Rifletto molto sui
fatti della politica.
Invero ritengo prioritari quelli di politica estera, ma
quelli della politica italiana sono il microcosmo del macrocosmo mondiale.
Affronto questi ultimi con molto sussiego perché nella
realtà italiana, confusa e, direi, apocalittica, c’è da sperare in un ossimoro,
cioè nel fare un buco nell’acqua, nel provarci, pur ritenendo che non serve a
nulla. [Certamente non voglio convincere nessuno: trovo odioso il termine convincere, che indica una costrizione
al proprio parere].
Berlusconi dunque.
Gli appartenenti
alla cosiddetta destra vogliono far trionfare il principio della convenienza;
gli appartenenti alla cosiddetta sinistra assumono come orientativo, anzi
assolutamente orientativo, il PRINCIPIO (o quello che significa).
Dietro destra e
sinistra c’è una piccola folla di piccoli e, in quanto tali pieni di sicumera:
e guai a porsi alla pari.
Le frasi che
riassumono in maniera approssimativa gli atteggiamenti di questi due
schieramenti si basano su due principi.
a) PER LA DESTRA: non si può ignorare il popolo che la vota;
la democrazia è governo del popolo.
PER LA SINISTRA: un popolo non può fondare il principio su
cui si regge la stessa democrazia.
Come si può notare,
il termine DEMOCRAZIA è usato in entrambe le parti. E, se io dovessi cedere
alla tentazione di schierarmi, darei ragione ad una delle due, ma mi freno dal
dichiarare quale.
Dunque democrazia!
Quale? Ecco un quadretto che potrete consultare in google:
Marsilio da Padova
Platone e
Aristotele convergono
Per entrambi i filosofi si può chiamare legge soltanto ciò che è strutturalmente giusto e pertanto
morale; ma se la legge della polis vacilla nella parzialità, non si può contare su di essa; il principio su cui si
regge è falsamente etico; bisogna fare appello all’agire secondo
convenienza, poiché nulla è strutturalmente
giusto e pertanto morale.
Torniamo
indietro, ad Eraclito
Eraclito scriveva in uno dei suoi frammenti: tutte le leggi umane, invero, vengono
nutrite da una sola legge, quella divina: essa prevale, difatti, quanto vuole e
basta a tutto. Cioè la legge divina è come il fondamento e la radice
(nutre) delle leggi umane; queste saranno leggi autentiche – secondo verità –
se sono conformi alle leggi divine, e tale conformità le rende giuste e morali.
e a Tommaso
d’Aquino
il quale citare Cicerone, De re publica, III, 22, 33:
Vi è una legge vera, ragione retta conforme alla natura,
presente in tutti, invariabile, eterna, tale da richiamare con i suoi comandi
al dovere, e da distogliere con i suoi divieti dall'agire male... A questa
legge non è possibile si tolga valore né è lecito che in qualcosa si deroghi,
né essa può essere abrogata; da questa legge non possiamo essere sciolti ad
opera del senato o del popolo... Essa non è diversa a Roma o ad Atene, non è
diversa ora o in futuro: tutti i popoli invece in ogni tempo saranno retti da
quest'unica legge eterna e immutabile; ed unico comune maestro, per così dire e
sovrano di tutti sarà Dio; di questa legge egli solo è l'autore, l'interprete,
il legislatore; e chi non gli obbedirà rinnegherà sé stesso, e rifiutando la
sua natura di uomo, per ciò medesimo incorrerà nelle massime pene, anche se
potrà essere...
Tommaso
aggiunge di suo:
Accade a volte che qualche precetto, che è per il bene
della moltitudine nella maggior parte dei casi, non sia conveniente ad una
persona, o ad una situazione determinata, perché impedirebbe qualcosa di
migliore, oppure comporterebbe qualche male
…..
colui che ha il potere di governare la moltitudine, ha il
potere di dispensare dalla legge umana in quelle cose che dipendono dalla sua
autorità: al fine di concedere il permesso di non osservare il precetto della
legge, alle persone e nei casi in
cui la legge viene meno al suo obiettivo.
Da parte mia
ho solo timore che non siamo, né voi né io, in grado di rivedere le nostre
posizioni, perché diamo ad esse un carattere di assolutezza, mentre la nostra natura
di creature ci ha collocato nel tempo transeunte.
Cerchiamo l’ancoraggio
al DIAlOGO se abbiamo umiltà intellettuale.