lunedì 29 luglio 2013

Perle da papa Francesco

PAPA FRANCESCO IN BRASILE:

NE’ ORO NE’ ARGENTO (22 luglio, cerimonia di benvenuto, Rio de Janeiro): Ho imparato che, per avere accesso al Popolo brasiliano, bisogna entrare dal portale del suo immenso cuore; mi sia quindi permesso in questo momento di bussare delicatamente a questa porta. Chiedo permesso per entrare e trascorrere questa settimana con voi, Io non ho né oro né argento, ma porto ciò che di più prezioso mi è stato dato: Gesù Cristo!
I FIGLI COME PUPILLA (22 luglio, cerimonia di benvenuto, Rio de Janeiro): E’ comune da voi sentire i genitori che dicono: “I figli sono la pupilla dei nostri occhi”. Come è bella questa espressione della saggezza brasiliana che applica ai giovani l’immagine l’immagine della pupilla degli occhi, la finestra attraverso la quale la luce entra in noi regalandoci il miracolo della visione! Che ne sarà di noi se non ci prendiamo cura dei nostri occhi?
I GIOVANI MOTORE POTENTE (24 luglio, Santuario de Nossa Senhora Aparecida): Incoraggiamo la generosità che caratterizza i giovani, accompagniamoli nel diventare protagonisti della costruzione di un mondo migliore: sono un motore potente per la Chiesa e per la società. Non hanno bisogno solo di cose, hanno bisogno soprattutto che siano loro proposti quei valori immateriali che sono il cuore spirituale di un popolo, la memoria di un popolo. In questo Santuario, che fa parte della memoria del Brasile, li possiamo quasi leggere: spiritualità, generosità, solidarietà, perseveranza, fraternità, gioia. Sono valori che trovano la loro radice più profonda nella fede cristiana.
NO ALLA LIBERALIZZAZIONE DELLA DROGA (24 luglio, Ospedale São Francisco de Assis na Providência, Rio de Janeiro) La piaga del narcotraffico, che favorisce la violenza e semina dolore e morte, richiede un atto di coraggio di tutta la società. Non è con la liberalizzazione dell’uso delle droghe, come si sta discutendo in varie parti dell’America latina, che si potrà ridurre la diffusione e l’influenza della dipendenza chimica. (…) Tendiamo la mano a chi è in difficoltà, a chi è caduto nel buio della dipendenza, magari senza sapere come, e diciamogli: Puoi rialzarti, puoi risalire, è faticoso, ma è possibile se tu lo vuoi. (…) Sei protagonista della salita: questa la condizione i indispensabile! Troverai la mano tesa di chi ti vuole aiutare, ma nessuno può fare la salita al tuo posto.
PIU’ ACQUA AI FAGIOLI (25 luglio, comunità di Varginha, favela di Rio de Janeiro) E’ importante saper accogliere; è ancora più bello di qualsiasi abbellimento o decorazione. (…) So bene che quando qualcuno che ha bisogno di mangiare bussa alla vostra porta, voi trovate sempre un modo di condividere il cibo. Come dice il proverbio, si può sempre “aggiungere più acqua ai fagioli!”.
PACIFICAZIONE ED ESCLUSIONE (25 luglio, comunità di Varginha, favela di Rio de Janeiro,  ‘pacificata’ qualche tempo fa  dalle forze dell’ordine) Nessuno sforzo di ‘pacificazione’ sarà duraturo, non ci saranno armonia e felicità per una società che ignora, che mette ai margini e che abbandona nella periferia una parte di se stessa.
