mercoledì 30 novembre 2011

EURO il 9 dicembre

Nicola Sessa
www.peacereporter.net
Il vertice del 9 dicembre prossimo sarà l’ultima spiaggia per l’euro. È ormai un dato di fatto. La sopravvivenza dell’unità monetaria dipenderà dall’esito di quella riunione. Nell’immediato futuro l’Ue si troverà di fronte al bivio: una maggiore integrazione o disgregazione.
Il ministro dell’agricoltura francese, Bruno La Maire, ha descritto al meglio il campo di battaglia su cui si muovono le parti in causa: “Siamo in una guerra economica contro potentissimi speculatori i quali hanno deciso che è nel loro interesse porre fine all’euro”. L’esito della guerra, dopo una lunga serie di battaglie perdute, dipenderà dalla responsabilità dei governi europei e, soprattutto dalle decisioni dei “generali” Merkel e Sarkozy.
Il tempo scorre velocissimo e la macchina elefantiaca europea non riesce a muoversi con la rapidità richiesta dalle circostanze. Il cancelliere tedesco e Angela Merkel e Nicolas Sarkozy, premono sull’acceleratore per arrivare al più presto a un’unione fiscale: la settimana prossima, anche prima del vertice del 9 dicembre, il direttorio franco-tedesco presenterà un proprio piano. In sostanza, Berlino e Parigi chiedono di implementare uno strumento, già per gli inizi del 2012, che possa rigettare i budget nazionali degli stati membri in violazione della normativa europea.
Una cessione della sovranità fiscale nazionale, dunque, con la Commissione europea che controlli i bilanci prima ancora che siano votati dai parlamenti nazionali. Di più: Berlino e Parigi vorrebbero poter indossare la casacca di arbitri e poter deferire alla Corte di Giustizia europea i paesi che infrangano le norme. Si tratta di provvedimenti che esulano dalle previsioni dei trattati europei ma, si sostiene, un maggiore controllo sui bilanci nazionali contribuirebbe alla salvezza della moneta unica. Un nuovo patto di stabilità che, sul modello degli accordi di Schengen, dovrebbe raccogliere l’adesione volontaria dei singoli paesi membri nell’attesa – con tempi lunghi – di poter modificare i trattati.
Il default non è più un tabù, come non lo è l’ipotesi di un’uscita dall’euro di uno o più paesi (anche se, sulla carta, non si può abbandonare la moneta unica senza uscire dall’Unione europea). Siamo già oltre la Grecia e Peter Morici, professore alla Smith School of Business, sostiene che Francia e Germania dovrebbero aiutare “l’Italia e altri paesi a uscire dalla moneta unica”. L’Italia ha preso in prestito più denaro di quello che è in grado di restituire: nel primo quadrimestre del 2012 scadranno 110 miliardi di euro in obbligazioni che lo stato italiano dovrebbe rifinanziare e le previsioni Ocse -Italia in recessione nel primo trimestre 2012 – non aiutano.

domenica 27 novembre 2011

LE donne nelle NUOVE cariche istituzionali E IL FEMMINISMO OGGI

Ne “il Paese delle donne” trovo spunti per accennare al femminismo oggi, in modo particolare dopo l’elezione di Mario Monti. 
a) Giancarla Codrignani ci presenta le nuove ministre, accennando al mutamento di linguaggio:
Care amiche, anche il linguaggio è stato violentato, lo sappiamo bene quando sentiamo dire - e ridacchiarci sopra - che la Merkel è una governante. Nel caso di Angela non ci possiamo fare niente; ma siamo liete di riferire che oggi, 25 novembre, Giorgio Napolitano ha risolto un problema non di femminismo, ma di morfologia: Cancellieri, Fornero, Severino sono - di fatto ma anche di nome - "ministre" ha detto il presidente della Repubblica, correggendo non solo il maschilismo dominante perfino sul linguaggio, ma la corretta morfologia dell’italiano.
b) Nell’ Intervista a Imma Barbarossa
Geni Sardo parla dello stato di salute del femminismo:
… Rispetto alla vivacità e alla radicalità degli anni Settanta e, in parte Ottanta, non v’è dubbio che quello che appare è un appannamento non tanto della ‘resistenza’ del femminismo agli attacchi sempre più violenti (30 anni fa impensabili) del patriarcato: la resistenza c’è e, poiché il movimento delle donne è stato definito ‘carsico’, agli attacchi più violenti si ricompone, agisce, scende in piazza. Quello che mi pare, invece, alquanto appannata è la radicalità, il rifiuto dei compromessi.
….. Circa il separatismo la sua interlocutrice afferma:
Separarsi per capire meglio, per ricostruire soggettività autonome. Mi ha anche aiutata un libro per me fondamentale, Cassandra di Christa Wolf. Durante l’assedio di Troia, quando la cittadella ‘felice’ (metafora del socialismo) si corrompe e si omologa agli aggressori, le donne prendono le distanze, si rifugiano nelle caverne per tessere un’altra storia, alternativa a quella dei vincitori e degli eroi. Cassandra si rifugia tra loro per capire meglio e opporsi al bellicismo maschile, contro la pratica che identifica il maschile con la guerra. Di lì prende la forza per dire No alla omologazione con gli aggressori fondata sull’appartenenza alla famiglia e alla patria.
….. Alla domanda: Puoi dirci qualcosa del gruppo di cui fai parte? è interessante la risposta:
Tra paria e parvenues, per parafrasare Hannah Arendt, cerco di praticare una terza via che eviti il rischio della lamentela, o della pura e semplice denuncia o, peggio, dell’autotutela di gruppo, ma riesca a porre questioni generali o, meglio, a porre la lotta al patriarcato come questione generale, a parlare alle compagne che non hanno pratiche femministe, a rivolgersi ai compagni chiarendo che la lotta al patriarcato è un aspetto fondamentale della critica dell’esistente e che il nesso tra capitalismo e patriarcato, tra liberismo e dominio maschile è un elemento centrale per chi voglia cambiare gli assetti della società in cui viviamo

