venerdì 1 febbraio 2013

Le donne e la politica


Riporto dal sito Noi donne (assieme al mio commento)

ll complesso di Penelope di Laura Cima

L’incontro (mancato) delle donne con il potere di Marisa Rodano 

Il complesso di Penelope di Laura Cima (ed Il Poligrafo) è un libro complesso, che ricompensa largamente l’impegno nella lettura:

Un libro complesso, che ricompensa largamente l’impegno nella lettura. Con esso Laura Cima intende passare il testimone di una vita bella e piena, del modo di fare politica quando si era certi di stare cambiando il mondo, alle giovani donne di oggi. Non solo un’autobiografia: un affresco storico dei movimenti delle donne, intrecciato alle vicende politiche, agli sconvolgimenti economici, ai mutamenti culturali, un quadro lucido della crisi economica e delle sue conseguenze sui regimi democratici, letto dall’angolo visuale del rapporto delle donne con il potere. Dal potere maschile obsoleto, sopraffattore delle donne, sarebbero derivate bancarotta economica, svuotamento della democrazia, dissesto ecologico. Per l’autrice si potrà uscire dalla crisi solo se le donne, le sole capaci di individuare nuovi paradigmi di armonia con la natura e di convivenza sociale, irromperanno nei luoghi in cui si decidono tutte le politiche, a partire da quelle finanziarie ed economiche. Laura Cima ripercorre la storia italiana, valorizza l’azione delle donne Costituenti e di quelle impegnate in politica, ma individua un limite di fondo nella loro attività: non aver contribuito a disegnare l’ordinamento dello Stato, le regole della gestione del potere, rinunciando a introdurvi un segno di genere nella illusione di poter cambiare, giorno dopo giorno, la realtà ingiusta e discriminante col proprio impegno individuale. L’ordinamento, disegnato solo dagli uomini è rimasto connotato dalla visione monosessuata maschile. 
COMMENTI (1)
 Il 02 Febbraio 2013 Riggi Ausilia ha scritto:
..."non aver contribuito a disegnare l’ordinamento dello Stato, le regole della gestione del potere, rinunciando a introdurvi un segno di genere nella illusione di poter cambiare, giorno dopo giorno, la realtà ingiusta e discriminante col proprio impegno individuale. L’ordinamento, disegnato solo dagli uomini è rimasto connotato dalla visione monosessuata maschile".
Mi fermo a commentare brevemente almeno questo passo (e so di essere mosca bianca).
Ma non ci accorgiamo che i tempi vanno maturando, nonostante tutto, nella direzione di un concetto nuovo di comunità umana? L'aveva intuito Simon Weil, la quale dilata la sua analisi politica verso un mutamento culturale profondo, tale che intacca l'essenza su cui riposa. Nel suo famoso saggio 'Prima condizione di un lavoro non servile', l’autrice individua nella dimensione religiosa quella cornice valoriale che permette al lavoro di trovare significato, di trasformarsi e articolarsi come parte decisiva di un’esperienza spirituale.
La donna? Se non resta impegolata nella critica al mondo maschile assieme a tutte le sue creazioni standardizzate, può farsi promotrice, grazie alle esclusioni, di una spiritualità che si faccia cardine di una convivenza umana meno aggressiva,  più rappacificata.




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