sabato 15 marzo 2014

Sull'articolo di Monica Lanfranco


IL ‘NON MI ACCONTENTO’
di Monica Lanfranco [e il mio]
 
da Il Paese delle donne
Non mi accontento, lo so. E’ sbagliato, so anche questo. Provo, davvero, ma è difficile, per me
Per esempio: fanno un governo 50 e 50 e io lì subito a dire che non c’è il Ministero per le Pari Opportunità, (che vuol dire, tra l’altro, che non si sa come potranno andare avanti i progetti contro la violenza della maggioranza delle strutture sul territorio). Mi ostino a non festeggiare, e mi risento anche perché la Ministra della difesa viene da un filone di pensiero non certo pacifista. Alcune trenta/quarantenni stigmatizzano sul blog di Lorella Zanardo, (che gentilmente rilancia la mia riflessione sul nuovo governo), questo mio disappunto: insomma non avevamo detto che la parità di genere era l’obbiettivo? Basta con queste veterofemministe brontolone.
Io, per la verità, sono decenni che dico che non è un obiettivo finale, perché è la qualità che conta, è l’essere portatrici di cambiamento e di visioni femministe, ma insomma, siamo sempre lì: non mi accontento, lo so, ed è sbagliato.
Mi invitano in un ricco comune del nord ovest, dove una assessora attivissima e gentilissima organizza nella sua città un ‘talk’ con donne del mondo del lavoro e della società civile, condotto da una collega televisiva, brava e impegnata.
Mi domando perché sia sempre necessario il personaggio tv per organizzare un momento di parola e di discussione, e perché bisogna chiamarlo talk. Anche le letture del libri: se non le chiami reading non sei cool.
E’ che non mi accontento, lo so: dopo oltre 20 anni di tempi, modi, linguaggi tv che hanno permeato le nostre vite (e dico davvero, dal modo di vestire, parlare, fare l’amore, organizzare le feste di compleanno, i matrimoni, i funerali, il parto, tutto secondo i dettami della tv) come si fa ad avvicinare il pubblico e pretendere di riempire la sala se indichi ‘soltanto’ un ‘incontro’ o un ‘dibattito’? Ovvio. E’ che non mi accontento.
Eppure dovrei essere contenta che il teatro si riempia, che le donne che salgono sul palco possano dire che sul lavoro ora sì che c’è la parità, (nella loro azienda di famiglia), che la giovane carabiniera possa fieramente dire che ama la sua divisa, che la responsabile di un centro contro la violenza dica che non è certo femminista, e che si discuta tra il serio e il faceto sul multitasking, stabilendo che siccome gli uomini delle caverne avevano da stare focalizzati sulle prede non han potuto sviluppare la visione laterale e globale, mentre le cavernicole invece sì, occupandosi di agricoltura e cuccioli, e per questo imparando così a vedere anche dietro alla nuca.
Insomma, amiamo gli uomini ma non possiamo pretendere da loro che facciamo più di una cosa per volta, è così e basta.
Ci sarebbero dei video da vedere (per esempio quello di Eve Ensler, La preghiera di un uomo, che dura tre minuti, o quello di un minuto che riassume la campagna One billion raising) ma si sa, i tempi tv son tiranni, (anche se non siamo in tv), e la gente potrebbe annoiarsi.
E’ che non mi accontento, lo so.
Al mattino, nella strada del ritorno, sulle dolci colline baciate dall’incipiente primavera conto 25 giovani nigeriane che aspettano i clienti, statisticamente distinti padri di famiglia di ogni età del dolce e ridente nord ovest. Mentre passo in auto una di loro, particolarmente attiva e quasi nuda, fa ampi gesti per segnalarsi, e solo quando vede che al volante c’è una donna smette di sbracciarsi, fa un gesto di scusa, e si prepara per la vettura successiva.
Per un vasto filone di pensiero anche questa è una possibilità, nel vasto mondo libero che andiamo costruendo, no? Mica saremo moraliste.
E’ che non riesco, proprio non mi accontento. Ma, ovviamente, sbaglio.
Anche io ‘Non mi accontento’
Cosa hai, Monica con questo ritornello a cui aggiungi ‘Ma, ovviamente, sbaglio’?
Perché non dici chiaro e tondo cosa pensi tu (anche se mi pare di intuirlo), anziché fare confessione che ti sbagli?
A me piacciono certe espressioni (le ho evidenziate in rosso); mi piaci anche tu per ciò che dici. Ma io  sono fatta in un certo modo e conservo le mie idee, piacciano o non piacciano a te, alle femministe, a chiunque.
Dirò sinteticamente:
Essendo molto anziana e malata, posso partecipare ben poco alle lotte che si conducono ovunque per mille cose, ma conservo ancora integra la mia sanità e lucidità mentale per fare dei distinguo in ogni cosa.
I problemi riguardanti le donne!
Non sono più importanti, né più urgenti di quelli degli altri.
Ci sono ragioni che fanno risultare evidente che quello delle donne sia preminente: il fatto che la generazione di nuovi esseri umani sia affidato e addossato come peso, a loro, ha conseguenze di carattere primario per il bene collettivo….
Ma c’è un MA di portata enorme.
Non è detto che ciò debba essere letto in termini di diritti. Le donne sono essenzialmente persone (lo si dice in tutte le salse), ma non possono vantare diritti a preferenza di tante altre persone, di qualsiasi età, genere, appartenenza sociale, e che meriterebbero ben maggiore attenzione…
Se le donne hanno la consapevolezza di ciò che significa e comporta la loro appartenenza di genere, sarebbe ora di metterla a frutto a vantaggio di tutti.
Ultimamente, forse dopo che tu ti sei espressa nell’articolo riportato, è avvenuto un fatto terribile: una madre che uccide le sue tre figlie per vendetta.
Perché non ci pronunciamo in merito? Non ci accorgiamo che ritorna il mito di Medea? (non ho sentito che qualcuno l’abbia evocato). Ciò vuol dire, a mio parere, che le donne sanno essere anche carnefici, e mi chiedo se questa sia una componente antropologica o non so cos’altro. Forse se ci pronunciassimo, sapremmo dire qualcosa in più di quanto fa parte della solita litania femminista.
E forse è il caso che anch’io chiuda col tuo ‘Ma, ovviamente, mi sbaglio’.

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