martedì 26 settembre 2017

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Dalla rete: Arti, Musica e Cultura

 

Successo di pubblico per la XXIII edizione della Rassegna: “I grandi Festival: da Venezia a Roma”

Tante registe donne ed opere al femminile nella manifestazione che porta a Roma i più bei film della Mostra di Venezia.


inserito da Elisabetta Colla


Appuntamento fra i più attesi dagli appassionati di cinema, si è tenuta con successo a Roma, all’interno del progetto 2017 ‘Il cinema attraverso i Grandi Festival’, la XXIII edizione della rassegna “Da Venezia a Roma”, che porta nelle sale della Capitale, subito dopo la conclusione della Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia, una selezione delle migliori pellicole presentate al Lido, proiettate in versione originale con sottotitoli in italiano.

 

Nonostante le difficoltà sempre crescenti, ricordate anche in conferenza stampa da Giorgio Ferrero, Presidente dell’Anec Lazio – ente ideatore ed organizzatore dell’iniziativa promossa da Roma Capitale Assessorato alla Crescita culturale - quest’anno è stato nuovamente possibile, grazie al sostegno della SIAE ed alla collaborazione con CityFest-Fondazione Cinema per Roma, riproporre una manifestazione che, oltre a rendere accessibili al pubblico opere cinematografiche di qualità difficilmente reperibili in sala, mette d’accordo un pubblico variegato, fra cinefili e amanti del buon cinema.
 
Anche quest’anno infatti è stato registrato un incremento di presenze - nei 7 giorni di programmazione che hanno coinvolto 11 sale in diversi quartieri della capitale, da Prati (Adriano, Eden, Giulio Cesare) a Trastevere (Nuovo Sacher, Intrastevere), da Pinciano (Barberini, Savoy, Mignon) al centro storico (Farnese, Quattro Fontane), a Testaccio (Greenwich) - pari al 38% in più rispetto allo scorso anno.
 
Già iniziato in giugno con il primo importante evento, “Le vie del Cinema - Da Cannes a Roma e in Regione”, e proseguito in settembre con la seconda tappa: “I grandi Festival - Locarno a Roma”, il progetto dei Grandi Festival, giunto alla sua XXIII edizione, ha proposto quest’anno una selezione di titoli provenienti dalle varie sezioni della 74esima Mostra Cinematografica di Venezia, quelle in Concorso, Fuori Concorso, Orizzonti e Settimana della Critica.
 
Fra i 50 titoli provenienti dalla 74.esima Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia, e le 80 proiezioni complessive, ampio spazio è stato dato alle opere di registe donne o su tematiche ‘al femminile’; d’altra parte la Mostra di Venezia di quest’anno ha volutamente privilegiato e premiato film con tematiche di ‘genere’ fortemente connotate, a cominciare dal Leone d'Argento per la Miglior Regia e Leone del futuro/Premio opera prima ‘Luigi De Laurentiis’, assegnato ad un film in concorso forte e toccante dal titolo: “Jusqu'à la garde”, del trentasettenne autore e regista francese Xavier Legrand, suo esordio al lungometraggio, un vero e proprio manifesto contro il femminicidio e contro le violenze ai minori. In un crescendo progressivo, il regista mostra la forza di una donna che lotta per la custodia esclusiva dei figli, avendo sperimentato una grave forma di violenza domestica: a poco a poco lo spettatore è inserito nel vortice dell’angoscia per il precipitare degli eventi.
 
Fra i film presentati nella sezione Fuori Concorso, è stato proiettato nel corso della rassegna, il film inglese “Victoria & Abdul”, di Stephen Frears che racconta la storia della “scandalosa” amicizia tra la tra la Regina Vittoria, interpretata dalla sempre fantastica attrice Judy Dench, e il suo segretario indiano Abdul Karim. Molto interessante anche il cortometraggio della regista Antonietta De Lillo, intitolato “Il signor Rotpeter”, tratto da un racconto di Kafka (Una relazione per un’Accademia) ed interpretato da una bravissima Marina Confalone nel ruolo di una scimmia diventata uomo.
 
