Fine pena
mai, firme contro l’ergastolo
MARCO DEL CIELLO
Lo statista democristiano Aldo Moro,
l’oncologo di fama internazionale Umberto Veronesi e l’ergastolano-scrittore
Carmelo Musumeci: tre uomini diversi per formazione e cultura, ma accomunati
dalla convinzione che il fine principale della pena sia la rieducazione del
condannato e dal proposito di eliminare l’ergastolo dal nostro ordinamento
giuridico.
LO
STATISTA ALDO MORO. Nel 1976, due anni prima della
sua tragica scomparsa, Moro spiegava ai suoi studenti dell’università La
Sapienza la pena dell’«ergastolo, che priva com’è di qualsiasi speranza, di
qualsiasi prospettiva, di qualsiasi sollecitazione al pentimento e al
ritrovamento del soggetto, appare crudele e disumana non meno di quanto lo sia
la pena di morte» (Aldo Moro, Lezioni di Istituzioni di diritto e
procedura penale, Cacucci, 2005). Il suo impegno però risaliva agli anni
dell’Assemblea Costituente, quando l’allora giovane politico si batteva per
abrogare la legislazione penale fascista.
LO SCIENZIATO UMBERTO VERONESI.Veronesi
ha invece affidato le sue riflessioni in materia al settimanale Panorama, in
un’intervista rilasciata alla giornalista Annalisa Chirico: «L’ergastolo
ostativo è di fatto una pena di morte civile o una pena fino alla morte»
sostiene l’ex ministro della Sanità del secondo governo Amato. «Una persona,
che entra in cella sapendo di essere destinata a morirvi, è condannata a
un’agonia lenta e spietata». Non solo, ma l’ergastolo è anche una pena
contraria alla scienza: «il nostro sistema di neuroni non è immutabile, ma si
rinnova perché il cervello è dotato di cellule staminali in grado di generare
nuove cellule. Quindi la persona che abbiamo chiuso in un carcere non è la
stessa vent’anni più tardi. Per ogni uomo esiste la possibilità di cambiare ed
evolversi» («No all’ergastolo, lo dice la scienza», Panorama, 17
ottobre 2012).
L’ERGASTOLANO CARMELO MUSUMECI. Infine, Carmelo Musumeci. Musumeci è un ergastolano
attualmente recluso nel carcere di Padova, ma nel corso dei lunghi anni della
sua detenzione ha conseguito una laurea in giurisprudenza e ha pubblicato
alcuni libri di narrativa che descrivono in modo metaforico e poetico la
condizione degli ergastolani, che lui chiama significativamente «uomini ombra».
Il suo lavoro più recente è una raccolta di racconti intitolata Zanna
Blu. Le avventure (Gabrielli Editori, 2012). Con l’aiuto dei volontari
dell’Associazione Comunità Papa Giovanni XXIII tiene inoltre un diario in rete
della sua esperienza e dei suoi pensieri.
UNA PETIZIONE CONTRO L’ERGASTOLO. E proprio la Comunità Papa Giovanni XXIII, insieme al
movimento Science for Peace di Umberto Veronesi, ha lanciato a
giugno di quest’anno una raccolta firme con la prospettiva di presentare una
proposta di legge di iniziativa popolare che abroghi l’articolo 22 del Codice
Penale, che prevede appunto la pena dell’ergastolo. Si tratta di un obiettivo
ambizioso e sempre mancato da quei politici che nei decenni passati hanno
promosso disegni di legge, referendum abrogativi (nel 1981) e ricorsi alla
Corte Costituzionale su questo tema.
15 MILA FIRME, IL SOSTEGNO DELLA
SOCIETÀ CIVILE. Dal 2007 però gli ergastolani,
constatato il crescente disinteresse della politica ufficiale nei loro
confronti, hanno preso direttamente l’iniziativa, prima chiedendo
provocatoriamente al Presidente della Repubblica di commutare la loro
detenzione nella pena di morte e poi con questa petizione che ha già raccolto
più di 15.000 firme. Nomi noti della società civile come l’astrofisica
Margherita Hack e il chirurgo Gino Strada, politici da sempre impegnati per i
diritti dei detenuti come la deputata radicale Rita Bernardini o il senatore
pidiellino Luigi Compagna, ma anche tanti semplici cittadini.
QUANTI SONO E COME VIVONO. Si sono anche raccontati in un volume collettivo
curato dalla giornalista Francesca de Carolis (Urla a bassa voce. Dal buio
del 41 bis e del fine pena mai, Stampa Alternativa, 2012) per spiegare a un
pubblico spesso ignaro e prevenuto chi sono e come vivono: gli ergastolani sono
oggi in Italia, dati di fine 2011, 1.528 (ma erano solo 408 nel 1992). Di
questi circa 1.200 rientrano nelle categorie di reato indicate dall’articolo 4
bis dell’Ordinamento Penitenziario e non possono quindi godere di nessuno dei
benefici previsti dalla legge per gli altri detenuti.
GLI ERGOSTOLANI OSTATIVI. Sono i cosiddetti ergastolani ostativi, condannati a
finire i loro giorni in carcere senza nessuna possibilità di liberazione
anticipata, privi di «qualsiasi speranza, di qualsiasi prospettiva, di
qualsiasi sollecitazione al pentimento ed al ritrovamento del soggetto», per
tornare alle parole di Aldo Moro. La loro condizione si pone, secondo molti
giuristi, in aperto contrasto con il dettato dell’articolo 27 della
Costituzione che vede nella rieducazione il fine principale, se non esclusivo,
della pena. Che senso ha, infatti, rieducare chi in ogni caso non rientrerà mai
più nella società? Carmelo Musumeci risponde a questo interrogativo invitando a
firmare per l’abolizione dell’ergastolo sul suo sito www.carmelomusumeci.com, perché «ogni persona dovrebbe avere diritto ad una
speranza e per tutti ce n’è una, ma non per gli uomini ombra».
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