martedì 28 marzo 2017

Convegno di preti sposati

A ROMA UN CONVEGNO DI VOCATIO SU PRETI SPOSATI PER UNA CHIESA IN CAMMINO.

IL VESCOVO GIOVANNI D’ERCOLE: VOI NON SIETE UN PROBLEMA PER LA CHIESA, MA UNA RISORSA.

Una cinquantina di presbiteri cattolici di rito latino, provenienti da tutta Italia e spesso accompagnati dalle loro mogli, si sono ritrovati dal 24 al 26 marzo a Roma per il Convegno “Preti sposati per una Chiesa in cammino”, promosso da Vocatio, la storica associazione che dal 1981 offre sostegno a quanti devono abbandonare l’esercizio del ministero per aver contratto matrimonio e chiede l’abolizione dell’obbligo del celibato.
Ad aprire i tre giorni di lavoro, sviluppatisi tra momenti di preghiera, dibattiti in assemblea e proiezione del film-documentario “Uomini proibiti”, sono stati papas Antonio Cucinotta, parroco grecocattolico a Messina e la moglie, Mara Grazia Spadaro, che hanno presentato l’esperienza dei sacerdoti uxorati (cioè ordinati dopo il matrimonio) nelle Chiese di rito bizantino in comunione con Roma. È toccato quindi alla teologa Adriana Valerio approfondire gli “amori irrisolti” tra donne e preti, evidenziando come le prime siano il vero “soggetto invisibilizzato” nella Chiesa e come il superamento del celibato obbligatorio per i presbiteri vada compreso all’interno di una più complessiva riforma della Chiesa, che la rende effettivamente inclusiva. Il teologo Giovanni Cereti ha invece sottolineato come la “(ri)scoperta della bellezza e della santità del matrimonio e della famiglia” avvenuta nel XX secolo e sfociata nell’Amoris Laetitia renda non più sostenibile l’incompatibilità tra vocazione al ministero presbiterale e vocazione al matrimonio, aprendo la strada all’ammissione al presbiterato di uomini sposati anche nella Chiesa latina e alla riammissione all’esercizio del ministero di quanti ne sono stati esclusi per essersi sposati. Ernesto Miragoli, prete sposato comasco, si è soffermato sulla crisi dei presbiteri e delle donne che mantengono relazioni affettive nascoste. E il moralista Basilio Petrà, ha infine messo l’accento sulla quasi nulla considerazione dei sacerdoti uxorati da parte del magistero della Chiesa cattolica, nonostante essa sia una comunione di 22 Chiese, le quali, salvo quella malabarese, quella malankarese e quella latina (peraltro con l’eccezione dei pastori convertiti da altre confessioni), hanno tutte un clero uxorato, ma anche come l’Amoris laetitia, al n. 202, riconosca per la prima volta un loro possibile speciale contributo alla vita della Chiesa intera, e in particolare alla comprensione dei problemi della famiglia, proprio in virtù della loro esperienza diretta.
Il presidente di Vocatio Giovanni Monteasi spiega di non essere contro il celibato, ma «per la libertà di scelta: i preti dovrebbero avere la possibilità di scegliere se sposarsi o no». E ricorda l’incontro avuto a Roma da papa Francesco con quattro preti sposati e le loro famiglie(nella foto).
«L’obbligo del celibato è in stridente contrasto con i diritti della natura e con l’etica evangelica, che la castità consigliava ma non imponeva», disse nel lontano 1788 il cardinale Giuseppe Capecelatro. «Il primo Papa, san Pietro, era ammogliato», ripeteva in anni recenti il cardinale belga Léon-Joseph Suenens. Voci fuori dal coro, oggi di fatto inascoltate. Anche se Francesco ha recentemente detto di voler studiare la possibilità dei viri probati, uomini sposati di provata fede a cui affidare alcune funzioni ministeriali. Nella Chiesa, con l’eccezione del rito orientale, la prassi che si è imposta a partire dal Concilio di Trento è di ordinare preti solo candidati celibi.
Culmine dell’incontro è stata la celebrazione eucaristica presieduta dal vescovo di Ascoli Piceno, mons. Giovanni D’Ercole, che, con la sua inedita presenza, ha forse dato il via a un dialogo tra la Conferenza episcopale italiana e i preti privati dell’esercizio del ministero per aver contratto matrimonio. “Voi non siete un problema per la Chiesa, ma una risorsa”, ha ripetuto il presule, offrendosi come “punto di riferimento” per un cammino di ascolto, di reciproco perdono e di riconciliazione. Non resta che attendere il prossimo passo.
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MAURO CASTAGNARO