Il premio al miglior film nella sezione Orizzonti è andato alla pellicola "Nico, 1988", della brava regista, attrice e sceneggiatrice italiana Susanna Nicchiarelli, già nota al grande pubblico per film come “Cosmonauta” e “La scoperta dell’alba”. Il film, una riflessione sulla vita, sull’arte e sulla precarietà di entrambe, racconta gli ultimi anni della vita della ex-modella Christa Päffgen, in arte Nico, musa di Andy Warhol negli anni Settanta, poi musicista, prima con il gruppo dei Velvet Underground e poi come solista. Interpretata dall’attrice danese Trine Dyrholm (vincitrice dell’Orso d’Argento a Berlino 2016 per La comune di Thomas Vinterberg), l’opera fa rivivere la grande e complessa artista attraverso le sue contraddizioni e la sua musica. Sempre dalla sezione Orizzonti, il film “Disappearance”, di Ali Asgari, racconto con partecipazione la condizione della donna nell’Iran dei nostri giorni e tocca i temi della libertà di scelta e del desiderio.

Premiato con il riconoscimento per la Migliore Attrice, assegnato a Lyna Khoudri, “Les bienheureux” della giovane regista Sofia Djama, al suo esordio dietro la macchina da presa, racconta la società algerina dopo gli orrori della guerra civile e le contraddizioni di una società sostanzialmente ancora ostile ad un vero e proprio rinnovamento culturale.
 
Dalla Settimana della Critica è stato portato nella rassegna il film vincitore del Premio del pubblico SIAE,
il principale riconoscimento della sezione autonoma e parallela, organizzata dal Sindacato Nazionale Critici Cinematografici Italiani (SNCCI), “Temporada de caza”, diretto dalla cineasta argentina Natalia Garagiola che esplora il difficile rapporto tra un padre e un figlio tra i monti innevati della Patagonia.
 
“Come Settimana Internazionale della Critica di Venezia, espressione del Sindacato Nazionale Critici Cinematografici Italiani, appoggiamo con enorme convinzione ed entusiasmo l'iniziativa di diffondere quanto più possibile il cinema in tutte le sue forme e manifestazioni – ha dichiarato Giona A.Nazzaro, Delegato Generale della Settimana Internazionale della Critica, nel corso della conferenza stampa - Siamo convinti sostenitori della necessità di fare rete e di creare sinergie che permettano ai film e al cinema di viaggiare a lungo anche al di fuori dei tradizionali circuiti festivalieri. Il cinema e la cultura si nutrono di incontri e scambi a ogni livello e articolazione. Siamo particolarmente felici della nostra collaborazione con l'ANEC Lazio e di riportare al pubblico un appuntamento molto atteso e amato. Come SIC siamo orgogliosi di presentare una selezione di opere prime di autrici e autori che, ne siamo convinti, sapranno distinguersi anche nel prossimo futuro”.
 
Dalla stessa sezione anche il film vincitore del premio Circolo del Cinema di Verona destinato al film più innovativo della SIC, “Team Hurricane”, punk movie di Annika Berg sulla storia di otto ragazze ribelli alle prese con le loro tempeste adolescenziali, e “Les garçons sauvages” dell’artista sperimentale francese Bertrand Mandico, vincitore del premio Mario Serandrei - Hotel Saturnia per il Miglior Contributo Tecnico, vera e propria Odissea dell’immagine gremito di riferimenti cinematografici di ogni sorta. In rassegna anche l’italiano “Il cratere”, primo film di finzione per i documentaristi Silvia Luzi e Luca Bellino, indagine sul rapporto padre-figlia - quest’ultima con aspirazioni da cantante neomelodica - in un contesto difficile come può esserlo il sottoproletariato napoletano.
 
Da Venezia a Roma ha promosso anche due Proiezioni speciali. La prima, Lievito Madre, le ragazze del secolo scorso di Concita De Gregorio ed Esmeralda Calabria, è un docu-film tratto da “Cosa pensano le ragazze”, un libro e una serie di interviste della stessa De Gregorio in cui “mille donne, da sei a novantasei anni” rispondono alle domande su “cosa sia importante nella vita, come ottenerlo e come fare quando quel che si aspetta non arriva”. La seconda invece è un corto, Casa d’altri, diretto da Gianni Amelio, girato e dedicato ad Amatrice, con cui il regista racconta il dramma umano e civile vissuto dalla comunità della cittadina laziale devastata dal terremoto del 24 agosto 2016.
 
