lunedì 24 novembre 2014

Una giovane artista

Do spazio ad una giovane artista per la presentazione del suo blog
ifollettidiboscofatato.blogspot.it/ 

Il mio blog I Folletti di Bosco Fatato (clicca sul nome per accedere), è una vetrina di articoli fantasy ispirati al mondo delle fiabe, del fantastico ed al mondo naturale.
Vi sono folletti, elfi e creature fantastiche  scolpite in pasta polimerica cotta in forno, dipinte e abbigliate, montate su strutture metalliche  imbottite che permettono il cambio di posa e di movimento realizzate interamente a mano. 
Ogni creatura è unica (ooak significa one of a kind).
Nel blog è presente una pagina, Creature ooak, dove è illustrata la realizzazione di queste figure. Ogni personaggio possiede carattere e qualità particolari, proprio come avviene nelle fiabe e "dona" a chi le adotta una serie di qualità o capacità specifiche.
Oltre alle sculture, ci sono gioielli particolari (pagina Gioielli e amuleti ) ispirati al mondo naturale, ai colori del bosco in autunno, a personaggi mitici ed incantati, ad elementi quali la terra e l'acqua.
Ci sono poi ciondoli per bambine ispirate al mondo fiabesco ed alle principesse (pagina regalini per bambine), piccole fatine fiorite realizzate a mano in pasta polimerica (pagina bomboniere e idee regalo), ciondoli in forma di drago fatato ed altri piccoli oggetti da indossare (pagine Draghi fatati e Stregosità).

mercoledì 19 novembre 2014

Sabato 22 Novembre 2014 

ore 10.00 e 21.00 a Milano,

presso il Nuovo Teatro Ariberto, Via Daniele Crespi 9 (MM2, fermata Piazza S. Agostino)


debutta lo spettacolo "Undici ore d'amore di un uomo ombra",


messo in scena dalla Compagnia Karakorumhttp://www.karakorumteatro.it/)

 Liberamente tratto dall'omonimo libro di Carmelo Musumeci  (www.carmelomusumeci.com)

Ingresso libero fino a esaurimento posti.


martedì 11 novembre 2014

Nel sito NOIDONNE
un articolo. NOIUOMINI
"Favoloso" Leopardi: le parole, il corpo e gli stereotipi

"...dimensione della dolcezza delle parole, del loro ritmo, della loro musicalità,..."
inserito da Gianguido Palumbo Pagi


“Il Giovane Favoloso” del regista Martone: in una presentazione del suo ultimo bel film su Leopardi, il regista napoletano ha proposto un inedito e provocatorio paragone sostenendo che appunto Leopardi potrebbe essere considerato il Pasolini dell’Ottocento italiano ed europeo. Proverò a scrivere di questo film in questo terzo articolo per riflettere sulla figura maschile di Leopardi come Martone e Germano ce l’hanno riproposta.
Mi sembra opportuno e coerente in questa rubrica analizzare la figura di un personaggio italiano così famoso quanto banalizzato e stereotipato nelle nostre coscienze: il regista e l’interprete del film sono riusciti a farci superare proprio quello stereotipo re-interpretando Leopardi come uomo giovane e come intellettuale e scrittore dalle doti davvero stra-ordinarie. E penso soprattutto all’influenza che spero stia avendo su migliaia di ragazzi la proiezione del film in centinaia di Scuole Superiori italiane che lo hanno richiesto.
Ritorno alla questione della fisicità che ho proposto nell’articolo precedente dedicato a Pasolini. Nel film di Martone-Germano, la malattia ed il progressivo deterioramento del corpo di Leopardi diventano quasi un veicolo di forza, di “disperata vitalità” reattiva da parte di un ragazzo, di un ventenne, venticinquenne e poi viva via fino alla morte poco più che quarantenne. La grande cultura accumulata, digerita e rielaborata, la sensibilità umana e poetica, la voglia di vivere, di uscire dal guscio paterno della grande casa, il bisogno di viaggiare e scoprire, come sono rappresentati nel film, ci propongono un Leopardi giovane uomo non bello ma assolutamente vitale e a suo modo molto forte in un particolarissimo abbinamento della forza con la dolcezza. E qui sta il punto che mi sembra ancora oggi di grande stimolo per noi, per noi uomini del 2014, di qualsiasi età.
Leopardi (almeno come raccontato e reinterpretato nel film) era un uomo in cui una mente eccelsa in un corpo malato esprimevano al contempo valori che difficilmente riusciamo a vivere in noi : intelligenza, sensibilità, forza, dolcezza.
Non sono certo uno studioso di Leopardi da poter permettermi una vera e propria analisi di un personaggio così complesso in poche righe ma rileggendo (a casa, subito dopo la visione del film) alcune sue pagine, prose e poesie, ho creduto di scoprire proprio questa dimensione della dolcezza delle parole, del loro ritmo, della loro musicalità, che arricchiva la bellezza e la forza dei “contenuti”, dei pensieri, delle emozioni espresse in quelle parole. E non si trattava solamente del più famoso verso finale dell’Infinito “e naufragàr m’è dolce in questo mare”. Non sempre la malinconia di una persona e di un poeta o di un artista sono “dolci” e non sempre la “dolcezza” è un valore umano: credo dipenda dall’abbinamento con altre dimensioni della personalità, soprattutto se maschile.

