Il mio punto di vista sugli ultimi fatti, con l'ausilio di due analisi, tratte da "NOI DONNE" qualche giorno fa:
No, non ci sono vincitori né nella destra 'democratica' di Berlusconi né nella sinistra dell'attuale PD. Siamo tutti SCONFITTI, nonostante il barlume di speranza che nasce dalla formazione del governo Letta.
Quando ci accorgeremo che permangono contrapposte due logiche: a) quella degli interessi personali, b) quella ideologica?
Quale risulterà, anziché migliore, più conveniente?
NON CONTRAPPORRE PRINCIPI E DATI DI FATTO.
Lo impone la piazza in cui si danno sfogo agli istinti fondamentali di sopravvivenza.
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Ecco le due analisi in Noi Donne
I tanti significati del secondo mandato al Quirinale per Giorgio Napolitano ...
Tiziana Bartolini
C’è sempre una prima volta. E il secondo
mandato al Quirinale per Giorgio Napolitano inaugura la possibilità di
rielezione del Presidente della Repubblica, possibilità che la Costituzione non
prevede ma neppure impedisce. Indipendentemente dalle regole sancite nella
Carta un esercizio di veto lo avrebbe certo dettato il buon senso, in
considerazione degli 88 anni del Presidente e della richiesta di un cambio di
passo emersa chiaramente dalle recenti elezioni. Poiché la politica si esprime
anche attraverso i simboli, è incontestabile che questa riconferma è la
certificazione della paralisi della classe dirigente italiana, quella politica
e quella che abita i palazzi dei vari poteri che compongono il sistema-paese
nel suo complesso. Non immaginiamo un pressing di banchieri e industriali sul
PdL (che ha proposto da subito il settennato-bis di Napolitano) e neppure una
lobby che ha imposto al PD di affondare Marini e Prodi e di non proporre
Rodotà. Non è immune dalla critica neppure il M5S, inchiodato ad un pugno di
nomi da un misterioso sondaggio sul web. Sembra piuttosto che un così tanto rinnovato Parlamento si sia
immediatamente adeguato ai criptici rituali del Palazzo, ai tempi lunghi della
peggiore politica, ai rinvii defatiganti, alle continue prove tecniche di
cambiamenti che o sono di facciata non arrivano proprio, insomma all’eterno
gioco delle parti in commedia affinché nulla cambi se non con il placet dei
poteri forti. Il più giovane
Parlamento d’Europa, composto per circa un terzo da donne, si è impantanato al
primo passaggio istituzionale, incapace di gesti di autonomia, senza orgoglio,
timoroso di infrangere consuetudini, prigioniero di faide antiche o contrasti
recenti che non hanno alcuna relazione con l’Italia viva e le sue gravi
emergenze economiche e sociali. Senza dubbio il PD ha il primato delle colpe avendo
irresponsabilmente coinvolto l’intero Paese nella sua irrisolta crisi di
identità e dando prova di una arroganza indigeribile persino per i suoi più
fedeli militanti ed elettori.
Come potrà, ragionevolmente, riproporsi alla guida del Paese una sommatoria
squallida di personalismi ed egocentrismi che non è stata in grado di
auto-governarsi in un passaggio così delicato e decisivo? Cosa ha impedito la
polarizzazione delle tante e positive forze rigeneratrici che pure ci sono in
Parlamento e nel PD intorno ad un nome da scegliere quale simbolo (Rodotà o
altro di analoga caratura e forza istituzionale) per accompagnare una nuova
fase di autentico e profondo mutamento? L’occasione perduta accentua solchi già
profondi e vi aggiunge l’amarezza di assistere ad una scelta imposta a Giorgio
Napolitano da un’emergenza fabbricata in laboratorio con una miscela di
silenzio, pavidità e cinismo. Abbiamo assistito ad una lotta i cui protagonisti
- vincitori e vittime - sono stati uomini che hanno agito con logiche maschili
e machiste. Per costoro la
Repubblica e la Democrazia, che avevano (e hanno) urgenza di cura e
manutenzione, possono aspettare. Aspettare che maturino i tempi per una Politica propositivamente
dialettica e condivisa quando necessario. Aspettare che arrivi da chissà chi il
via libera per mutare equilibri e occupare spazi decisionali. Aspettare che 290
tra senatrici e deputate elaborino strategie alternative alle regole dominanti
e sbagliate. Aspettare…. il contrario esatto dell’abusato slogan
‘se non ora quando’. Il femminile legato all’idea di Rinascita e di
Rigenerazione anche questa volta ha passato la mano. Il prossimo giro non
tarderà molto. Conviene attrezzarci per tempo.
DAL BLOG DI BEPPE
GRILLO
Silvio Berlusconi
vuole garanzie sulla giustizia. Questo l'argomento numero uno delle trattative
con Enrico Letta, altro che Imu. Secondo ILEANA MILELLA SU REPUBBLICA, Berlusconi vorrebbe
innanzi tutto la nomina a senatore a vita, che gli permetterebbe l'immunità, e poi
un'aminstia o indulto condito con qualche legge o provvedimento che gli evitino
il carcere. Per non parlare del fatto che punta a mettere un suo fedelissimo al
ministero. Perché il rischio che ci vada veramente, questa volta, c'è: sono a
rischio sentenza rapida i processi Mediaset, Ruby, Unipol, De Gregorio.
Lo scambio con Enrico
Letta ma anche con Giorgio Napolitano sarebbe questo: io
(Berlusconi) vi appoggio un governo di salute pubblica, voi mi tutelate contro
la magistratura. Anche perché una condanna o peggio ancora un arresto durante
la vita (già non semplice) di questo governo di larghe intese sarebbe una
catastrofe. Dopo il ragionamento le richieste: la nomina di senatore a vita,
per lui ma anche per Romano Prodi (anche per farla apparire meno
"sporca") e un'amnistia o indulto. Le posizioni come si vede sono
inconciliabili per ora, visto che in tema di giustizia, il Pd invece chiede la
legge anticorruzione, il processo lungo, il falso in bilancio.