Nota personale
Leggo con gioia i nomi di persone che conosco di persona, e con le quali abbiamo ‘lavorato’ per approfondire il tema. Tema che non riguarda, a mio parere, preti con l‘aggettivo ‘sposati’, ma preti e donne sposati.
E’ certo che la scelta è stata sofferta da entrambi. E’ certo che ci siamo donne le quali abbiamo avuto la vocazione di farla (la scelta) nonostante le difficoltà, le quali, checchè se ne dica, perdurano ancora.
Mi dispiace questo stare-accanto al prete della donna, in condizione non paritetica; tanto è vero che la questione riguarda il celibato dei preti, e non la vocazione di un uomo-prete, e la vocazione di una donna che aspira a svolgere un ruolo ministeriale; oppure della donna che ama legittimamente un prete.
Lo so, così stando le cose, la questione si sposta verso l’appartenenza ad un clero votato al celibato. Ma io so per esperienza come abbiamo vissuto, io e mio marito la fatica di ottenere la dispensa, e umiliazione di un matrimonio “celebrato senza celebrazione”……
Mons. D’Ercole oggi evidenzia amorevolezza e condivisione, ma io ho altri ricordi del rapporto con lui. Non gliene faccio un rimprovero, ma vorrei che se ne ricordasse per amore di verità e di chiarezza.
Ausilia Riggi, vedova di Giacomo Pignata



martedì 21 marzo 2017

Maledetta Eva

Maledetta Eva

“Maledetta Eva” forte, straordinario, ipnotico, dirompente Un libro per donne che non temono la verità

inserito da Raffaella Mauceri

“Maledetta Eva” forte, straordinario, ipnotico, dirompente
Un libro per donne che non temono la verità
Di Angela Adamo

"Maledetta Eva" è un libro che non si dimentica. Firmato da Eraldo Giulianelli, ricercatore, giornalista, è infatti un testo “forte”, dirompente, che attraverso uno stile asciutto ed essenziale, ci conduce nel tempo e nello spazio in una storia allucinante: la storia bimillenaria della misoginia che accomuna le tre più importanti religioni monoteiste scaturite dal libro di Abramo: la religione ebraica, la religione islamica e la religione cristiana nella sua versione che raccoglie il più alto numero di accoliti: il cattolicesimo. Tutte le sventure umane e la rovina dell'intero creato, esse, infatti, le addebitano ad Eva poiché fu lei a disobbedire al decreto divino di non mangiare il frutto proibito, la famigerata mela, e ad introdurre così la sofferenza e la morte per tutti i viventi.
A questa stupida favoletta (cui generazioni e generazioni di persone hanno creduto e ancora oggi credono alla lettera) ben poche teste pensanti osarono opporsi, tra queste la più brillante fu quella della filosofa e scienziata Ipazia che pagò la sua dissidenza con una fine orribile per mano dei monaci al seguito e agli ordini del vescovo Cirillo, che la chiesa cattolica premiò facendolo santo. Ed è proprio alla grande Ipazia che Giulianelli dedica il libro, per onorare la sua memoria di martire dell’intelligenza e del genio femminile sacrificato alla crudeltà del cattolicesimo imperante e del suo smodato potere.
Nato dunque dalla passione per la giustizia e la verità storica, organizzato con metodo razionale e inclusivo e diviso in capitoli di vasto respiro, il libro ci mostra la spietatezza e l'efferatezza delle religioni nei confronti della donna, ivi incluse le peggiori nefandezze consumate anche ai danni dell'intero genere umano!