I CINQUE PILASTRI DEL BENE COMUNE (25 luglio, comunità di Vargihna, favela di Rio de Janeiro) Non c’è né vera promozione del bene comune, né vero sviluppo dell’uomo, quando si ignorano i pilastri fondamentali che reggono una Nazione, i suoi beni immateriali: la vita, che è dono di Dio, valore da tutelare e promuovere sempre; la famiglia, fondamento della convivenza e rimedio contro lo sfaldamento sociale; l’educazione integrale, che non si riduce a una semplice trasmissione di informazioni con lo scopo di produrre profitto; la salute, che deve cercare il benessere integrale della persona, anche della dimensione spirituale, essenziale per l’equilibrio umano e per una sana convivenza; la sicurezza, nella convinzione che la violenza può essere vinta solo a partire dal cambiamento del cuore umano.
GIOVANI, FATEVI SENTIRE! (25 luglio, ai giovani argentini riuniti nella cattedrale di San Sebastian, Rio de Janeiro) Desidero dirvi ciò che spero come conseguenza della Giornata della Gioventù: spero che ci sia casino, chiasso. Qui ci sarà chiasso, ci sarà. (…) Però io voglio che vi facciate sentire nelle diocesi, voglio che si esca fuori, voglio che la Chiesa esca per le strade, voglio che ci difendiamo da tutto quello che è mondanità, immobilismo, da ciò che è comodità, da ciò che è clericalismo, da tutto quello che è l’essere chiusi in noi stessi.
SOCIETA’ CHE ESCLUDE (25 luglio, ai giovani argentini riuniti nella cattedrale di San Sebastian, Rio de Janeiro) Guardate, io penso che, in questo momento, questa civiltà mondiale sia andata oltre i limiti, sia andata oltre i limiti perché ha creato un tale culto del dio denaro, che siamo in presenza di una filosofia e di una prassi di esclusione dei due poli della vita che sono le promesse dei popoli. Esclusione degli anziani, ovviamente. Uno potrebbe pensare che ci sia una specie di eutanasia nascosta, cioè non ci si prende cura degli anziani; ma c’è anche un’eutanasia culturale, perché non li si lascia parlare, non li si lascia agire. E l’esclusione dei giovani. La percentuale che abbiamo di giovani senza lavoro, senza impiego è molto alta e abbiamo una generazione che non ha esperienza della dignità guadagnata con il lavoro.
BENEDETTO XVI (25 luglio, ai giovani riuniti sul lungomare di Copacabana, Rio de Janeiro) Voi, giovani, avete risposto in tanti all’invito del papa Benedetto XVI, che vi ha convocato per celebrare la GMG. Lo ringraziamo con tutto il cuore! A lui che ci ha convocati oggi, qui, inviamo un saluto e un forte applauso. Voi sapete che prima di venire in Brasile ho conversato con lui, e gli ho chiesto di accompagnarmi nel viaggio, con la preghiera. E lui mi ha detto: vi accompagno con la preghiera e sarò vicino alla televisione. Così, in questo momento, ci sta guardando.
BOTA FE’ – METTI FEDE (25 luglio, ai giovani riuniti sul lungomare di Copacabana, Rio de Janeiro) Ma che cosa possiamo fare? “Bota fé – metti fede”. La croce della Giornata Mondiale della Gioventù ha gridato queste parole lungo tutto il suo pellegrinaggio attraverso il Brasile. “metti fede”: che cosa significa? Quando si prepara un buon piatto e vedi che manca il sale, allora tu “metti” il sale; manca l’olio, allora tu “metti” l’olio… “Mettere”, cioè collocare, versare. Così è anche nella nostra vita, cari giovani: se vogliamo che essa abbia veramente senso e pienezza, come voi stessi desiderate e meritate, dico a ciascuno e a ciascuna di voi: “metti fede” e la vita avrà un sapore nuovo, la vita avrà una bussola che indica la direzione; “metti speranza” e ogni tuo giorno sarà illuminato e il tuo orizzonte non sarà più oscuro, ma luminoso; “metti amore” e la tua esistenza sarà come una casa costruita sulla roccia, il tuo cammino sarà gioioso, perché incontrerai tanti amici che camminano con te.
