sabato 30 novembre 2013

Notizia rassicurante?

Tra le notizie torbide che giungono
sulla politica italiana
-non peggiore né migliore delle altre politiche di questo mondo-
una mi è sembrata più rassicurante
Da persona qualunque mi chiedo
se si andrà a fondo sulla questione
altrimenti la denuncia
avrà fatto un buco nell’acqua

LA DENUNCIA DELLA CORTE DEI CONTI
sollevata dal procuratore De Dominicis
sulla questione di legittimità del
finanziamento dei partiti politici
La decisione è stata presa nell'ambito dell'indagine istruttoria aperta nei confronti dell'ex amministratore-tesoriere della Margherita, Luigi Lusi, sotto processo anche penalmente per illecite sottrazioni di denaro pubblico.
Per la Corte dei Conti tutte le disposizioni impugnate, a partire dal 1997 e, via via riprodotte nel 1999, nel 2002, nel 2006 e per ultimo nel 2012, hanno ripristinato i privilegi abrogati col referendum del 1993, facendo ricorso ad artifici semantici, come il rimborso al posto del contributo; gli sgravi fiscali al posto di autentici donativi; così alimentando la sfiducia del cittadino e l'ondata disgregante dell'antipolitica.
Per il procuratore De Dominicis, dalla normativa contestata deriva la violazione del principio di parità e di eguaglianza tra i partiti e dei cittadini che, per mezzo dei partiti stessi, intendono partecipare alla vita democratica della Nazione. Infatti i rimborsi deducibili dal meccanismo elettorale risultano estesi, dopo il 2006, a tutti e cinque gli anni del mandato parlamentare, in violazione del carattere giuridico delle erogazioni pubbliche, siccome i trasferimenti erariali, a partire dal secondo anno, non solo si palesano come vera e propria spesa indebita, ma assunti in violazione del referendum dell'aprile 1993La differenziazione degli importi dei rimborsi dopo il primo anno dalle elezioni, inoltre, si configura arbitraria e discriminatoria perché consolida la posizione di vantaggio solo di quei partiti che hanno raggiunto la maggioranza politico-parlamentare.

lunedì 25 novembre 2013

Un post indigeribile

26.12.2013 Ricevo e trasmetto passim da
L'Huffington Post [dailybrief@huffingtonpost.com]
Trasmetto questa notizia
perché voglio dissociarmi dagli
schierati-contro
provarmi ad avere l’atteggiamento
di Gesù verso il buon ladrone
Berlusconi non merita l’attributo buono?
Sono buoni gli schierati-contro?
APPELLO DI BERLUSCONI
A PD E M5S
 IN VISTA DEL VOTO SULLA DECADENZA
Io sogno un'Italia in cui lo scontro politico non cancelli il rispetto per le persone. Siamo avversari ma non per questo dovrebbe venire meno il rispetto reciproco come persone che hanno una dignità ... Sono arrivati una serie di documenti sul processo su cui il Senato sta accelerando, non tenendo conto del principio fondamentale della non retroattività della legge, fissando la decadenza da senatore il 27Abbiamo 12 testimonianze di cui sette completamente nuove e altre che erano state respinte. I nuovi documenti che giungono dagli Stati Uniti verranno presentati alla Corte d'Appello di Brescia per chiedere la revisione del processo.
La triangolazione sui diritti Tv è costituita da Agrama, Gordon e Lorenzano. Su  questi tre nomi  Silvio Berlusconi punta per spiegare la propria innocenza rispetto al processo sui diritti tv. L'ex premier si basa sulle dichiarazioni di una dirigente del gruppo Agrama, Attleby, che spiega di essere stata più volte interrogata dall'organismo antifrode Usa e di aver a loro spiegato di essere rimasta “sotto shock quando ha saputo che io ero stato incriminato per aver tratto profitto dallo schema di Agrama, Gordon, dirigente della Paramount, e Lorenzano, di Mediaset, per fare denaro con i diritti tv”.

sabato 23 novembre 2013

Tra le parecchie segnalazioni di notizie e relativi commenti
che ricevo attraverso huffingtonpost.it
di una voglio far partecipi i lettori di questa lista
La scelgo in un momento di pausa dal mio impegno primario
(il commento domenicale al vangelo)
Momento che NON voglio dedicare ad altri aggiornamenti
sui perturbanti fatti politici di oggi i quali forse vanno in tandem
con gli eventi maturali e anche … con le mie personali difficoltà
 nel maneggiare internet, divenuto –ahimè-
 succedaneo dei rapporti umani vis à vis
Lonely Window: la solitudine nell'era di Internet
Se lo schermo diviene una barriera
L'era dei social media ha orientato il mondo verso una nuova e sempre più nebulosa pratica della comunicazione. Non abbiamo più bisogno di parlare, ascoltare o vedere un altro essere umano, possiamo semplicemente crogiolarci nella luce invitante di uno schermo di un computer, collegato a molti altri grazie alla migliore invenzione dell'uomo in ambito digitale: internet.
Come la maggior parte delle innovazioni, però, anche la comunicazione virtuale può avere dei lati oscuri.
Julian Mauve, fotografa parigina, scrive sul sito web: Le interfacce digitali hanno completamente cambiato il modo in cui percepiamo e interagiamo con il mondo esterno. Ci hanno insegnato nuovi modi di comunicare senza il bisogno di vederci fisicamente e parlare tra di noi. Attraverso il suo bagliore crepuscolare, lo schermo diventa una finestra, apre a un nuovo mondo e contemporaneamente introduce un nuovo tipo di solitudine. La sua serie di scatti -Lonely Window- finestra solitaria, affronta attraverso le immagini l'evidenza che l'aumento della connettività senza alcuna interazione fisica, conduca a una nuova forma di solitudine; cattura i volti di utenti al computer, illuminati dalla luce incandescente di un oggetto fuori campo. Bocche chiuse, occhi fissi, espressioni vuote evocano un senso inquietante di perdita e disperazione. Finché non si riconosce che la luce è prodotta dallo schermo di un computer. Improvvisamente i volti imbronciati non sembrano più così insoliti.
E sono in molti a pensare che lo schermo stia diventando sempre più un ostacolo e non una finestra che conduca al di là del mondo, modificando non solo il nostro rapporto con l'altro, ma anche la nostra percezione dell'essere profondamente e veramente soli.

