Da “Avvenire” 25 maggio
2013
Premetto una mia opinione per timore che la pazienza di chi legge
non resista, data la lunghezza dell’articolo:
I
toni in cui si esprime ogni articolo di impronta ecclesiale sono i soliti.
Condivido il giudizio sulla santità di don Puglisi, ma perché la
proclamazione di BEATO??????????????? E perché ogni riferimento a persone
ecclesiastiche di potere deve essere accompagnato da temini
altisonanti????????
Una
risposta me la do anche io: così impone lo stile mondano che assume sempre
questa povera (di una povertà non materiale) chiesa cattolica, che di
cattolicità (=universalità) non ha nulla. Tutto si corrode in questo mondo, ma
la chiesa cattolica ritiene di opporsi alla corrosione attraverso le sue strutture
che non potrebbero esere più di potere, di come sono.
Io
mi piego al destino gridando come Giobbe, ma le teologhe che riportano articoli come
quello di Avvenire da che parte stanno? Si piegano senza gridare?
Si
notino l’uso dei caratteri in rosso e le sottolineature che mi appartengono.
Ausilia
Don
Puglisi è beato: «La mafia ha liberato il chicco di grano»
È beato
il sacerdote ucciso dalla mafia. Padre Pino Puglisi, per il quale
erano inscindibili la passione per Cristo e quella per l'uomo, è stato
ammazzato su ordine dei boss Graviano il 15 settembre 1993, nel giorno del suo
56esimo compleanno, e Benedetto XVI ha riconosciuto che l'esecuzione fu
"martirio", consumato "in odio alla fede". Oggi la
proclamazione della Chiesa, dai toni semplici [!], sulla
spinta di un popolo che ha partecipato in massa: almeno centomila persone sul
grande prato verde del Foro Italico, davanti all'altare con alle spalle il
mare. Si potrà adesso celebrare la sua festa ogni anno il 21 ottobre.
"Accogliendo la domanda del nostro venerabile fratello, il cardinale di Santa Romana
Chiesa Paolo Romeo, e di molti altri fratelli vescovi e di moltissimi fedeli -
afferma la lettera apostolica letta dal rappresentato di papa Francesco, il
cardinale Salvatore De Giorgi - concediamo che il venerabile Servo
di Dio Giuseppe Puglisi, presbitero diocesano, martire, pastore secondo il
cuore di Cristo, insigne testimone del suo regno di giustizia e pace, seminatore
evangelico di perdono e riconciliazione, sia d'ora in poi chiamato Beato".
L'arcivescovo
di Palermo, cardinale Paolo Romeo, nella sua omelia ha detto che il
sorriso e l'azione del parroco di Brancaccio, instancabile e gioioso educatore,
che nelle strade degli uomini cercava l'incontro e il dialogo, hanno sconfitto
Cosa nostra: "Più guardiamo il volto di don Pino Puglisi", di cui
durante il rito è stata disvelata solennemente una
grande foto, "più sentiamo che il suo sorriso ci unisce tutti. Sorride
ancora don Pino. La Chiesa riconosce nella sua vita, sigillata dal martirio in
odium fidei, un modello di imitare". "La mano mafiosa che
il 15 settembre 1993 lo ha barbaramente assassinato - ha aggiunto - ha liberato
la vita vera di questo 'chiccho di grano', che nella sua opera di
evangelizzazione moriva ogni giorno per portare frutto. Sottraeva alla mafia di
Brancaccio consenso, manovalanza, controllo del territorio". L'azione
"assassina,di prevaricazione e di morte" dei mafiosi "ne rivela
la vera essenza". Così ha rilanciato l'anatema-scomunica di Papa Giovanni
Paolo II dalla Valle dei Templi: "Convertitevi, uno giorno verrà il
giudizio di Dio". Un sacerdote "esemplare, martire della fede e
della carità educativa, in particolare verso i giovani: continui a suscitare
nella comunità ecclesiale e civile risposte generose e coerenti", è
l'auspicio del segretario di Stato del Vaticano, cardinale Tarcisio Bertone.
L'eredità, la visione e il 'modello Puglisi', a quasi vent'anni dalla morte di
questo prete della gente appaiono tutt'ora poco attraversati. Il cardinale
Romeo ne sembra cosciente: "Il martirio di don Puglisi deve essere vissuto
con grande responsabilità. Non può essere ridotto a una pietra di museo, ma
deve trasformare, interpellare l'intero presbiterio, innanzitutto quello
palermitano, tutto il popolo di Dio. Il nostro '3P' deve essere il nostro
modello, colui con quale confrontarci per ispirare la nostra azione. È stato
pienamente sacerdote. E di fronte a tutto quello che ha fatto nei suoi tre anni
a Brancaccio, io mi sento piccolo e incapace. Lui oggi è ancora qui, è ancora con
noi a mostrarci la via".
Il martirio del nuovo beato "ci interpella tutti, come comunità
ecclesiale, a vincere ogni forma di male", agendo "secondo il binomio
che in Puglisi sintetizzò insieme evangelizzazione e promozione umana. Beato
martire Giuseppe, il tuo sangue continuerà a fecondare questa Chiesa".
"Il giorno dell'omicidio Palermo pianse, oggi è nella gioia perché da quel
sangue è nato un popolo nuovo", ha detto il postulatore della causa di
beatificazione monsignore Vincenzo Bertolone. Don Pino "continua a rappresentare
- ha scritto in un messaggio il capo dello Stato Giorgio
Napolitano [ecco un ateo devoto DOC] - un esempio per tutti
coloro che non intendono piegarsi alla prevaricazioni della criminalità
organzzata. Un sacerdote il cui martirio costituisce una grande testimonianza
di fede cristiana, di profonda generosità e di altissimo coraggio civile".
"Uno
dei miracoli di 3P è stato quello, con il suo sorriso, di fare convertire due
dei feroci killer che hanno dato un contributo per la verità e giustizia, anche
recentemente, facendo riaprire indagini come quella della strage di via
D'Amelio", ha riconosciuto il presidente del Senato Pietro Grasso, ex
procuratore nazionale antimafia, che ha aggiunto: "La conversione sincera
di Spatuzza e Grigoli ha dato un contributo alla verità. Puglisi è morto per
essere stato un punto di riferimento che toglieva aria e territorio ai mafiosi.
Il suo omicidio come quello del piccolo Di Matteo sono delitti per i quali la
mafia ha pagato e continua a pagare in termini di consenso".
Al rito
erano presenti anche il ministro dell'Interno e vicepremier, Angelino Alfano,
il ministro della Giustizia, Anna Maria Cancellieri, il ministro della Pubblica
amministrazione, Gianpiero D'Alia. Oltre al sindaco di Palermo, Leoluca Orlando,
al presidente dell'Assemblea regionale siciliana, Giovanni Ardizzone, al
presidente della Provincia. Giovanni Avanti e ai vertici delle Forse
dell'ordine. Alla celebrazione eucaristica, presieduta dall'arcivescovo di
Palermo, cardinale Paolo Romeo, hanno preso parte 40 vescovi,
750 presbiteri e 70 diaconi. La liturgia era animata da un coro di
circa 250 cantori.