VIVA I NONNI! (26 luglio, Arcivescovado di Rio de Janeiro, Angelus) Oggi, in questa festa dei santi Gioacchino ed Anna, in Brasile come in altri Paesi, si celebra la festa dei nonni. Quanto sono importanti nella vita della famiglia per comunicare quel patrimonio di umanità e di fede che è essenziale per ogni società! E come è importante l’incontro, il dialogo tra le generazioni, soprattutto all’interno della famiglia!
LA CROCE E LA VITA (26 luglio, ai giovani riuniti sul lungomare di Copacabana, Rio de Janeiro, Via Crucis) Con la Croce Gesù si unisce a tutte le persone che soffrono la fame in un mondo che, dall’altro lato, si permette il lusso di gettare via ogni giorno tonnellate di cibo; con la Croce, Gesù è unito a tante madri e a tanti padri che soffrono vedendo i propri figli vittime di paradisi artificiali come la droga; con la Croce, Gesù si unisce a chi è perseguitato per la religione, per le idee, o semplicemente per il colore della pelle; nella Croce, Gesù è unito a tanti giovani che hanno perso la fiducia nelle istituzioni politiche perché vedono l’egoismo e la corruzione o che hanno perso la fede nella Chiesa, e persino in Dio, per l’incoerenza di cristiani e di ministri del Vangelo.
MEMORIA E SPERANZA (27 luglio, Teatro municipale di Rio de Janeiro, alla classe dirigente del Brasile) Vedo in voi la memoria e la speranza: la memoria del cammino e della coscienza della vostra Patria e la speranza che questa Patria, sempre aperta alla luce che promana dal Vangelo, possa continuare a svilupparsi nel pieno rispetto dei principi etici fondati sulla dignità trascendente della persona.
DIALOGO A OLTRANZA (27 luglio, Teatro municipale di Rio de Janeiro, alla classe dirigente del Brasile) Quando i leader dei diversi settori mi chiedono un consiglio, la mia risposta sempre è la stessa: dialogo, dialogo, dialogo. L’unico modo per crescere per una persona, una famiglia, una società, l’unico modo per far progredire la vita dei popoli è la cultura dell’incontro, una cultura in cui tutti hanno qualcosa di buono da dare e tutti possono ricevere qualcosa di buono in cambio. L’altro ha sempre qualcosa da darmi, se sappiamo avvicinarci a lui con atteggiamento aperto e disponibile, senza pregiudizi.
FONDAMENTALE LA SEMPLICITA’ (27 luglio, Arcivescovado di Rio de Janeiro, all’episcopato brasiliano)  Una lezione che la Chiesa deve ricordare sempre è che non può allontanarsi dalla semplicità, altrimenti disimpara il linguaggio del Mistero e resta fuori dalla porta del Mistero e, ovviamente, non riesce a entrare in coloro che pretendono dalla Chiesa quello che non possono farsi da sé, cioè Dio. A volte, perdiamo coloro che non ci capiscono perché abbiamo disimparato la semplicità, importando dal di fuori anche una razionalità aliena alla nostra gente. Senza la grammatica della semplicità, la Chiesa si priva delle condizioni che rendono possibile “pescare” Dio nelle acque profonde del suo Mistero.
LA VELOCITA’ E LA LENTEZZA (27 luglio, Arcivescovado di Rio de Janeiro, all’episcopato brasiliano) La ricerca  di ciò che è sempre più veloce attira l’uomo d’oggi: Internet veloce, auto veloci, aerei veloci, rapporti veloci… E tuttavia si avverte una disperata necessità di calma, vorrei dire di lentezza. La Chiesa sa ancora essere lenta nel tempo per ascoltare, nella pazienza per ricucire e comporre? O anche la Chiesa è ormai travolta dalla frenesia dell’efficienza? Recuperiamo, cari Fratelli, la calma di saper accordare il passo con le possibilità dei pellegrini, con i loro ritmi di cammino, la capacità di essere sempre vicini per consentire loro di aprire un varco nel disincanto che c’è nei cuori, così da potervi entrare.