E voi cosa ne pensate?

lunedì 18 novembre 2013

“Effetto Francesco”
Lo affermano in molti, lo conferma una ricerca presentata nel volume che ha questo titolo.
Commosse dagli appelli del nuovo Papa, molte persone da anni lontane dalle chiese ci tornano e si confessano. Perché succede? Qual è il segreto di Papa Francesco? Molti pensano che si tratti soltanto di gesti, di linguaggi, di modi di presentarsi. Senza trascurare questi elementi, Massimo Introvigne – che da anni segue e commenta quotidianamente il Magistero dei Pontefici – invita ad andare al di là dei gesti per cogliere i contenuti e la sostanza dell’insegnamento di Francesco, radicata del resto nella storia argentina del padre gesuita e poi cardinale Bergoglio di cui il testo ricostruisce i momenti essenziali. Emerge – contrariamente a una certa immagine diffusa dai media – un Magistero ricchissimo, che culmina nell’enciclica Lumen fidei e nei discorsi del viaggio in Brasile per la Giornata Mondiale della Gioventù. Papa Francesco, continuando il Magistero del predecessore che cita spesso, ripresenta tutti i grandi temi della vita cristiana. Lo fa nel contesto di un messaggio che a)  critica ogni atteggiamento autoreferenziale b) invita i cattolici, troppo spesso chiusi a parlarsi tra loro in piccoli recinti, a uscire e portare il Vangelo alle periferie esistenziali del nostro tempo. Qui donne e uomini disperati chiedono talora anche aiuti materiali ma sempre, pure quando sono ricchi di beni, attendono missionari che soccorrano la loro povertà spirituale e rispondano a domande che oggi la dittatura del relativismo – un’espressione di Papa Ratzinger ripresa da Papa Francesco – impedisce perfino di formulare apertamente.
Mi permetto di aggiungere

Sono varie dittature ad impedirci di leggere dentro le cose -avvenimenti naturali e situazioni storiche- e di individuare nuovi profeti (che non mancano nemmeno nel nostro tempo). Ma non ci prendiamo nemmeno la briga di pensare con la testa nostra: ci bastano i conformismi contrappositivi, annegati, come siamo nella loro poltiglia.

sabato 16 novembre 2013

UN INVITO PER TE

UN INVITO PER TE
“Prendersi cura di chi soffre: Maria e Luigi Beltrame Quattrocchi”
III Convegno dedicato ai Coniugi beati Beltrame Quattrocchi
In collaborazione con le Diocesi di Roma e Pescara

Lunedì 25 Novembre 2013
Sede: Ateneo Pontificio “Regina Apostolorum”
Via degli Aldobrandeschi, 190 - 00163 Roma (Tel: 06 66 54 31)

Programma 
  Ore 15.00: Arrivi e Saluti:
Introduce:         Paola Dal Toso, Università di Verona

 Saluti:              P. José Oyarzún
                          Mons. David Maccarri
                          Francesco Beltrame  Quattrocchi
                          Don Emilio Lonzi

Ore 15,30 Un’associazione per le famiglie
  G. P. Di Nicola e A. Danese

Ore 15,45: Interventi:
                                  Prof.ssa  Maria Pia Savatteri  
                            Presidente Nazionale C.I.F
                          Avv. Salvatore Pagliuca
                                         Presidente Nazionale UNITALSI

Conclude            Sua Ecc. R.ma Mons. Vincenzo Zani 
                                      Segretario S. C.  per l'Educazione  Cattolica

Ore 17,30:        “Riflessioni d’amore”  lettura in musica
a cura della compagnia teatrale “Teatro Potlach di Fara Sabina”
  Introduce d. Luis Escalante, consigliere canonico AMARLUI   

Il tema di questa edizione, “Prendersi cura di chi soffre: Maria e Luigi Beltrame Quattrocchi”, mette a fuoco un bisogno diffuso nella società civile: l’attenzione e la cura verso quanti sperimentano la quotidiana sofferenza. La famiglia, sull’esempio dei Beltrame, può essere una fonte di iniziative e di risorse, anche in chiave educativa.
Al Convegno sono invitate  le coppie di sposi, di fidanzati e quanti hanno interesse per i temi della santità coniugale, in una dimensione attiva ed operante. Ci si può organizzare con le auto proprie e con un pullman (grande o piccolo a seconda delle necessità: parcheggio garantito) con partenza da diverse sedi ( col treno  da qualsiasi stazione sino a alla stazione Aurelia), al fine di facilitare lo spostamento e fare del viaggio   un momento di conoscenza, gioia e condivisione.
E’ predisposta l’assistenza ai bambini
Per comunicare la partecipazione e per qualunque altra esigenza si prega di fare riferimento alla segreteria: Barbara Pucarelli e Felice Scarlatella, 085 /4151709; 328 0872131; bpuca76@hotmail.it

Vieni anche tu – Venite anche voi! Vi aspettiamo!

