lunedì 29 aprile 2013

Ultimi fatt

Il mio punto di vista sugli ultimi fatti, con l'ausilio di due  analisi, tratte da "NOI DONNE" qualche giorno fa:

No, non ci sono vincitori né nella destra 'democratica' di Berlusconi né nella sinistra dell'attuale PD. Siamo tutti SCONFITTI, nonostante il barlume di speranza che nasce dalla formazione del governo Letta.

Quando ci accorgeremo che permangono contrapposte due logiche: a) quella degli interessi personali, b) quella ideologica?
Quale risulterà, anziché migliore, più conveniente?
NON CONTRAPPORRE PRINCIPI E DATI DI FATTO.
Lo impone la piazza in cui si danno sfogo agli istinti fondamentali di sopravvivenza.

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Ecco le due analisi in Noi Donne

I tanti significati del secondo mandato al Quirinale per Giorgio Napolitano ...

Tiziana Bartolini

 C’è sempre una prima volta. E il secondo mandato al Quirinale per Giorgio Napolitano inaugura la possibilità di rielezione del Presidente della Repubblica, possibilità che la Costituzione non prevede ma neppure impedisce. Indipendentemente dalle regole sancite nella Carta un esercizio di veto lo avrebbe certo dettato il buon senso, in considerazione degli 88 anni del Presidente e della richiesta di un cambio di passo emersa chiaramente dalle recenti elezioni. Poiché la politica si esprime anche attraverso i simboli, è incontestabile che questa riconferma è la certificazione della paralisi della classe dirigente italiana, quella politica e quella che abita i palazzi dei vari poteri che compongono il sistema-paese nel suo complesso. Non immaginiamo un pressing di banchieri e industriali sul PdL (che ha proposto da subito il settennato-bis di Napolitano) e neppure una lobby che ha imposto al PD di affondare Marini e Prodi e di non proporre Rodotà. Non è immune dalla critica neppure il M5S, inchiodato ad un pugno di nomi da un misterioso sondaggio sul web. Sembra piuttosto che un così tanto rinnovato Parlamento si sia immediatamente adeguato ai criptici rituali del Palazzo, ai tempi lunghi della peggiore politica, ai rinvii defatiganti, alle continue prove tecniche di cambiamenti che o sono di facciata non arrivano proprio, insomma all’eterno gioco delle parti in commedia affinché nulla cambi se non con il placet dei poteri forti. Il più giovane Parlamento d’Europa, composto per circa un terzo da donne, si è impantanato al primo passaggio istituzionale, incapace di gesti di autonomia, senza orgoglio, timoroso di infrangere consuetudini, prigioniero di faide antiche o contrasti recenti che non hanno alcuna relazione con l’Italia viva e le sue gravi emergenze economiche e sociali. Senza dubbio il PD ha il primato delle colpe avendo irresponsabilmente coinvolto l’intero Paese nella sua irrisolta crisi di identità e dando prova di una arroganza indigeribile persino per i suoi più fedeli militanti ed elettori. Come potrà, ragionevolmente, riproporsi alla guida del Paese una sommatoria squallida di personalismi ed egocentrismi che non è stata in grado di auto-governarsi in un passaggio così delicato e decisivo? Cosa ha impedito la polarizzazione delle tante e positive forze rigeneratrici che pure ci sono in Parlamento e nel PD intorno ad un nome da scegliere quale simbolo (Rodotà o altro di analoga caratura e forza istituzionale) per accompagnare una nuova fase di autentico e profondo mutamento? L’occasione perduta accentua solchi già profondi e vi aggiunge l’amarezza di assistere ad una scelta imposta a Giorgio Napolitano da un’emergenza fabbricata in laboratorio con una miscela di silenzio, pavidità e cinismo. Abbiamo assistito ad una lotta i cui protagonisti - vincitori e vittime - sono stati uomini che hanno agito con logiche maschili e machiste. Per costoro la Repubblica e la Democrazia, che avevano (e hanno) urgenza di cura e manutenzione, possono aspettare. Aspettare che maturino i tempi per una Politica propositivamente dialettica e condivisa quando necessario. Aspettare che arrivi da chissà chi il via libera per mutare equilibri e occupare spazi decisionali. Aspettare che 290 tra senatrici e deputate elaborino strategie alternative alle regole dominanti e sbagliate. Aspettare…. il contrario esatto dell’abusato slogan ‘se non ora quando’. Il femminile legato all’idea di Rinascita e di Rigenerazione anche questa volta ha passato la mano. Il prossimo giro non tarderà molto. Conviene attrezzarci per tempo.

DAL BLOG DI BEPPE GRILLO
Silvio Berlusconi vuole garanzie sulla giustizia. Questo l'argomento numero uno delle trattative con Enrico Letta, altro che Imu. Secondo ILEANA MILELLA SU REPUBBLICA, Berlusconi vorrebbe innanzi tutto la nomina a senatore a vita, che gli permetterebbe l'immunità, e poi un'aminstia o indulto condito con qualche legge o provvedimento che gli evitino il carcere. Per non parlare del fatto che punta a mettere un suo fedelissimo al ministero. Perché il rischio che ci vada veramente, questa volta, c'è: sono a rischio sentenza rapida i processi Mediaset, Ruby, Unipol, De Gregorio. 
Lo scambio con Enrico Letta ma anche con Giorgio Napolitano sarebbe questo: io (Berlusconi) vi appoggio un governo di salute pubblica, voi mi tutelate contro la magistratura. Anche perché una condanna o peggio ancora un arresto durante la vita (già non semplice) di questo governo di larghe intese sarebbe una catastrofe. Dopo il ragionamento le richieste: la nomina di senatore a vita, per lui ma anche per Romano Prodi (anche per farla apparire meno "sporca") e un'amnistia o indulto. Le posizioni come si vede sono inconciliabili per ora, visto che in tema di giustizia, il Pd invece chiede la legge anticorruzione, il processo lungo, il falso in bilancio. 

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