LIBERTA’ DI ANNUNCIO (27 luglio, Arcivescovado di Rio de Janeiro, all’episcopato brasiliano) Nell’ambito della società c’è una sola cosa che la Chiesa chiede con particolare chiarezza: la libertà di annunciare il Vangelo in modo integrale, anche quando si pone in contrasto con il mondo, anche quando va controcorrente.
GIOCATE IN ATTACCO! (27 luglio, Lungomare di Copacabana, Rio de Janeiro, Veglia di preghiera della GMG) Siamo parte della Chiesa, anzi diventiamo costruttori della Chiesa e protagonisti della storia. Ragazzi e ragazze, per favore: non mettetevi nella “coda” della storia! Siate protagonisti! Giocate in attacco! Calciate in avanti, costruite un mondo migliore, un mondo di fratelli, un mondo di giustizia, di amore, di pace, di fraternità, di solidarietà. Giocate in attacco sempre!
MATRIMONIO FUORI MODA? (28 luglio, Padiglione 5 di Rio centro, Rio de Janeiro, ai volontari della GMG) Alcuni sono chiamati a santificarsi costituendo una famiglia mediante il sacramento del matrimonio. C’è chi dice che oggi il matrimonio è “fuori moda”. E’ fuori moda? (i volontari rispondono: Nooo!) Nella cultura del provvisorio, del relativo, molti predicano che l’importante è “godere” il momento, che non vale la pena di impegnarsi per tutta la vita, di fare scelte definitive, “per sempre”, perché non si sa che cosa riservi il domani. Io, invece, vi chiedo di essere rivoluzionari, vi chiedo di andare controcorrente. Sì, in questo momento vi chiedo di ribellarvi a questa cultura del provvisorio, che, in fondo, crede che voi non siate in grado di assumervi responsabilità.
LOBBY GAY (29 luglio, in aereo, rispondendo alle domande di un giornalista sul ‘caso’ di monsignor Battista Ricca (nuovo prelato dello Ior accusato di comportamenti inaccettabili) e sulla ‘lobby gay’ in Vaticano) In questo caso ho fatto l’investigazione previa e non abbiamo trovato niente. Questa è la prima domanda. Poi Lei parlava della ‘lobby gay’. Io ancora non ho trovato nessuno  che mi dia la carta d’identità, in Vaticano. Dicono che ce ne siano. Ma si deve distinguere il fatto che una persona è gay dal fatto di fare una lobby. Se è lobby, non tutte sono buone. Se una persona è gay e cerca il Signore e ha buona volontà, chi sono io per giudicarla? Il catechismo della Chiesa cattolica dice che queste persone non devono essere discriminate, ma accolte. Il problema non è avere queste tendenze, sono fratelli. Il problema è fare lobby: di questa tendenza o d’affari, lobby dei politici, lobby dei massoni, tante lobby… questo è il problema più grave.
DIVORZIATI RISPOSATI (29 luglio, in aereo, rispondendo alla domanda di un giornalista sull’esclusione dai sacramenti dei divorziati risposati) Credo che questo sia il tempo della misericordia, che sia l’occasione, il kairos della misericordia. (…) Il clericalismo ha lasciato tanti feriti e bisogna andare a curare questi feriti con la misericordia. (…) I divorziati possono fare la comunione, sono i divorziati in seconda unione che non possono. Bisogna guardare al tema nella totalità della pastorale matrimoniale. Apro una parentesi: gli ortodossi ad esempio (…) permettono una seconda unione. Quando si riunirà il gruppo degli otto cardinali, l’1, 2 e 3 ottobre, tratteremo come andare avanti nella pastorale matrimoniale. 