Ateneo Pontificio Regina Apostolorum
Via degli Aldobrandeschi, 190 - 00163 Roma
Per visualizzare dove si trova via degli Aldobrandeschi cliccare qui.
Vi forniamo le seguenti informazioni su come raggiungere l'ateneo:
Treno
Dalla Stazione Termini, ogni ora (al 38° minuto)
parte un treno che da  Roma Termini porta a Civitavecchia.
Il treno effettua diverse fermate intermedie:
Tuscolana, Ostiense, Trastevere, San Pietro e Roma Aurelia. Scendere alla stazione Roma Aurelia ed uscire dal sottopassaggio a Via della Stazione Aurelia. A destra, prendere la salita e poi Via dei del Balzo, fino al numero civico 12. Seguire il percorso obbligato. Al termine della discesa, a destra, c´è il portico con l´entrata e la portineria.
Per ulteriori informazioni circa gli orari dei treni consultate il sito
Bus ATAC
Atac 892 da Via Baldo degli Ubaldi (fermata Metro A Baldo degli Ubaldi) direzione Via degli Aldobrandeschi (Capolinea).
Atac 247 da Via Cipro (Capolinea Metro A fermata Cipro) direzione Stazione Aurelia (Capolinea).
Scesi alla Stazione Aurelia, entrare nel sottopassaggio a Via della Stazione Aurelia. A destra, prendere la salita e poi Via dei Del Balzo, fino al numero civico 12. Seguire il percorso obbligato. Al termine della discesa, a destra, c´è il portico con l´entrata e la portineriaPer ulteriori informazioni circa gli orari degli autobus consultate il sito
Automobile
Dal Grande Raccordo Anulare (G.R.A): Uscita 1 Aurelia, direzione Città del Vaticano/Roma Centro. Prendere la 2° rampa per fare inversione di marcia e, arrivati sulla rampa, girare a destra a Via di Villa Troili. Proseguire e tenere la destra, fino a Via degli Aldobrandeschi. L´ingresso dell´Ateneo è al numero civico 190, sulla destra.