Provo a immedesimarmi in uno di quei ragazzi diciottenni che in tutta Italia stanno vedendo il film rimanendone stupiti : Leopardi che si sdraia sul prato e quasi contorcendosi ammira il cielo e gli alberi eppur sorride e sogna ? Leopardi che cerca di scappare di casa eccitato dal desiderio di libertà ? Leopardi che urla in faccia al padre ed allo zio che quella casa è una gabbia insopportabile ? Leopardi che trema d’amore e solo dopo scrive versi dolcissimi ? Leopardi che reagisce con forza e con orgoglio davanti a colleghi scrittori e intellettuali chiedendo rispetto per le sue idee e non per la sua malformazione ? Leopardi giovane uomo, maschio, pieno di desideri e non solo di pensieri ? Lo stupore probabilmente si trasforma in immedesimazione, in riflesso di una identità multipla, contraddittoria, molto più ricca e varia dello stereotipo innocuo, inutile, insignificante, di un ormai lontano Grande Poeta dell’Ottocento Italiano. Ed infine era sempre lo stesso Leopardi anche quello che, da grande intellettuale moderno e non solo poeta, proponeva una Lode al Dubbio (130 anni prima di Bertold Breckt ) in un passo del suo Zibaldone firmato 1821 : “La nostra ragione, non può assolutamente trovare il vero se non dubitando; ch’ella si allontana dal vero ogni volta che giudica con certezza; e che non solo il dubbio giova a scoprire il vero ma il vero consiste essenzialmente nel dubbio, e chi dubita, sa, e sa il più che si possa sapere”.

sabato 1 novembre 2014

Famiglia Cristiana RACCONTA

[l’evidenziazione in questo colore è aggiunta mia; le altre, in rosso, sono mie semplici evidenziazioni]