sabato 27 luglio 2013

La dichiarazione della Bonino

Vi mando in file la dichiarazione fatta in Senato il 24 u.m. dalla ministro Bonino, evidenziando in rosso i passi che ritengo salienti. 
Da inesperta tapina nel campo degli intrecci... della politica, non oso esprimere giudizi personali.
Preferisco accennare a sensazioni che ricavo dai fatti di oggi, che sono avvolti in tutto un clima di diffidenza (spesso motivato) per le persone al potere che ci rappresentano. Nessuno di coloro che condannano Alfano, Letta, la Bonino e Napolitano e di coloro che li difendono in realtà capisce che mancano in modo fondamentale, cittadini interessati al bene comune.
Apprendiamo tutti da mezzi di informazione schierati prima che oculati.
Oserei dire in forma di perorazione: cerchiamo di capire e COOPERIAMO in quel poco che ci è dato fare, ciascuno secondo le proprie competenze. E' questo il primo passo per promuovere il BENE COMUNE (repetita juvant).
Questo caso, in cui la Bonino ha fatto quanto è di sua competenza, ma che è stato oggetto di tante prese di posizione strambe, è uno dei tanti casi in cui inceppa un difficile cammino verso una politica che possa davvero farsi interprete dei bisogni urgenti dell'oggi.
Aggiungo: dilatiamo lo sguardo verso tutti i mali del mondo. Forse l'Italia potrebbe farcela meglio di tanti altri stati. Tutto è globale e locale nello stesso tempo.
Ausilia  
N.B. non so riprodurre i questo blog il documento. Mi spiace

L'articolo di M.Lanfranco

Tento di rispondere qui all'articolo di Monica Lanfranco sul femminismo, pubblicato nel suo blog (la mia inesperienza in campo informatico mi è molto di ostacolo: ma così avviene in un mondo dove, se non sei nata pochi anni fa, non ti ritrovi più: ma ci libereremo così dal modo di essere della parte non acculturata nel modo voluto dalla nostra società?).
Le donne, dice Monica, da me tanto stimata, sono oggi così e così... E fa capire come dovrebbero essere.
Con la forza della mia ignoranza che copre per fortuna un buon cervello, dico che non sono del tutto d'accordo.
Le donne sono così e così, se confrontate col pensiero femminista (e non solo). Ma ci sono donne come me. Ebbene,  io sono vissuta nell'oppressione a) della famiglia nella prima parte della mia vita; b) dell'istituto religioso per quindici anni; c) delle donne sposate con preti o in balia dei preti dentro l'istituzione; d) dell'impossibilità di vivere in una mondo libero mentalmente da parametri istituzionali di sorta; e) dalla mia appartenenza al mondo cattolico, che rifiuto e di cui pare non possa fare a meno.
Il femminismo non mi ha mai aiutato a trovare la mia via: mi ha semplicemente imposto i suoi parametri (= paraocchi). Eppure non trovo di meglio e mi affido al meno-peggio.
Sono fatta male io? Non lo metto in dubbio.
Ma so anche che ho un mio modo di vivere Dio-in-me, mediante il quale potrei rendermi utile agli altri; anche in un periodo della vita, che resta tabù per tutti e mi vorrebbe condannata all'isolamento.
Resisterò comunque, come sempre.
Ausilia   