lunedì 11 novembre 2013

Prima Pagina Donne

UN PO’ DI TUTTO SULLE DONNE Du OGGI
Attraverso la news della REDAZIONE di NOIDONNE
Prima Pagina Donne (4-7 novembre 2013)
inserito da Paola Ortensi (09 Novembre 2013)
Tanti gli eventi e avvenimenti che in questi quasi due mesi di assenza per cause di forza maggiore, hanno riguardato le donne e le loro avventure in Italia e nel Mondo.
Fatti belli, brutti, interessanti, dolorosi o gioiosi e comunque significativi si sono presentati in questo tempo. Ci dispiace saltarli ma seguendo lo stile di questa piccola rubrica ci soffermiamo sulle notizie di questa settimana, o ancora presenti in questa settimana. Che dire allora delle informazioni che la stampa continua a rimandarci sulle giovanissime studentesse (14 -15 anni) che da diverso tempo si prostituivano. Una vicenda sconvolgente nel suo complesso per la quale è difficile trovare parole adeguate, tanto più se affianchiamo le giovani alle loro madri. Una di loro decisiva per arrivare a svelare la terribile realtà, addirittura facendo pedinare la figlia - con la quale non riusciva a comunicare - l’altra, pare definitivamente accertato, più che connivente (in quanto sobillatrice insistente). Le giovani oggi ”nascoste” in ambiente protetto giustamente non hanno voce per noi. Eppure è difficile negare che vorremmo ascoltarle, magari in silenzio, per capire come sia possibile un tale scempio inconsapevole della propria vita, e trovare le parole e le modalità per interloquire con tanti giovani, di fatto sempre più soli e che si sottraggono al mondo e al rapporto con gli adulti a loro vicini. E ancora la parola scempio è quella che si può affiancare alla vicenda di Simona la giovane trovata nel cortile della casa dove abitava a Roma e che non si riesce a stabilire se sia stata uccisa o si sia uccisa, buttata o buttandosi dal terrazzo della palazzina. La vicenda è insolita in quanto la ragazza all'Ospedale San Giovanni è arrivata ancora viva e di certo lì ha pronunciato parole pesanti come pietre: sono stata violentata e il fatto che “da un punto di vista medico” non ne siano state trovate le tracce non può bastare a negare la sua drammatica denuncia. Di certo giù dalla finestra pensando di scappare di casa e dai suoi genitori, scendendo attraverso la finestra, di fatto si è buttata giù, cadendo, la ragazzina di Roma che fortunatamente non ci ha lasciato la vita. Quali e quante ferite dell’anima attraversano queste creature? C’è da domandarsi se a questi temi si dedicherà un giorno Micaela Quintavalle che studia per divenire psichiatra ma nel frattempo guida gli autobus dell’ATAC (Azienda che gestisce il trasporto pubblico nella Capitale) ed è finita su tutti i giornali come leader del movimento degli autisti dipendenti ATAC appunto, che hanno aperto una seria vertenza col Comune per la riorganizzazione della gestione del personale viaggiante e che Micaela rappresenta con grinta e determinazione sin dall’inizio, quando attraverso facebook ha pensato di organizzare la protesta trovando moltissimi consensi a causa di una diffusa insoddisfazione nei confronti del sindacato.
Grinta e determinazione che non si può dire siano mancati alla Ministra della Giustizia Anna Maria Cancellieri martedì scorso, nel corso della sua arringa in difesa dei suoi comportamenti relativi alla vicenda oramai arcinota che riguarda gli arresti domiciliari di Giulia Ligresti. La Ministra a fronte della sua dichiarazione che se non avesse avuto l’unanimità nella comprensione della sua buona fede, si sarebbe dimessa, è rimasta al suo posto perché “assolta” dalla maggioranza di Governo. Ogni pensiero e giudizio su questa vicenda è lecito riguardando un comportamento e il non aver infranto la legge. Ma certo è un'amara vicenda che tocca quel limite sottile tra pubblico e privato che i politici Italiani sembrano troppo spesso travalicare con leggerezza a vantaggio del privato. Un privato, personale, famigliare che in maniera esagerata incrocia da sempre la vita di Berlusconi nella sua funzione di leader di un partito ma soprattutto rispetto ai ruoli istituzionali che lo hanno riguardato come Presidente del Consiglio.
La figlia, le figlie, i figli, Marina permanentemente indicata per la successione che nega e poi tace; Barbara sempre più in prima fila; la fidanzata che sembra costituire un punto discriminante nell’attuale rapporto fra le donne del PDL, oramai anche loro divise sulle strategie e che un giornale ha catalogate in tre gruppi: 1) senza poltrone, 2) terre di mezzo, 3)moderate in poltrona. Una divisione fra donne su cui, come da manuale, i media “sguazzano”.
Divisioni, quelle delle nostre, e piccoli inciuci su cui non ha certo tempo e voglia di soffermarsi chi il potere lo gestisce alla grande come la Cancelliera Angela Merkel, che proprio in questi giorni è alle prese con la formazione della sua nuova coalizione di governo con i socialdemocratici. Ed è in questa fase che la Merkel si va “allargando” a programmi che vanno verso ipotesi di incremento della spesa pubblica e a politiche definite di sinistra come da tempo va suggerendo o meglio sollecitando alla Germania l’amministrazione USA e in particolare il Presidente Obama.
Rimanendo negli USA e valutando le tante vie per cui la forza femminile si può esprimere è interessante sottolineare come il cognome italiano del nuovo sindaco di New York, Bill de Biasio, sia motivato dalla sua scelta anni fa di sostituire il cognome del padre con quello di sua madre, figlia di Italiani.
Tornando qui in Italia, un pensiero davvero solidale lo dobbiamo alle tante donne arrivate con orrendi barconi sulle coste di Lampedusa e di altre coste della Sicilia. Si è saputo che oltre alla sofferenza delle traversate hanno subito violenze e stupri da scafisti trafficanti di esseri umani che segnano le rotte del Mediterraneo, alcuni dei quali sono stati riconosciuti dai profughi sopravissuti.

Tralasciando altre notizie su cui sarà interessante tornare, un saluto per terminare lo rivolgo a Sabrina Ferilli che ha aperto e inaugurato il Festival del Cinema di Roma ancora in corso. Un evento che a latere di tanti problemi in cui il paese è coinvolto ci ricorda la ricchezza e molteplicità di fatti che la vita offre sempre e, nello specifico, pensando che anche un buon film potrà arricchirci e aprirci a nuove aspettative positive. 

sabato 9 novembre 2013

Ecco l’incipit della Lettera di
Giuliano Ferrara a Matteo Renzi
[Mi chiedo: è mai possibile che chi vuol tenersi aggiornato
debba pagare per leggere tutto, quando gli interessi sono molti?
Io non posso permettermi di appagarli tutti]
9 novembre 2013
Caro Renzi ti scrivo
Caro Leader, di’ la verità: vuoi un mandato per guidare il governo, e fare una cosa mai vista. Non farci vedere il film iraniano con l’erba che cresce, sai che palle, vogliamo un film americano. Sii autentico
Dice, ma che te ne importa? Tu sei preoccupato per Berlusconi, per il sigillo che sarà apposto al ventennio. Sì, è vero, caro Matteo, ma qui siamo abbastanza cresciutelli da capire che la palla è tonda, il paese è uno. Quando W. Veltroni fece un’operazione che assomigliava come una goccia d’acqua alla tua, affiancare e poi inevitabilmente distruggere il governo Prodi per ottenere alle elezioni del 2008, provocate dalla sua iniziativa politica e dal solito pm, la consacrazione della bella politica e di una riforma della sinistra italiana, con promesse sul partito liquido, l’uso non innocente ma ribaldo delle primarie, minacciose possibili rottamazioni dell’intenibile nel Pd, noi lo seguimmo con interesse passo passo.
Credo di aver capito l’essenziale, perfettamente da me intuito
quando la lettera non era stata scritta
e Renzi non si era espresso presso il poco-simpatico Santoro.
Non mi scandalizzo delle sue idee e delle sue ambizioni:
qualcuno ci dovrà provare ad esporsi
contro le rigidità dei vecchi partiti.
Dato che io  dedico tutto il tempo disponibile nello studio
del vangelo, me ne resta poco per la politica.
Eppure vorrei che un giovane anti-ideologico,
anti-bersaniamo e pragmatico come Renzi ce la facesse.
Per lui soprattutto faccio una cosa di cui tutti abbiamo bisogno:
essergli vicina con … la preghiera.
Vi sembro ingenua? o cretina? Fate voi.   