1) FRANCESCO CHIUDE I LAVORI, IL TESTO INTEGRALE
19/10/2014

Eminenze, Beatitudini, Eccellenze, fratelli e sorelle,  [come sarebbe bello includere tra i fratelli e le sorelle le  Eminenze, Beatitudini, Eccellenze! Sarebbe una bella lezione per i titoli laici come l’infausto epiteto Onorevoli che sarebbe da esorcizzare con Totò: Ma mi faccia il piacere!]
Con un cuore pieno di riconoscenza e di gratitudine vorrei ringraziare, assieme a voi, il Signore che ci ha accompagnato e ci ha guidato nei giorni passati, con la luce dello Spirito Santo!
Ringrazio di cuore il signor cardinale Lorenzo Baldisseri, Segretario Generale del Sinodo, S.E. Mons. Fabio Fabene, Sotto-segretario, e con loro ringrazio il Relatore il cardinale Péter Erd , che ha lavorato tanto anche nei giorni del lutto familiare, e il Segretario Speciale S.E. Mons. Bruno Forte, i tre Presidenti delegati, gli scrittori, i consultori, i traduttori e gli anonimi, tutti coloro che hanno lavorato con vera fedeltà dietro le quinte e totale dedizione alla Chiesa e senza sosta: grazie tante!
Ringrazio ugualmente tutti voi, cari Padri Sinodali, Delegati Fraterni, Uditori, Uditrici e Assessori per la vostra partecipazione attiva e fruttuosa. Vi porterò nella preghiera, chiedendo al Signore di ricompensarvi con l'abbondanza dei Suoi doni di grazia!
Potrei dire serenamente che - con uno spirito di collegialità e di sinodalità - abbiamo vissuto davvero un'esperienza di "Sinodo", un percorso solidale, un "cammino insieme".
Ed essendo stato "un cammino" - e come ogni cammino ci sono stati dei momenti di corsa veloce, quasi a voler vincere il tempo e raggiungere al più presto la meta; altri momenti di affaticamento, quasi a voler dire basta; altri momenti di entusiasmo e di ardore. Ci sono stati momenti di profonda consolazione ascoltando la testimonianza dei pastori veri (cf. Gv 10 e Cann. 375, 386, 387) che portano nel cuore saggiamente le gioie e le lacrime dei loro fedeli. Momenti di consolazione e grazia e di conforto ascoltando e testimonianze delle famiglie che hanno partecipato al Sinodo e hanno condiviso con noi la bellezza e la gioia della loro vita matrimoniale. Un cammino dove il più forte si è sentito in dovere di aiutare il meno forte, dove il più esperto si è prestato a servire gli altri, anche attraverso i confronti. E poiché essendo un cammino di uomini, con le consolazioni ci sono stati anche altri momenti di desolazione, di tensione e di tentazioni, delle quali si potrebbe menzionare qualche possibilità:
- una: la tentazione dell'irrigidimento ostile, cioè il voler chiudersi dentro lo scritto (la lettera) e non lasciarsi sorprendere da Dio, dal Dio delle sorprese (lo spirito); dentro la legge, dentro la certezza di ciò che conosciamo e non di ciò che dobbiamo ancora imparare e raggiungere. Dal tempo di Gesù, è la tentazione degli zelanti, degli scrupolosi, dei premurosi e dei cosiddetti - oggi- "tradizionalisti" e anche degli intellettualisti.
- La tentazione del buonismo distruttivo, che a nome di una misericordia ingannatrice fascia le ferite senza prima curarle e medicarle; che tratta i sintomi e non le cause e le radici. È la tentazione dei "buonisti", dei timorosi e anche dei cosiddetti "progressisti e liberalisti".
- La tentazione di trasformare la pietra in pane per rompere un digiuno lungo, pesante e dolente (cf. Lc 4,1-4) e anche di trasformare il pane in pietra e scagliarla contro i peccatori, i deboli e i malati (cf. Gv 8,7) cioè di trasformarlo in "fardelli insopportabili" (Lc 10, 27).
- La tentazione di scendere dalla croce, per accontentare la gente, e non rimanerci, per compiere la volontà del Padre; di piegarsi allo spirito mondano invece di purificarlo e piegarlo allo Spirito di Dio.
- La tentazione di trascurare il "depositum fidei", considerandosi non custodi ma proprietari e padroni o, dall'altra parte, la tentazione di trascurare la realtà utilizzando una lingua minuziosa e un linguaggio di levigatura per dire tante cose e non dire niente! Li chiamavano "bizantinismi", credo, queste cose...
Cari fratelli e sorelle, le tentazioni non ci devono né spaventare né sconcertare e nemmeno scoraggiare, perché nessun discepolo è più grande del suo maestro; quindi se Gesù è stato tentato - e addirittura chiamato Beelzebul (cf. Mt 12, 24) - i suoi discepoli non devono attendersi un trattamento migliore.
Personalmente mi sarei molto preoccupato e rattristato se non ci fossero state queste tentazioni e queste animate discussioni; questo movimento degli spiriti, come lo chiamava Sant'Ignazio (EE, 6) se tutti fossero stati d'accordo o taciturni in una falsa e quietista pace. Invece ho visto e ho ascoltato - con gioia e riconoscenza - discorsi e interventi pieni di fede, di zelo pastorale e dottrinale, di saggezza, di franchezza, di coraggio e di parresia. E ho sentito che è stato messo davanti ai propri occhi il bene della Chiesa, delle famiglie e la "suprema lex"la "salus animarum" (cf. Can. 1752). E questo sempre - lo abbiamo detto qui, in Aula - senza mettere mai in discussione le verità fondamentali del Sacramento del Matrimonio: l'indissolubilità, l'unità, la fedeltà e la procreatività, ossia l'apertura alla vita (cf. Cann. 1055, 1056 e Gaudium et Spes, 48).
