Il mio commento all'articolo pubblicato nella news de "Il Paese delle donne": Mai tante donne.... in http://www.womenews.net/spip3/spip.php?article11398
L'articolo pone in rilievo aspetti interessanti della questione
Da parte mia questa considerazione: nessun processo di trasformazione fa storia in senso alto se non è accompagnato da uno sguardo - da parte degli agenti attivi della trasformazione - attento ai processi in atto; non ci sono forzature che resistono alla 'necessità' della storia. E qui forse è il caso di ricordare il vecchio motto: historia docet.
Mi chiedo se in questo momento delicatissimo della storia d'Italia (e non solo) l'urgenza immediata non sia
a) il fattore economia-reale: se si muore di fame, non c'è discorso di genere che tenga. Detto questo, non bisogna dimenticare che la società patriarcale è la più dura a morire; infatti le donne che contano hanno un comportamento analogo a quelli degli uomini maschi;
b) il fattore 'giovanilismo ignorante', che non si accorge come i e le giovani siano pappagalli dei più anziani;
c) se un sano ritorno alla sapienza popolare e non, non possa essere più promettente di tutti gli appelli populisti alla 'pancia' della gente;
d) se l'arroganza storica dei presunti vincitori - ti pica quella della sinistra italiana - non sia altrettanto perniciosa quanto la pigra consuetudine di coloro che aspettano di rifarsi della sconfitta dei primi;
e) se non sia il caso, non di voltare pagina frettolosamente, bensì di cogliere i semi di novità che ci sono SEMPRE nel vecchio per dare sviluppo positivo al nuovo che si annuncia.