martedì 5 novembre 2013

Ho la convinzione

Ho la convinzione personale che nello spettro dei vari dibattiti giornalistici
sul rapporto tra politica e giustizia
le donne restano quasi tutte accodate al carro della politica settaria
 (denunciata dal M5stelle senza proposte serie)
Perciò caldeggio volentieri questo (dibattito) meno ipocrita - Ausilia Riggi
Nell’ambito del ciclo
‘Corruzione e illegalità. Il NO delle donne’
PAROLE E AZIONI DI DONNE
CONTRO LE MAFIE
Mercoledì 6 novembre 2013 ore 16.00
Roma, Via di S. Pantaleo, 66
(traversa di Corso Vittorio Emanuele, direzione Piazza Navona)
c/o Università Telematica PEGASO.
La prof.ssa Alessandra Schettino porterà i saluti
Esiste una specificità di genere nella legalità e nella illegalità, nella mafia e nell'antimafia? Questo ed altri interrogativi si pongono all'attenzione di chi intende esaminare con la necessaria attenzione il vasto e radicato fenomeno della corruzione e della illegalità nel nostro Paese. Nella specifica dimensione della criminalità organizzata emerge il ruolo, e talvolta il protagonismo, delle donne, ed emergono anche straordinarie figure di testimoni di giustizia. Il caso di Lea Garofalo è diventato un emblema, ma altre donne hanno pagato con la vita o con l’emarginazione la scelta di opporsi al sistema criminale e al contesto sociale e familiare. Nella narrazione pubblica, rispetto al ruolo delle donne nella criminalità organizzata, si è passati dal dato pittoresco all'assegnazione di un ruolo di manovratrici diaboliche. Vi sono, quindi, le condizioni per discutere ed approfondire il senso e la realtà di una specificità di genere nel contrasto alla illegalità e nella pratica della illegalità che sostanzi in modo specifico un dato politico. Su questi aspetti intende riflettere questo incontro, iniziativa che prosegue il percorso di approfondimenti avviato nel 2012 dal titolo: ‘Illegalità e corruzione. Il NO delle donne’.
Intervengono
ROSARIA CAPACCHIONE, giornalista e parlamentare, autrice di L'ORO DELLA CAMORRA (ed BUR)
LAURA CAPUTO, giornalista e autrice di  IL CASTELLO DI SAN MICHELE  (ed Leucotea)
PAOLA DI NICOLA, magistrata e autrice di LA GIUDICE  (ed Ghena)
ISA FERRAGUTI, già senatrice e Presidente Cooperativa Libera Stampa (editrice di NOIDONNE)
MARIA ROSARIA LANZETTA, già sindaca di Monasterace
SONIA MECENATE, Dirigente della Pubblica Amministrazione Centrale
MONICA SOLDANO, giornalista e direttora di Radio Cento Passi
Conducono
Marisa Rodano, Tiziana Bartolini, Daniela Carlà, Roberta Morroni

informazioni redazione@noidonne.org - cell 339 5364627

sabato 2 novembre 2013

Donne Chiesa papa Francesco

Tra gli articoli che leggo attraverso la news del sito delle teologhe,

vi propongo questo  [il mio commento alla fine]

 

FRANCESCO, LA CHIESA, LE DONNE:

COSA C’È DI NUOVO?

 [Questa voce è stata pubblicata in Factory Opimioni
e contrassegnata

'Chiesa, donne, Marinella Perroni, Mulieris dignitatem, papa Francesco'