sabato 13 luglio 2013

Adista Documenti n. 26 del 13/07/2013 [Segue mia riflessione]
di Héctor Alfonso Torres Rojas (passim)
Ho letto da qualche parte che il papa sta facendo dono alle autorità latinoamericane che si recano a visitarlo del testo della V Conferenza dell’episcopato latinoamericano, svoltasi ad Aparecida nel 2007,  della cui redazione l’allora card. Bergoglio è stato uno dei protagonisti. E ad Aparecida si è respirata Teologia della Liberazione…
Qualche mese fa un teologo ipotizzava che una delle ragioni dell’abdicazione di Benedetto XVI potesse essere la constatazione del fallimento ecclesiale della teologia, la “sua teologia”, che aveva cercato di imporre a partire dal pontificato di Giovanni Paolo II. Come prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede, Ratzinger ha condannato circa 200 teologi e teologhe di tutti i continenti e di diverse culture. Che ne era allora dell’inculturazione della fede?Questa sistematica condanna di altre teologie non solo ha portato discredito al Vaticano ma ha condotto anche all’enorme crisi che attraversa la Chiesa-Popolo di Dio. Se le domande che formulo sono valide, benvenuto sia il nuovo atteggiamento vaticano, così atteso e necessario. Di più: estremamente urgente…
Come cambiare la teologia che domina oggi varie generazioni di vescovi, sacerdoti, religiosi, religiose, laici e laiche? Una teologia che è molto lontana dallo spirito e dalla logica della teologia del Concilio Vaticano II, delle teologie progressiste condannate e non insegnate e ancor più della Teologia della Liberazione e dei suoi sviluppi.
La maggior parte dei vescovi, dei sacerdoti, delle religiose e dei religiosi, dei laici e della laiche è stata formata nell’ambito di una teologia e di una pastorale che dà molta più importanza alle pratiche religiose che al Vangelo come Forza di Liberazione. Vescovi e sacerdoti che «non odorano di pecora» ma di incensi e rituali perché, come ha affermato varie volte papa Francesco, si sono convertiti in una “Chiesa autoreferenziale”, chiusa in se stessa e nella sacrestia, che non si avventura nelle “periferie”.
La speranza è che le parole e i gesti di papa Francesco siano resi credibili da una prassi abbondante.
MIA RIFLESSIONE
Simone Weil titola così un suo libro: OBBEDIRE AL TEMPO.
E’ quello che non sappiamo e/o non vogliamo fare. E non possiamo raccapezzarci tra le difficoltà del tempo attuale (ma non solo): vogliamo tutto e subito, ponendo sotto accusa fatti e persone del momento storico.
Così facciamo di papa Francesco –ahimè- l’idolo in cui riporre tutte le speranze.
Non scendo nei particolari dei fatti del giorno, ma chi ha la pazienza testarda di voler capire qualcosa, può estendere le pretese che si hanno nei riguardi dell’attuale papa, a quelle nei riguardi di persone del mondo politico in Italia e nel mondo. Un tempo si è definito ideologico un atteggiamento simile, ma oggi non vogliamo ammetterlo (ed è peggio ancora).
Ricordo quando da giovane universitaria mi cimentavo con testi duri da comprendere: per raccapezzarmi selezionavo singole frasi accessibili e, pur convinta che mi sfuggiva un quadro complessivo, riuscivo a superare esami dai quali chi era fortunato ricavava un ‘diciotto’, ottenendo il massimo dei voti (ero convinta di non meritarli perché in verità aveva capito ben poco).
Che voglio dire?
Esemplifico: tra le telefonate che mi raggiungono prevalgono quelle della fascia culturale entro la quale anch’io ero irretita, e cioè quella di sinistra, in campo sia ecclesiale sia politico. Ma che è successo? sarei passata alla destra? mi battezzereste così se dico che il mago Berlusconi non mi fa paura più di quanta non me ne avesse fatta il mago Andreotti o di quanta possano farmene altri maghi sparsi nella sinistra di oggi?
Io con le persone con cui parlo uso l’unico atteggiamento possibile. Estraggo qualcosa dai loro discorsi per riflettere su ciò su cui si può ‘lavorare’, nella convinzione che bisogna obbedire al tempo, nel senso che tutto, nel dire e nel fare, è parziale fino a che siamo nella temporalità.
Allora:
chi legge (da e-legere)  i lavoretti che pubblico nel mio blog Conversazioni, può intuire che non pretendo esprimere verità di sorta, convinta come sono che l’unica accessibile non si deduce dai fatti, ma dall’osservarli (da ob-servare).
Sapete cosa più mi convince della saggezza di papa Francesco? Il non aver paura, il coraggio, la speranza, anziché la fede nell’assoluto.
Ma, per favore, non applichiamo queste sue virtù a caratteristiche di sinistra o di destra!       