Particolarmente nutrita, come ogni anno, la selezione proveniente dalle Giornate degli Autori, sezione autonoma e indipendente della Mostra, i cui film sono stati proiettati al Cinema Farnese. Fra i film di autrici donne proiettati nella rassegna ricordiamo: “Life Guidance” futuristica e profetica visione sugli effetti del capitalismo dell’austriaca Ruth Mader; “Looking for Oum Kulthum” dell'eclettica artista iraniana Shirin Neshat e “Raccontare Venezia” di Wilma L’Abate, con Silvia d’Amico e Irene Bignardi.
 
Particolarmente apprezzati dal pubblico si sono rivelati i numerosi eventi speciali introdotti da registe, registi ed interpreti, tra i quali, Susanna Nicchiarelli, Antonietta De Lillo, Luca Bellino e Silvia Luzi, Abel Ferrara, Vincenzo Marra, Claudio Santamaria.

 

UNA NOTA PERSONALE 

La lunga trafila dei talenti citati in NOIDONNE quasi non dà spazio ad una riflessione dettagliata nei contenuti, oltre che per il valore estetico, per il valore etico. Sono convinta, infatti, che solo L’ETICA e l’alta Spiritualità danno vita e sostanza al Nuovo. Senza Novità non c’è arte: di conseguenza si affloscia ciò che dà senso alla Vita. Una società si fa vecchia, nel senso che non serve più, senza l’Arte, e il suo equivalente, il Nuovo.
Il passato non serve se resta tale e quale nello scorrere dei secoli. Esso è presente sempre, quasi di soppiatto. Ma io so, perché lo costato in me, solo da esso possiamo trarre la linfa vitale, la vis creativa di un tempo.
Si chiedeva un autore che amava intensamente la musica: perché dovrei ascoltare i grandi prodotti antichi senza chiedermi quale strumento, oltre la voce, ha funzionato per dar corso ad una invenzione eccelsa, mai sentita fino ad allora, in grado di regalare l’armonia misteriosa della musica eterna; eterna perché, quando muore, rinasce più nuova di prima.
Chi, oggi, saprebbe inventare il violino? Come andare oltre le invenzioni di allora, conservando il Potere di una nuova Creazione?

Aggiungo: Le donne come rivoluzionano l’antico? Quali produzioni al femminile dicono oggi il nuovo davvero nuovo?

A. Riggi

sabato 9 settembre 2017

La nuova laurea di G. Ravasi

Gianfranco Ravasi Lectio magistralis




Quel che può interessare a tutti è l'oggetto di questa laurea: il rapporto tra la valutazione di una colpa sotto l'aspetto giuridico e quella che riguarda l'aspetto etico.
Chi non è disorientato/a di fronte a tanti aspetti della morale tradizionale che sono stravolti e travolti dalle NOVITA' a cui si plaude da varie parti e che sono spesso laceranti per chi le vive?
Viene da chiedersi se queste NOVITA' non vadano denunziate come fonte del collasso delle società odierne. Io sono una di queste.....
Ausilia Riggi


Giovedì 7 settembre 2017 l’Università degli studi Mediterranea di Reggio Calabria ha conferito la laurea honoris causa in Giurisprudenza al cardinale Gianfranco Ravasi, presidente del Pontificio consiglio della cultura.