Commento di Marinella Perroni

Soffro nel vedere le donne in Chiesa come servitù. Per i 25 anni della “Mulieris Dignitatem”, papa Francesco ha motivato e spiegato la necessità di una riflessione di tutta la Chiesa per valorizzare maggiormente la presenza delle donne.
1. Queste uscite, ormai regolari, sul tema delle donne da parte del Papa mi sembra denotino la volontà politica di tenere aperto il tema e di non liquidarlo con una o due battute. Come è nel suo stile, però, Francesco propone sprazzi di sapienza e non un discorso articolato che, mi pare di poter sperare, preferisce lasciare a espressioni collegiali di chiesa (come nel caso del prossimo Sinodo sulla questione dei risposati). E credo lo faccia, prima di tutto, perché sta interpretando il suo ruolo come continuo coinvolgimento del corpo ecclesiale ai suoi diversi livelli, da quello più popolare a quelli più istituzionali. Vuole, insomma, essere un Papa che rappresenta una chiesa e non se stesso, lancia semi di dialogo-discussione e non proclami o definizioni.
2. Le cose più importanti le dice “fuori testo”: se per esuberanza caratteriale o per strategia comunicativa o ancora per tattica che gli consente di sfuggire ai controlli previ imposti dalle procedure vaticane non lo sappiamo o, almeno, io non lo saprei dire.
3. Quanto ha detto in questa ultima occasione va più a fondo, ma non si discosta in modo rilevante da quanto già affermato in precedenza. Certamente, Francesco sa molto bene che dal magistero di Giovanni Paolo II sulle donne non si può prescindere. Piaccia o no. L’occasione poi, cioè il venticinquesimo della Mulieris Dignitatem, lo richiedeva in modo evidente. Francesco ha dato però una sua versione della retorica wojtiliana imponendo di trarre alcune conseguenze concrete da enfatiche affermazioni di principio. Impone quindi di spostare il discorso e di valutare quindi la questione delle donne nella chiesa sulla realtà dei fatti e non sulle affermazioni. L’apologetica sul “genio femminile” può anche essere inutile o perfino pericolosa, se poi nei fatti si continuano a considerare le donne come serve, a volte al limite della schiavitù. Il discorso qui si fa molto stringente. E, ne sono assolutamente convinta, bisognerebbe ora ascoltare le risonanze che queste parole di Francesco hanno ingenerato nel cuore di infinite schiere di suore, ammesso che fosse possibile accedere al segreto del loro cuore.
4. D’altra parte, Francesco resta totalmente “dentro la”, che può significare anche “chiuso nella”, considerazione del proprium della maternità come mistero che da sempre turba e affascina profondamente l’immaginario maschile. Una maternità che appare quasi come autonoma dal concepimento, cioè dalla dimensione partecipativa anche maschile. In fondo, è quanto espresso nel racconto mitico delle origini che apre la Bibbia: di fronte alla donna, Adam non sa fare altro che chiamarla con il nome di “madre di tutti i viventi” (non Eva, che è pura invenzione di un traduttore fantasioso!!!). La visione di Francesco è però scevra da riduzionismi: appare chiaro che non riduce la maternità delle donne a quella di altri mammiferi! Gli manca ancora il passaggio fondamentale a un’antropologia della differenza sessuale non finalizzata necessariamente alla procreazione, gli mancano cioè gli ultimi cinquanta anni di studi teologici sul tema.
5. Colpisce fortemente poi che, forse anche a causa di una (ricercata?) occasionalità delle sue dichiarazioni, Francesco non scivoli mai nella formalizzazione ideologica: dice cose, afferma, manda messaggi, non propone teorizzazioni. Da questo punto di vista, lascia in sospeso il suo uditorio: i tradizionalisti possono restare sconcertati, ma non troppo; i progressisti possono plaudire, ma non troppo forte. Una cosa è certa: mai c’è un punto fermo. E questo, forse, aiuta a far uscire da quella impasse contrappositiva nella quale la chiesa, almeno in Italia, rischiava di essere stritolata.
Mio commento

Non si può non essere d’accordo; semmai si può aggiungere qualche precisazione. Cosa significa la frase: il papa va aiutato?; che deleghiamo tutto a lui e facciamo ANCHE noi? Sarò una marziana, ma io [e non aggiungo l’eufemismo ‘poveramente’] credo, che ogni attesa riposta in qualcuno posto in alto sia significativa di una cultura del visibile. Nella storia sono stati disseminati semi di sapienza intramontabili da parte di personaggi per lo più ignorati. Noi donne meditabonde, più ancora che studiose, dobbiamo lavorare per una cultura in mano a chiunque. Io che scrivo so di dover restare ignota (e quasi me ne rallegro). Ma quando avvicino le persone non-erudite, e vedo che afferrano anche da me concetti culturalmente alti, ho la conferma che nulla è perduto di ciò che siamo. Ecco un bel progetto di cambiamento culturale: inseguire piste umili, ignote, percorse dall’impronta divina. L’aiuto da dare a papa Francesco potrebbe consistere nel dargli la possibilità di vedere queste piste; come? Lanciando, ed invitando chiunque a lanciare, il proprio seme al vento dello Spirito.