* Mi astengo dal pronunziarmi su quanto ho riportato, condividendolo, ma torno a sostenere l’importanza di non perdere mai di vista il femminismo che, con tutte le sue falle, è una movimento che persisterà fino a quando questa ennesima violenza dell’umanità sopraffarà la donna. Ma dipende dalle singole prenderne atto ed impegnarsi anche nel piccolo. Ausilia

sabato 12 novembre 2011

Lettera ripresa anche nell'articolo pubblicato in queste ore dal sito de Il Corriere della Sera

Gentile Senatore Monti,
La sua nomina ha riempito di speranza la gran parte delle cittadine e dei cittadini italiani che ben conoscono la sua intelligenza, rigore e coraggio. Le auguriamo di riuscire a costituire un buon Governo capace di attuare quelle riforme necessarie a portare il paese fuori da questa crisi drammatica. Immaginiamo che in questi giorni Lei venga sollecitato da ogni parte ma ci consenta di rivolgerle un invito: ci eviti, per favore, una foto di insediamento del nuovo Consiglio dei Ministri di tipo medievale-sessista, composta da soli uomini. Uomini che dovrebbero, tra l'altro, avere come priorità quella di liberare il più vasto giacimento di energia sottoutilizzata presente in Italia: le cittadine italiane.
Siamo consapevoli che in questo paese una donna per essere scelta in una posizione di leadership deve essere intelligentissima, ma anche semplice, bella ma anche brutta, con esperienza ma anche giovane, deve preferibilmente avere conquistato un titolo olimpico in eta' giovanile, avere almeno tre figli e soprattutto una (si badi bene: una sola) famiglia perfetta. Ma Lei, Senatore, le cerchi queste donne in gamba, competenti, oneste e sinceramente impegnate per il bene del paese e vedrà che qualcuna la trova!
Le auguriamo di riuscire a scegliere persone di valore e di ridare all'Italia un'immagine internazionale degna.
Buona fortuna
Comitato Pari o Dispare

Simpatica questa lettera. Ma io spero anche nella scelta di uomini in gamba e mi auguro che le donne in gamba non diventino, una volta elette, imitatrici degli uomini, in gamba o non in gamba. Le donne per portare un soffio di novità debbono smetterla di porsi in competizione con gli uomini, ma dare esempio di come si possono esprimere le migliori doti a partire di TUTTO il proprio essere, senza enfatizzare nemmeno la loro femminilità. Ausilia

sabato 5 novembre 2011

L’astensione dell’Italia nel voto per l’annessione della Palestina all’UNESCO

Ben 107 Stati hanno votato per l’annessione della Palestina all’Unesco, hanno riconosciuto a questa terra di martiri e dolore ciò che tutti pensiamo di quei luoghi: dovrebbero essere patrimonio dell’umanità. Non di Israele, che questo riconoscimento teme.
Questo riconoscimento, che veste per i palestinesi gli abiti di una vittoria simbolica (che simbolica non sarà per l’Unesco, che vedrà tagliarsi i fondi da Stati Uniti e da Israele; perché la politica in democrazia, si sa, si fa a suon di ritorsioni), è comunque un segnale importante. La maggioranza della comunità internazionale ha una sua visione sul futuro della Palestina e, nonostante il veto statunitense, la realizzazione di uno Stato indipendente sarà solo questione di tempo.
L’Italia, invece, ha perso un’occasione. Il motivo? Perché non possiamo permetterci di sbagliare allineamento, dobbiamo scegliere sempre la parte giusta, quella “vincente”. Così, se l’Europa si divide e gli Usa votano contro, a noi non rimane che l’astensione…..
(Passim dal sito delle teologhe)