sabato 5 ottobre 2019

Posta ricevuta da Silvana Rivoir - DA CONSERVARE

Che al Rifugio le cose non vadano bene mi è ormai chiaro. La carenza di personale è cronica. A Cascina due, cioè nel reparto dov'era mia madre e dove ci sono gli ospiti più gravi dal punto di vista cognitivo, vi sono a volte due operatori (gli altri sono in ferie o in mutua). Dimmi tu come fanno ad accudire i malati che vanno imboccati, puliti, seguiti. Vi sono ospiti che  non sanno mangiare, ma se aiutati all'inizio del pasto poi proseguono da soli. Un'amica che ha il marito lì ricoverato mi diceva che spesso se un ospite non mangia alcuni operatori, invece di aiutarlo, gli portano via il piatto dicendo che il tipo non ha fame. Lei stessa ha pregato l'operatore di turno di imboccare l'ospite e dopo poco costui ha cominciato a mangiare da solo ed ha pure finito tutto. Se la mia amica non fosse intervenuta quell'ospite a quel pasto avrebbe digiunato. Per delle persone debilitate un fatto simile è foriero di ulteriore degrado fisico.  
Mia madre è stata lasciata morire senza idratazione e una terapia del dolore adeguata. Non era malata. Rifiutava il cibo. La dottoressa della struttura ama solo i gatti e non gli umani. Ti racconterò a voce.
Tutto questo preambolo per dirti che non mi stupisce affatto ciò  che ti sta capitando. Se  l'Asilo valdese di San Giovanni ha una fama migliore (e persone che hanno i propri cari lì lo possono confermare) è perché risponde al Concistoro della Chiesa di San Giovanni. È una struttura che non deve sottostare ai desiderata della Diaconia valdese. Il Rifugio dipende dalla Diaconia che evidentemente ha altre priorità, anche politiche, rispetto alla tutela della salute.
Ti penso con tanta simpatia, ma devi dirmi che cosa posso fare per te, oltre a salutare le sorelle al culto e a tenere per me le tue confidenze. 
Per ora un forte abbraccio

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