venerdì 1 novembre 2013

Utilizzo da più parti le notizie del giorno

Utilizzo da più parti le notizie del giorno
Non capisco nulla, ma voglio capire assieme a voi
La politica italiana invade il campo della politica mondiale,
o forse ne è il microcosmo
[Alcune notizie sono solo accennate]
1) Tra Rosy Bindi e Renato Brunetta, da sempre tra i più accesi esponenti dei due fronti politici, è scoppiata la pace, o almeno, è stata siglata una tregua. Il terreno di scontro più duro, tra i due, era stato - almeno recentemente - l'elezione della deputata Pd alla presidenza della commissione parlamentare antimafia. Una designazione avvenuta senza intesa bipartisan, anzi contro le furiose proteste del Pdl. E il presidente dei deputati Pdl, Brunetta, era stato il più veemente nelle proteste, tanto da pronunciare la famosa frase: O si dimette, o sarà guerriglia. Oggi però i due si sono incontrati in pieno Transatlantico, a Montecitorio. Ed è stata leia prendere l'iniziativa: Scusa presidente Brunetta, posso chiederti una cosa? Ed è cominciata una conversazione cordiale, accompagnata da molti sorrisi. Brunetta alla fine ha confermato il suo punto di vista: "ll Pd avrebbe dovuto favorire un'intesa all'antimafia che coinvolgesse anche il pdl… E chissà se nella vicenda avrà avuto un peso il giudizio della neopresidente sulla scelta fatta dal Pd sulla decadenza di Berlusconi; Bindi non ha gradito, infatti, la decisione di dire sì al voto palese: Questa volta non avrei forzato il regolamento.
2) Berlusconi risponde a Bruno Vespa che lo ha interpellato per il suo ultimo libro Sale zucchero e caffè: La partita è ben lontana dal fischio finale. Mi pare tutto chiaro. Come dice una vecchia canzone di De Gregori, non c’è niente da capire. L’atteggiamento della sinistra, e non solo, è ormai sotto gli occhi di chiunque abbia anche soltanto un minimo di onestà intellettuale Ma hanno commesso un autogol, gli italiani hanno capito che vogliono eliminarmi per sempre dalla vita politica perché mi considerano l’ultimo ostacolo alla loro definitiva presa del potere Ho solo un’altra osservazione da fare: troppi giornali hanno titolato l’ira di Berlusconi. io posso essere preoccupato, deluso, amareggiato ma l'ira proprio non mi ha mai posseduto.
3) Matteo Renzi, nel suo discorso conclusivo alla Stazione Leopolda di Firenze, ha detto, molto opportunamente, che è di sinistra, ma non c’è uno che parla dell'occupazione, ma uno che, con i suoi comportamenti, consente che si crei almeno un posto di lavoro». Aggiunge [estraggo da Sergio Luciano, giornalista economico]: l'esercito israeliano costa la metà di quello italiano, avendo il doppio degli aerei e dei carri armati. in Italia, per ogni soldato col fucile (fortunatamente molto più pochi, cioè solo quelli che mandiamo nei nostri contingenti di missione) ce ne sono 4,2 nelle retrovie. Un esercito di retrovie. È chiaro che sono assurdità che vanno ribaltate. Ma andrebbero ribaltate da sempre, almeno da quando a metà degli anni 90 si decise che l'Italia dovesse entrare nell'euro fin dalla ‘fase uno’, eppure mai nessun governo è riuscito a fare nemmeno il solletico a queste e tantissime altre incrostazioni di spreco, sperpero e abuso.
Se l'approccio con cui Renzi e i suoi affronteranno -ammesso che riescano mai ad andare al governo– il dramma della spesa pubblica sarà finalmente capace di ribaltare questi moloch… I renziani, almeno a parole, mostrano di aver ben chiaro in mente qual è il vero nodo della sfida del risanamento finanziario pubblico: la tecnostruttura burocratica dei ministeri, immobile come una sfinge, refrattaria a qualunque intervento dispositivo della politica (che peraltro, neanche ci prova, a farne di veri, a parte questi giocherelli di spending review che hanno appena intaccato la superficie degli sprechi). Secondo Renzi è questione di personale governativo: se ogni dicastero importante avrà un suo sottosegretario delegato a realizzare risparmi di spesa, non ci sarà direttore generale frenatore che tenga.
4) Alfano [estraggo da Mattia Feltri, editorialista de LA STAMPA] non ha strategie: non è la prima volta che dà l'impressione di volersi ribellare al capo per poi fare delle vistose giravolte: sul finire del 2012 si fece paladino delle primarie, al punto da pronunciare il famoso «basta con i barzellettieri», per poi incassare in silenzio la decisione di Berlusconi di candidarsi ancora una volta. C'era da attenderselo. Ciò non significa che sia a tutti gli effetti dentro il partito. Di sicuro, per il momento, continuerà a non riuscire a smarcarsi dall'ex premier; tuttavia, potrebbe prima o poi potrebbe decidere che il rapporto gli crea più problemi che vantaggi. Questo potrebbe dipendere anche, in gran parte, da ciò che gli consiglierà Napolitano. Alfano ha compiuto, del resto, alcuni grandi errori: il due ottobre, quando ebbe successo nell'operazione che costrinse Berlusconi a votare la fiducia al governo, avrebbe dovuto immediatamente costruire un gruppo parlamentare autonomo. Certo, avrebbe corso il rischio di fare la fine di Fini e di Monti, ma avrebbe avuto il tempo per rendere Berlusconi inutile per le sorti del governo e, quindi, per emarginarlo. Invece, titubando, si è lasciato fagocitare. Ha difettato di fantasia e di coraggio.