"Le prime pagine della Bibbia – cita infatti l’autore - hanno durevolmente fondato la coscienza della superiorità fisica e morale dell'uomo sulla donna già di per sé impura e personificazione della colpa fin dal primo giorno". (I teologi cattolici Johann e Augustin Theiner).
I padri della Chiesa cattolica sono citati come il primo e insuperabile esempio di misoginia, ed ecco qualche esempio: "La donna è breccia del demonio: sei tu che hai concesso l'ingresso al diavolo, tu hai spezzato il sigillo di quell'albero, tu hai per prima violato l'osservanza della legge divina..." ( Tertulliano).
Altra piccola perla: " Nessuna donna osi mai scrivere un libro" (Didimo il cieco, teologo, padre della Chiesa). E se gli insulti dei sapientoni cattolici non dovessero bastare, Lutero, il riformatore protestante, ribadisce prontamente: "A causa del peccato originale dovuto ad Eva, al maschio compete il governo, essendo lui superiore e migliore, al quale anche la sacra Scrittura consente di portarsi a casa parecchie femmine. Al contrario, la donna, essendo niente più che un mezzo bambino, un pazzo animale, deve soltanto piegarsi ed essere presa a bastonate, essendo buona a nulla a parte le pulizie della casa."
Sieti allibite, care lettrici? Ma questo è soltanto un piccolo assaggio! Al confronto le invettive di Maometto sembrano complimenti! Il quale si limita a dire: "Ho visto che la maggior parte di coloro che sono nel fuoco sono donne (...) poiché esse sono ingrate verso i loro mariti e deficienti in intelligenza e religione…. Esse sono pericolose e impure nei loro corpi e nei loro pensieri. Io non tocco la mano delle donne e bisogna impedire loro d'imparare a scrivere".
E torniamo al cattolicesimo. Qualcuno si è mai chiesto quando e come iniziò la caccia alle streghe? Ebbene questo libro dimostra in maniera inoppugnabile che tutto cominciò con Tommaso D'Aquino, il grande e venerato Dottore della Chiesa, creatore della Tomistica medievale, una filosofia da cui discende tutto il razionalismo moderno, il quale mise al servizio della misoginia il suo ingegno teorizzando l’impossibile fantomatica realtà del patto col diavolo!
Autorizzati dai suoi illustri trattati teologici, i persecutori di donne proseguirono rozzamente sulle sue orme, passando dalle parole ai fatti, e cioè ai crimini più atroci, torturando, sgozzando, bruciando vive milioni di donne con la delirante accusa di stregoneria!
C'è poi una sezione del libro che è particolarmente invitante, sorprendente e assolutamente inattaccabile, ed è quella dedicata ai cosiddetti santi padri, ovvero ai papi. Qui sono documentati fatti pubblici e privati, scritti, encicliche, lettere e omelie che superano ogni fantasia umana, terrestre ed extraterrestre.
Ve ne concedo un piccolo assaggio: "Benedetto V fuggì a Costantinopoli con il tesoro del Vaticano. Quando tornò fu ammazzato da un marito geloso che lo sorprese a letto con sua moglie". Clemente VI oltre ad intrattenere un rapporto incestuoso con la nipote, fece acquistare il più lussuoso bordello di Avignone, per dilettare i suoi ospiti sudicioni come lui. Pio V ebbe il prestigioso incarico di dirigere "la strage dei valdesi di Calabria del 1561, perché colpevoli di non riconoscere l'autorità della chiesa cattolica, provocando la morte per impalamento e sgozzamento di circa 4000 persone." E mi fermo qui per non guastarvi il piacere di conoscere fino in fondo il marciume delle religioni patriarcali.
Un consiglio: leggete questo libro straordinario a piccole dosi e preferibilmente lontano dai pasti. Anche se è ipnotico e irresistibile.

martedì 7 marzo 2017

Per l'8 marzo 2017



Per l'8 marzo 2017


UN LIBRO SULLA

 

TENEREZZA

 

di Isabella Guanzini

 

ordinabile presso ibs.it

 

 

La tenerezza, quando è autentica, non sopporta facili definizioni: si insinua con delicata tenacia tra le grandi virtù civili e la retorica del potere, è ciò che ci manca per poter vivere e sentire in un mondo finalmente comune. Per questo parlarne è un’impresa ardua e bellissima. E tanto più importante, oggi, quanto più la realtà, nella sua opaca pesantezza, si rende indecifrabile, narcisistica, violenta e sentimentale al tempo stesso.
Da DeLillo a papa Francesco, da Platone alla Szymborska, da Max Weber a Foster Wallace, da Recalcati a Mariangela Gualtieri, e, ancora, da Lucrezio a Žižek, da Enea alla donna senza nome del Vangelo secondo Luca alle cronache dei migranti, parlare di tenerezza significa parlare di amore, di tempo che passa, di filosofia. Significa parlare di umanità, di curiosità verso l’altro, di quella leggerezza profonda che ci permette di intercettare, fra le righe, il senso più fecondo e creativo della nostra finitezza, della nostra fragilità.
Parlare di tenerezza tocca molte corde sensibili, smuove affetti ancestrali, evoca l’intensità della vita del corpo e anche dell’anima. Sfida i predatori e i prepotenti, pone domande scomode e offre nuove istruzioni, accende piccole, miracolose luci nel buio annunciando una rivoluzione gioiosa e costruttiva, politica ed esistenziale. Che ci chiama per nome e allarga lo sguardo al futuro.