi e leali alleate del clero (tanto che qualcuno ha parlato di una vera e propria femminilizzazione della Chiesa) che ne sarà di una struttura nella quale l’esodo delle donne lascerà dietro di sé un vuoto incolmabile? La questione è al contempo civile, politica, culturale e religiosa e richiede un ripensamento repentino e profondo. Come nascondere il fatto che le donne nella Chiesa sono responsabili di tutto, ma poi alla fine non decidono praticamente di niente? Come tacere il fatto che si desidera da loro solo un servizio concreto spicciolo, mentre le decisioni operative restano in mano alla componente maschile-clericale?
(20 Gennaio 2013)

COMMENTI (2)
 Il 26 Gennaio 2013 romano serena ha scritto:
grazie Catia dell'articolo che condivido pienamente. vorrei capire meglio il ragionamento che mi interessa molto: perché secondo te la generazione delle donne nate nel 1981 sono "delle piccole incredule?" come è avvenuto questo? Grazie, Serena Romano
 Il 27 Gennaio 2013 Riggi Ausilia ha scritto:
E' davvero sconcertante vedere sfilare nei posti del potere uomini uomini uomini. Le donne parlano e talora in maniera invasiva: nei tribunali in rete mi trovo quasi sempre dalla parte delle donne.... Come mai? Perché urlare ed imporsi nel quotidiano è a portata di donne? Forse.
E' certo che la prepotenza maschile nel pubblico (anche di tipo religioso) è evidente; e le donne non sanno sgomitare per farsi avanti: ed è bene che sia così. La donna tipo, come Maria di Nazareth che 'conservava tutto in cuor suo', è da preservare.
Conclusioni? Da cercare con umiltà, fermezza, costanza.

giovedì 17 gennaio 2013

Dal sito di Noi Donne


Riporto la PRIMA PAGINA in www.noidonne.org, col mio commento
PRIMA PAGINA DONNE / 15  (7-13 GENNAIO 2013) di Ortensi Paola
Non è comune che su una persona si concentrino tutti o quasi gli aggettivi, le definizioni positive sul modo di essere, vivere, lavorare. Questo è quanto possiamo notare per Mariangela Melato che ci ha lasciato e che ha rappresentato l’ennesima perdita di una donna, che riusciva - per la grande e riconosciuta personalità umana e di attrice dall’enorme talento - a dare valore a tutte noi. Delle parole lette, ascoltate, che l’hanno raccontata come persona speciale, che se ha lasciato un vuoto enorme ha lasciato anche un enorme energia in chi la frequentata da vicino; scelgo due frasi.  Mi piace citarle perché nella brevità oltre che un ricordo sembrano considerazioni da stringere a se e meditarci. Renzo Arbore :…colpiva l’umiltà per conquistare la semplicità…Lina Wertmuller.. bella,brava, ironica: un fiore raro! Importanti le considerazioni di Emma Bonino, orgogliosa che la stessa artista l’avesse indicata in vita per ricordarla, quando non ci sarebbe stata più . In epoca di tanta ostilità per la politica è importante che la Melato avesse identificato in una amica, che alla politica ha dedicata la sua vita, la persona che potesse rappresentarla. Politica che quanto mai in questa settimana di inizio d’anno e d’inizio campagna elettorale occupa, in modo totalizzante, la quotidianità della informazione e che vede le donne almeno, per ora, formalmente protagoniste davvero nell’ambito delle fasi preparatorie delle liste e a parole almeno. Nella volontà dei vari leader, le donne rappresentano futuri punti d’eccellenza dei gruppi che si insedieranno alla Camera al Senato e alle Regioni come nel Lazio per esempio ,dove nomi di donne girano e rigirano fra le proposte anche di capilista del PDL. Presto ne sapremo di più .
La velocità con cui in una settimana le notizie si bruciano e scompaiono non ci fa azzerare la notizia già nota ma rimbalzata con clamore all’inizio della settimana , riguardante la bufera nella Lega , aperta dalle rivelazioni di Manuela Privitera, ex segretaria amministrativa del gruppo della Lega al Senato. Le rilevaioni riguardano l’utilizzo, a dire poco improprio,  dei soldi pubblici da parte del Carroccio. La Lega smentisce la Privitera e la accusa di menzogne frutto , sottolineano, del suo licenziamento dal gruppo. Lei conferma dichiarando di avere messo nelle mani della magistratura , essendo anche lei indagata, le prove dello scandalo dell’uso improprio dei fondi. Dire che siamo esauste/i di scandali non ci toglie dalla speranza che le donne siano più lontane da tale marciume e che facciano la loro parte per combatterlo. Una speranza che affidiamo anche alla richiesta di più donne nella rappresentanza : politica, sociale, civile del paese. Per non dimenticare mai di mandare il nostro sguardo oltre i confini del paese , questa è la settimana che ha visto l’orrendo omicidio in Francia di tre donne militanti del PKK (Partito dei Lavoratori del Kurdistan). Fra loro Fidan Dogan rappresentante in Francia del Congrsso Nazionale del Kurdistan e ancora Sakine Cansiz una delle fondatrici del PKK considerata una “leggenda” dai militanti indipendentisti anche per i tanti anni passati nelle carceri turche. Chissà che fra le lettrici di NOI DONNE non ci sia chi avesse voglia di aggiungere elementi d’approfondimento su una storia così impegnativa ma pur troppo poco divulgata come quella dei Curdi e delle loro lotte, e che oggi si ripresenta con questo orrenda strage di donne. Tornando in Italia mi soffermo sulle Interviste che Gianna Nannini ha rilasciato questa settimana in occasione dell’uscita del suo nuoco CD dal nome simbolico di INNO. Il nome del CD ha motivato tra le molte domande rivolte alla Nanninini una riguardante l’Inno nazionale Fratelle d’Italia. A questo proposito la cantante con la sua ironia intelligente ha detto ”Fratelli d’Italia parla di un paese che non c’è più..abbiamo bisogno di un inno nuovo! Fatelo scrivere alle sorelle d’Italia , fatelo scrivere a me..”  Viene da domandarsi con altrettanta ironia un po’ amara: di quale Italia la Nannini ci parlerebbe? Una nuova Italia che sostituisca quella che non c’è più la desideriamo in tante/i ; ma qual è, quale sarà? L’ultima ora della nostra Prima Pagina ci parla di un gruppo di donne ucraine del gruppo Femen spogliatesi domenica mattina all’Angelus del Papa in Piazza San Pietro per rivendicare diritti per i gay.. non si ricordano precedenti analoghi.Rifletterci può risultare interessante ! ortensipaola@tiscali.it (12 Gennaio 2013)
Il 18 Gennaio 2013 Riggi Ausilia ha scritto:
Mi identifico con la domanda dell'autrice alla Nannini: qual è, quale sarà la nuova Italia? dire di non capirci sull'oggi è il miglior inizio a capirci un po'. D'altra parte siamo ad una svolta della storia del capitalismo che oggi imbocca l'inizio della fine preconizzata da Marx. Amo tutto ciò che ha il il fragore della fine, perché si apra il nuovo, purché non pretenda, a sua volta, di ristagnarsi a sua volta in altre totalizzanti ideologie.