Berlusconi, dal momento in cui ha pronunciato il discorso di sostegno al governo, ha iniziato a ragionare su come riprendersi il partito; è stato molto in dubbio se scegliere la linea di Alfano o quella di Fitto. Alla fine, ha scelto quella del secondo. … C'è poco da fare: l'erede del pentapartito, nonostante i pezzi persi per strada, è tuttora Berlusconi. Finché c'è lui, il centro non esiste.
5) Il nome  del ministro della Giustizia, Anna Maria Cancellieri,compare nell’inchiesta di Torino sul caso Ligresti. [Estraggo da M.Brambilla, su ‘La Stampa’]: Sarà certamente vero, come assicura la Procura di Torino, che se Giulia Maria Ligresti è stata scarcerata, non lo è stata per l’intervento del ministro Cancellieri. Però la storia non è bella. E soprattutto non è una di quelle storie di cui abbiamo bisogno in questo momento di – come si usa dire – disaffezione alla politica. I fatti sono questi. Nel luglio scorso, praticamente l’intera famiglia Ligresti finisce agli arresti nell’inchiesta sulla compagnia assicurativa Fonsai. Agli arresti Salvatore Ligresti, il capostipite e tre suoi figli, tra cui Giulia Maria. Per quest’ultima ci sono parecchie preoccupazioni, perché in passato ha sofferto di anoressia. Come potrà reggere al carcere? Il 17 agosto Gabriella Fragni, la compagna di Salvatore Ligresti, parla al telefono con Antonino, il cognato, e dice che il ministro della Giustizia Annamaria Cancellieri, sua vecchia amica, ‘potrebbe fare qualcosa per Giulia’. Il 28 agosto le porte del carcere, per Giulia, si aprono. Grazie a un intervento dall’alto? Alcune telefonate tra la Fragni e il ministro lo fanno sospettare. Lei, Annamaria Cancellieri, viene interrogata dai magistrati torinesi e conferma di essersi interessata, di avere ‘sensibilizzato i due vice capi dipartimento del Dap (…) perché facessero quanto di loro stretta competenza per la tutela della salute dei carcerati’. È stato, spiega ancora, ‘un intervento umanitario’. E senza alcuna violazione di legge. Certamente sarà così, nessuna violazione della legge. Ma la storia è brutta lo stesso. O almeno imbarazzante. Perché? Annamaria Cancellieri è una specie di incarnazione di quel che gli italiani chiedono, anzi pretendono, dopo tanti anni di malcostume politico: una figura super partes, al servizio delle istituzioni e non di una parte politica.
7) L’ansia dell’antieuropeismo serpeggia a Bruxelles e nelle segreterie dei partiti tradizionali. Il primo è quel 60 per cento di europei che ha dichiarato all’Eurobarometro
 di non avere alcuna fiducia nell’Ue. L’altro è il 24 per cento di consensi che un recente sondaggio attribuisce al Front national di Marine Le Pen, alle elezioni per il Parlamento europeo del maggio prossimo: un francese su quattro voterebbe per chi ha affermato che “l’Ue è un’anomalia mondiale destinata a sprofondare come l’Unione Sovietica.
8) Mons. Tosi, in occasione del confronto con Massimo D'Alema su “L'utopia di Papa Francesco”, promosso da Limes e dall’Opera Roma Pellegrinaggi: L’utopia di cui parla Bergoglio non è un ideale irraggiungibile, che non si può realizzare in nessun luogo. egli non desidera neanche proporre una finzione mentale senza luogo né tempo, ovvero un utopismo o un perfettismo del tutto immaginari, e nemmeno un mero ideale contemplativo… Ogni ideale, infatti, non è mai perfettamente uguagliabile nella realtà concreta e storica, ma neanche del tutto irraggiungibile. Esso è gradualmente attuabile, approssimabile e perfettibile… La democrazia compiuta è rappresentativa e partecipativa insieme. I cittadini, sia come singoli sia come associati, recano il loro contributo, non solo eleggendo dei rappresentanti per essere governati, ma anzitutto con le loro attività ed iniziative, armonizzando i loro interessi particolari col bene comune, elevandoli a momenti o a elementi di esso. Ebbene, va rilevato che, proprio rispetto a questi importanti snodi della vita democratica, oggi si registra una crisi talmente profonda da apparire difficilmente superabile. Tornano ciclicamente, infatti, movimentismi con rivendicazioni particolaristiche e pretese di auto-rappresentanza. Le cause di questi fenomeni sono molteplici. Tra di esse, si possono annoverare le seguenti: la metamorfosi dei partiti, diventati via via sempre più personali, ossia strumenti in mano a leader carismatici o a lobbies che di fatto cooptano e pilotano candidati ed eletti, ostacolando i cittadini nel loro compito di proporli e di controllarli; forme di gestione verticistica e non democratica degli stessi partiti che perdono, correlativamente, l’originaria funzione di mediazione tra società civile ed istituzioni; degrado morale, congiunto, come già accennato, a carenza di visione e di capacità strategiche delle classi dirigenti e dei rappresentanti, con conseguente calo di fiducia e disaffezione dei cittadini nei confronti delle istituzioni democratiche… Oggi si parla di democrazia liquida, un modello di democrazia recente che ha ravvicinato alla politica soprattutto le giovani generazioni (I risultati sono noti: nel 2011 migliaia di giovani danno vita al movimento degli Indignados in Spagna; nel 2011 nasce il movimento Occupy Wall Street negli Usa; nel 2012 il Movimento Cinque Stelle, in Italia….). Ma la democrazia liquida, rischia di cadere in quegli stessi mali che vuole combattere, anzi, più precisamente, di rendere ancora più precaria la salute della democrazia.