E questa è la Chiesa, la vigna del Signore, la Madre fertile e la Maestra premurosa, che non ha paura di rimboccarsi le maniche per versare l’olio e il vino sulle ferite degli uomini (cf. Lc 10, 25-37); che non guarda l’umanità da un castello di vetro per giudicare o classificare le persone. Questa è la Chiesa Una, Santa, Cattolica, Apostolica e composta da peccatori, bisognosi della Sua misericordia. Questa è la Chiesa, la vera sposa di Cristo, che cerca di essere fedele al suo Sposo e alla sua dottrina. È la Chiesa che non ha paura di mangiare e di bere con le prostitute e i pubblicani (cf. Lc 15). La Chiesa che ha le porte spalancate per ricevere i bisognosi, i pentiti e non solo i giusti o coloro che credono di essere perfetti! La Chiesa che non si vergogna del fratello caduto e non fa finta di non vederlo, anzi si sente coinvolta e quasi obbligata a rialzarlo e a incoraggiarlo a riprendere il cammino e lo accompagna verso l'incontro definitivo, con il suo Sposo, nella Gerusalemme Celeste.
Questa è la Chiesa, la nostra madre! E quando la Chiesa, nella varietà dei suoi carismi, si esprime in comunione, non può sbagliare: è la bellezza e la forza del sensus fidei, di quel senso soprannaturale della fede, che viene donato dallo Spirito Santo affinché, insieme, possiamo tutti entrare nel cuore del Vangelo e imparare a seguire Gesù nella nostra vita, e questo non deve essere visto come motivo di confusione e di disagio.
Tanti commentatori, o gente che parla, hanno immaginato di vedere una Chiesa in litigio dove una parte è contro l'altra, dubitando perfino dello Spirito Santo, il vero promotore e garante dell'unità e dell'armonia nella Chiesa. Lo Spirito Santo che lungo la storia ha sempre condotto la barca, attraverso i suoi Ministri, anche quando il mare era contrario e mosso e i ministri infedeli e peccatori.
E, come ho osato di dirvi all'inizio, era necessario vivere tutto questo con tranquillità, con pace interiore anche perché il Sinodo si svolge cum Petro et sub Petro, e la presenza del Papa è garanzia per tutti.
Parliamo un po’ del Papa, adesso, in rapporto con i vescovi... Dunque, il compito del Papa è quello di garantire l’unità della Chiesa; è quello di ricordare ai pastori che il loro primo dovere è nutrire il gregge - nutrire il gregge - che il Signore ha loro affidato e di cercare di accogliere - con paternità e misericordia e senza false paure - le pecorelle smarrite. Ho sbagliato, qui. Ho detto accogliere: andare a trovarle.
Il suo compito è di ricordare a tutti che l'autorità nella Chiesa è servizio (cf. Mc 9, 33-35) come ha spiegato con chiarezza Papa Benedetto XVI, con parole che cito testualmente: «La Chiesa è chiamata e si impegna ad esercitare questo tipo di autorità che è servizio, e la esercita non a titolo proprio, ma nel nome di Gesù Cristo ... attraverso i Pastori della Chiesa, infatti, Cristo pasce il suo gregge: è Lui che lo guida, lo protegge, lo corregge, perché lo ama profondamente. Ma il Signore Gesù, Pastore supremo delle nostre anime, ha voluto che il Collegio Apostolico, oggi i Vescovi, in comunione con il Successore di Pietro ... partecipassero a questa sua missione di prendersi cura del Popolo di Dio, di essere educatori nella fede, orientando, animando e sostenendo la comunità cristiana, o, come dice il Concilio, "curando, soprattutto che i singoli fedeli siano guidati nello Spirito Santo a vivere secondo il Vangelo la loro propria vocazione, a praticare una carità sincera ed operosa e ad esercitare quella libertà con cui Cristo ci ha liberati" (Presbyterorum Ordinis, 6) ... è attraverso di noi - continua Papa Benedetto - che il Signore raggiunge le anime, le istruisce, le custodisce, le guida. Sant'Agostino, nel suo Commento al Vangelo di San Giovanni, dice: "Sia dunque impegno d'amore pascere il gregge del Signore" (123,5); questa è la suprema norma di condotta dei ministri di Dio, un amore incondizionato, come quello del Buon Pastore, pieno di gioia, aperto a tutti, attento ai vicini e premuroso verso i lontani (cf. S. Agostino, Discorso 340, 1; Discorso 46, 15), delicato verso i più deboli, i piccoli, i semplici, i peccatori, per manifestare l'infinita misericordia di Dio con le parole rassicuranti della speranza (cf. Id., Lettera 95, 1)» (Benedetto XVI, Udienza Generale, Mercoledì, 26 maggio 2010).
Quindi, la Chiesa è di Cristo - è la Sua Sposa - e tutti i vescovi, in comunione con il Successore di Pietro, hanno il compito e il dovere di custodirla e di servirla, non come padroni ma come servitori. Il Papa, in questo contesto, non è il signore supremo ma piuttosto il supremo servitore - il "servus servorum Dei"; il garante dell'ubbidienza e della conformità della Chiesa alla volontà di Dio, al Vangelo di Cristo e alla Tradizione della Chiesa, mettendo da parte ogni arbitrio personale, pur essendo - per volontà di Cristo stesso - il "Pastore e Dottore supremo di tutti i fedeli" (Can. 749) e pur godendo "della potestà ordinaria che è suprema, piena, immediata e universale nella Chiesa" (cf. Cann. 331-334).
Cari fratelli e sorelle, ora abbiamo ancora un anno per maturare, con vero discernimento spirituale, le idee proposte e trovare soluzioni concrete a tante difficoltà e innumerevoli sfide che le famiglie devono affrontare; a dare risposte ai tanti scoraggiamenti che circondano e soffocano le famiglie.
Un anno per lavorare sulla "Relatio synodi" che è il riassunto fedele e chiaro di tutto quello che è stato detto e discusso in questa aula e nei circoli minori. E viene presentato alle Conferenze episcopali come "Lineamenta".
Il Signore ci accompagni, ci guidi in questo percorso a gloria del Suo nome con l'intercessione della Beata Vergine Maria e di San Giuseppe! E per favore non dimenticate di pregare per me!

