giovedì 19 aprile 2012

Le carte dell'Europa riscritte dalla crisi [per capirne qualcosa…]


di Elena Paparella   05/04/2012
Alcuni stralci che rimandano al sito indicato giù, oltre che alla mia riflessione personale   

"Breve guida alle ultime novità dalle istituzioni Ue. Dal fondi salva-stati al "fiscal compact", passo dopo passo la grande recessione ha riscritto i patti fondanti dell'Unione europea, spostando i poteri dalla comunità ai governi forti. Cosa succederà, finita l'emergenza?

"Uno dei dirompenti effetti della crisi economico-finanziaria in corso è quello di aver indotto una tanto significativa, quanto non pienamente percepita, trasformazione degli assetti di governo dell’Unione europea.
La crisi ha infatti fatto emergere infatti tutte le insufficienze e le debolezze dei sistemi di coordinamento delle politiche economiche degli Stati membri e, soprattutto, i limiti della permanenza di un assetto di governance  economica europea che vede la politica monetaria collocata in via esclusiva al livello dell’Unione a fronte di politiche economiche che sono, al contrario, oggetto di un travagliato coordinamento. L’onda lunga di questa asimmetria ha contribuito ad originare - per alcuni Stati più che per altri - situazioni di forte criticità finanziaria, ragione per la quale si è fatto ricorso al potenziamento di strategie e strumenti, alcuni dei quali del tutto inediti.
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Si tratta nel complesso di misure di notevole portata, che danno luogo a molteplici riflessioni e commenti.
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L’obiettivo dichiarato del Fiscal compact è quello di “rafforzare il pilastro economico dell’Unione economica e monetaria, con l’adozione di una serie di regole indirizzate a rafforzare la disciplina di bilancio, il coordinamento delle politiche economiche e a migliorare la governance economica nell’area dell’euro, così da contribuire al raggiungimento degli obiettivi dell’Unione europea per la crescita sostenibile, l’occupazione, la concorrenza e la coesione sociale” (art. 1.1c.). In sostanza, il contenuto del nuovo accordo produce un decisivo potenziamento dei vincoli di bilancio per gli Stati dell’area dell’euro, anche solo in ragione del fatto di aver elevato gran parte della relativa disciplina, dal livello della normazione secondaria (regolamenti e direttive) al livello della normazione primaria (trattato), dotandola di una ben maggiore vincolatività giuridica.
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Un preoccupante effetto del Trattato sulla stabilità scaturisce dall’art.14 di questo, laddove sancisce che l’accordo entrerà in vigore il 1° gennaio 2013, qualora almeno dodici Stati dell’Eurozona lo abbiano ratificato. In tal modo, poiché la normativa non prevede che un Trattato possa essere ratificato a maggioranza, si produrrà l’effetto di dividere gli Stati membri dell’Ue in tre categorie: 1) gli Stati dell’Eurozona che ratificano e per i quali saranno vincolanti le norme del “compact”, 2) gli Stati dell’Eurozona che non ratificano per motivi politici interni, che invece saranno esposti al rischio di forte penalizzazione da parte dei mercati, 3) gli Stati fuori dall’eurozona che rimarranno vincolati da norme di coordinamento meno stringenti. Tale risultato appare non molto lontano da una sostanziale disintegrazione del progetto dell’Unione europea, in considerazione sia del suo modello originario, che del suo sviluppo negli ultimi decenni.
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Un’acquisita consapevolezza di tali effetti – negativi per chi crede nel processo d’integrazione europea - potrebbe aiutare a dosare e a metabolizzare le attuali misure di rigore finanziario, ammesso che siano le uniche possibili, collocandole nei limiti dell’urgenza e della contingenza, senza far perdere di vista il progetto di fondo di un processo europeo che, sia pure intermittente, sia pure altalenante tra “funzionalismo” e “federalismo”, è tenuto a procedere sulla rotta di un progressivo potenziamento della legittimazione dei poteri sovranazionali. Un processo che deve essere fondato su di un “patrimonio costituzionale europeo” e su di un adeguato bilanciamento tra i diritti economici e i diritti sociali, in altre parole, tra interesse del mercato e interesse sociale. Questa è probabilmente l’unica via che consente di intravedere in futuro un’effettiva possibilità di garanzia delle libertà fondamentali e delle posizioni giuridiche soggettive, nell’ambito di politiche sempre più coordinate attraverso un sistema di governo integrato tra ordinamento giuridico nazionale e ordinamento giuridico sopranazionale.


Personale
Il grande problema più urgente che abbiamo in Italia è la pre-potenza di chi raggiunge un posto significativo nella politica: i prepotenti seduti in poltrona e che sbraitano, parlano passando sopra i bisogni reali della gente mentre si garantiscono i loro diritti. Solo se si desse un forte colpo ad i privilegi e si ridistribuissero ai deboli, si potrebbero fare discorsi che sviscerano le questioni circa la scelta – obbligata? – dell’accodarsi alle decisioni dell’UE. Così come stanno le cose, si potrà ‘tirare’ un po’ di tempo, ma l’atmosfera che respiriamo, se non viviamo nella luna, è pesante; sa di crisi indigeribile dalle conseguenze imprevedibili…. Ausilia

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