domenica 7 luglio 2013

Riflettendo su questioni imbarazzanti

a) NELLE PROTESTE DI MASSA
NON C’è IL SEME DELLA DEMOCRAZIA
Induce a riflettere ciò che consegue ai fenomeni di massa.
In piazza Tahrir, ne Il Cairo, non sono mancati atti criminali terrificanti contro le donne. Amnesty International ha raccolto le testimonianze delle sopravvissute alla violenza sessuale, ma noi non le riportiamo per non alimentare il prurito malsano della ferocia rivestito d pietà.
b) LA VERA LOTTA POLITICA secondo GRILLO
(AGI - passim) - Roma, 7 lug. - Beppe Grillo torna a tuonare contro la casta, anzi contro le caste che, considerate un sol blocco, pietrificano il Paese e ne impediscono il cambiamento, stritolando il cittadino: la casta politica, quella dei giornali e della burocrazia, della pubblica amministrazione centrale e degli enti inutili, quella delle aziende partecipate, dei concessionari e delle pensioni d'oro. Le caste sono infatti ovunque intorno a noi. Sono il colesterolo nelle vene e nelle arterie della Nazione. Le caste sono unite tra loro e formano un corpo immenso, un super blocco sociale, che annulla qualunque spinta al cambiamento. Un muro di gomma bulimico che si alimenta con un aumento delle imposte, dei bolli, dei balzelli. Lo Stato-Casta discute solo di tasse, di IMU, di IVA, di IRES, di IRPEF, temi che hanno ormai assorbito ogni spazio della comunicazione politica. Travasi di sangue da chi produce a chi sperpera per tenerlo in vita. Il potere delle caste non deriva dal controllo dei mezzi di produzione, ma da quello dei mezzi di informazione. Senza le menzogne quotidiane le caste sarebbero nude, visibili nella loro arroganza. La casta politica, la casta dei giornali, la casta della burocrazia, la casta della pubblica amministrazione centrale, la casta degli enti inutili, la casta delle aziende partecipate, la casta dei concessionari, la casta delle pensioni d'oro, infinite caste stritolano il cittadino come un serpente boa.

La lotta contro le caste e' la vera lotta politica: sottrarre il potere a chi lo esercita per perpetuare se stesso e mantenere tutto inalterato. Immobile. Immutabile. Chi abita nella foresta può fare sentire la sua voce, una voce che verrà in apparenza accolta, per farlo sentire libero, ma mai ascoltata.

sabato 6 luglio 2013

aggiornamenti sull'Egitto

Francesca Padovese 
Molti di voi saranno presi con la situazione politica italiana però è importante dare un'occhiata cosa sta accadendo in Egitto.
Sull'onda delle proteste scatenatesi in Tunisia, che hanno portato alle dimissioni del presidente Ben Ali, gli egiziani si sono sollevati e hanno protestato contro il rincaro dei prezzi dei vari prodotti alimentari.
Questa protesta si è poi ampliata arrivando a chiedere le dimissioni del presidente Hosni Mubarak che, voglio dirlo subito, è un autocrate.
I media ci dicono che questi egiziani stanno lottando per ottenere libertà e democrazia ma c'è dell'altro: i rivoltosi vengono usati dai Fratelli Musulmani e da gruppi di estrema sinistra.
Queste due entità hanno un nemico in comune: l'Occidente capitalista rappresentato dagli Stati Uniti d'America e da Israele e in Egitto si sono unite per iniziare quella rivoluzione che secondo loro porterebbe la fine del nostro modo di vivere.
Per il gruppo musulmano si dovrebbe persino restaurare il califfato, che già la storia ha avuto modo di conoscere.
Per i comunisti, invece, si dovrebbe instaurare un Nuovo Ordine Mondiale di matrice comunista.
Molti gruppi di estrema sinistra e molti sindacati si sono espressi in favore dei manifestanti egiziani, vedendo in questa rivolta un modo per abbattere il capitalismo.
Ora come ora dobbiamo stare a vedere chi prenderà il posto di Mubarak, sperando che non siano i Fratelli Musulmani altrimenti gli egiziani passeranno dalla padella alla brace, e l'Occidente soffrirà terribilmente da questo.
Questo fuoco che si è acceso in Tunisia e che adesso ha incendiato l'Egitto si sta espandendo in molti paesi del Medio e Vicino Oriente, e dell'Africa e c'è il rischio che arrivi anche in Europa. 

L'unica cosa che possiamo fare, almeno per il momento, e stare a vedere come evolve la situazione.