2) RISPOSATI E GAY, MONSIGNOR MOGAVERO:  IO STO CON PAPA FRANCESCO 
22/10/2014
Il Sinodo dei Vescovi ha immesso un provvidenziale fermento nell’opinione pubblica, cattolica e non. E ciò per almeno due ragioni: per il tema trattato (Le sfide pastorali sulla famiglia nel contesto dell’evangelizzazione) e per le risonanze mediatiche che ha suscitato. Il tema non riguardava i punti fermi della dottrina e del magistero sul matrimonio e la famiglia, ma le sfide, appunto, che al matrimonio e alla famiglia pongono la persona e il nostro tempo. Pertanto, chi ha contestato la mancata riaffermazione dell’indissolubilità del matrimonio a quanti si sono soffermati sull’analisi delle diversificate complesse realtà esistenziali, non ha centrato il bersaglio; questi fondamenti, infatti, non erano e non sono messi in discussione. 

Quanto ai media, spiace osservare che hanno impoverito e radicalizzato il confronto libero e chiaro, riducendo la riflessione, avviata con la consultazione delle Chiese locali attraverso il questionario diffuso lo scorso anno, al dilemma secco: comunione ai divorziati risposati, sì o no? Da ciò ne è seguito un certo disorientamento in talune realtà ecclesiali, come se la riflessione sulle criticità della famiglia e sulle unioni civili e omosessuali minasse i principi dottrinali. In aggiunta, alcuni ambienti culturali hanno ostentato un attaccamento al magistero di San Giovanni Paolo II e di Benedetto XVI per delegittimare, o almeno indebolire Papa Francesco, del quale si è tentato, perfino, di invalidare l’elezione. 
In questo stato di cose, sottolineare il clima nuovo che ha caratterizzato questo Sinodo e l’appello all’accoglienza, al rispetto, alla misericordia e alla tenerezza è stato bollato come ipocrisia e come attentato ai valori del matrimonio e della famiglia. Perché? E chi sarebbero i difensori del matrimonio e della famiglia, forse quelli che con toni sguaiati e con atteggiamenti aggressivi si scagliano contro chi non la pensa come loro? In ogni caso, io sto con papa Francesco, preferendo la sintonia con lui al consenso di quanti - devoti e non - hanno paura del nuovo.