Giovedì 07 Settembre 2017 di Domenico Grillone

“Ho ricevuto tante lauree honoris causa in giro per il mondo ma mai con questa intensità, calore ed affetto”. E’ una delle prime riflessioni del Cardinale Gianfranco Ravasi, prima di iniziare la sua “lectio magistralis” nel corso della cerimonia di conferimento allo stesso Cardinale, svoltasi nell’Aula Magna “Antonio Quistelli” dell’Università degli Studi Mediterranea di Reggio Calabria, della laurea honoris causa in Giurisprudenza, alla presenza del ministro dell’Interno Marco Minniti, della ministra all’Istruzione, Università e Ricerca, Valeria Fedeli e della maggiori autorità politiche e religiose della città. Dopo i saluti iniziali dei promotori del conferimento, Gaetano Manfredi, presidente della Conferenza dei Rettori (CRUI) e Pasquale Catanoso, Rettore della Mediterranea, è stata la volta di Stefano Paleari, presidente di Human Technopole, mentre la “Laudatio” è stata tenuta da Ivano Dionigi, presidente di Alma Laurea. Il cardinale Gianfranco Ravasi (per lui si tratta di un ritorno in Ateneo, dopo la partecipazione al convegno “Ambiente ed ecologia del cibo” dello scorso ottobre) è presidente del Pontificio consiglio della cultura e persona dall’elevato spessore culturale ed umano, autore di oltre 150 saggi scientifici, in alcuni dei quali “si rafforzano le teorie giuridiche della solidarietà e dell’eguaglianza alla base dei principi generali della nostra Costituzione”. Nel corso della sua “lectio magistralis” dal titolo “Diritto, religione, società”, il Cardinale si è dapprima soffermato sulla questione della natura umana, “un concetto che si sta sfrangiando, per molti aspetti si sta stingendo e persino estinguendo e che meriterebbe di essere ricostruito a partire, per esempio, dalle grandi riflessioni del passato”.
E poi il rapporto tormentato tra fede e politica, tra la dimensione strettamente ecclesiale e quella civile, “due mondi che spesso si sono tra di loro posti in posizione conflittuale e che invece devono coesistere sulla base del celebre ‘tweet’ di Gesù Cristo, cinquanta caratteri in greco che dicono: rendete a Cesare quel che è di Cesare, a Dio quel che è di Dio”. E poi il tema estremamente complesso del rapporto tra Diritto e Religione, tra norma giuridica e precetto morale. “La netta distinzione dei due ambiti – afferma il cardinale – deve essere affermata. Ma si tratta di una distinzione che non è separatezza. Perché il diritto non può essere un mero sistema normativo procedurale, asettico, formale, senza implicazioni antropologiche ed umanistiche”. Ancora: “Il modello del Diritto non può essere esclusivamente quel canone sociologico per cui il diritto sarebbe semplicemente la codificazione di una prassi comportamentale prevalente, perché il diritto ha delle finalità che sono di tipo sociale e non solo registra uno status, una semplice contingenza”. E per questo per il cardinale Ravasi c’è bisogno del dialogo, “nella distinzione, perché non siamo per uno Stato morale, tra diritto e spiritualità”. Ravasi cita poi una frase di Aristotele “il giusto e l’equo non sono la stessa cosa”, per sottolineare il fatto che “l’equo è giusto ma non secondo la legge, al contrario è una correzione del giusto legale. Laurea honoris causa cardinale ravasiLa natura dell’equità è di essere correzione della legge nella misura in cui essa viene meno a causa della sua formulazione universale”. In sostanza Ravasi evidenzia, citando autorevoli autori della classicità romana, che “un diritto troppo rigido e frigido può trasformarsi in ingiustizia”. Ed a tal proposito il cardinale cita ancora, tra le altre, una riflessione di don Lorenzo Milani. “Non c’è nulla che sia ingiusto quanto far le parti uguali tra diseguali”. Altro tema preso in considerazione dal cardinale Ravasi è stato il rapporto tra legalità e religione. Un punto sul quale il cardinale ha più volte ricordato l’impegno comune di Chiesa e Stato con tutti i loro organi istituzionali, soprattutto nella regione calabrese, “per erigere una barriera contro la violenza mafiosa, togliendole gli alibi religiosi delle processioni e dei santuari”. Infine diverse sono state le citazioni dell’opera di Cesare Beccaria, “Dei delitti e delle pene”, in particolare sul punto in cui lo stesso Beccaria sottolinea quanto sia importante la funzione di un giudice, quanto sia importante la funzione del politico nell’emettere le sue leggi. “Uno dei più gran freni dei delitti non è la crudeltà delle pene ma l’infallibilità di esse. La certezza di un castigo, benché moderato, farà sempre una maggiore impressione che non il timore di un altro più terribile, unito con la speranza dell’impunità”. Altra citazione che termina la Lectio magistralis del cardinale Ravasi è quella che dice: “E’ meglio prevenire i delitti che punirli”.