domenica 27 ottobre 2013

Donne chiesa mondo-laico

Ricevo dall’amica Giulia Paola Di Nicola,
co-direttrice con il marito Attilio Danese
della rivista Prospettiva Persona
un articolo di Nicoletta Dentico su
ROCCA 15 OTTOBRE 2013
Lo riporto passim e con ricuciture: chi volesse l’originale potrà chiedermelo.
[Aggiungo di seguito  altri riferimenti
sullo stesso argomento]
Alla fine di questo post una mia mota personale

ROCCA 15 OTTOBRE 2013
Nel 1981 IL CARDINALE MARTINI AL CONVEGNO LA DONNA NELLA CHIESA OGGI,  esordiva così:
Dalle donne emergono domande sofferte e sincere, cercando di interpretare il disagio di un mondo femminile plurale di fronte alla iconografia della donna cristiana nella quale le donne fanno fatica a rispecchiarsi e riconoscersi. E sciorinava una sfilza di questioni decisive per il futuro della Chiesa: perché identificare l’immagine di Dio con quella trasmessaci da una cultura maschilista? Quale annuncio kerigmatico per lei, non rinchiuso in una visione moralistica? Quali indicazioni per un cammino spirituale e di santità che stimolino la donna adeguatamente? Quali indicazioni per una rinnovata prassi pastorale, per un cammino vocazionale per il matrimonio, per la consacrazione religiosa, la famiglia, in considerazione della nuova coscienza di sé che la donna ha acquisito? ... Perché la pur grande presenza delle donne nella Chiesa non ha inciso nelle sue strutture? E nella prassi pastorale perché attribuire alla donna solo quei compiti che lo schema ideologico e culturale della società le attribuiva, e perché non esplicitare i suoi carismi ‘opera dello Spirito Santo’?
Leggere a distanza di trent’anni l’incalzante catalogo degli interrogativi di Martini, con la sua sollecitazione alla Chiesa di porsi in ascolto e lasciar esprimere le donne da protagoniste, di svolgere un’urgente attenta rilettura dei ministeri dei carismi e dei servizi, illumina e scoraggia a un tempo.
Noi donne siamo state considerate a lungo le garanti della dottrina, coloro che lungo il processo di secolarizzazione hanno assicurato il radicamento della tradizione cristiana nell’infanzia, nelle famiglie, nella società. Spesso lo abbiamo fatto con il limite di dover incarnare qualcosa di trasmesso, un limite
che è in larga misura da addebitare a un ordine ecclesiale che, le donne, le ha volutamente tenute fuori. Percorriamo linguaggi nella maggioranza dei casi già codificati, e non ci sentiamo ancora del tutto legittimate a far agire, nel presente nostro e delle nostre chiese, quella forza che trasforma e trascina, scandalizza e provoca, rendendo possibili nuovi orizzonti.
Oggi più che mai le riflessioni di Martini sono a nostra disposizione, forti di un’immutata tensione creativa, se vogliamo prendere sul serio le parole di papa Francesco di ritorno dal Brasile, e recentemente riformulate nell’intervista a Civiltà Cattolica, sulle donne. L’iterazione dell’argomento segnala un’attenzione che lascia ben sperare. La dirompente parabola del pontificato di papa Francesco – gli audaci richiami alla pace contro ogni volgare interesse guerrafondaio, l’esigente pastorale missionaria che rifugge la «moltitudine di dottrine da imporre con insistenza», il desiderio di una giustizia riconoscibile nella ridistribuzione delle ricchezze (suggestiva l’immagine della «teologia dello scarto» coniata da Raniero La Valle), la postura di prossimità fisica agli ultimi, siano essi nelle carceri, a Lampedusa o fra i disoccupati della Sardegna, a partire dalle stesse forme di una nuova povertà della Chiesa – trascina con sé un’ondata di entusiasmo incredulo e contagioso. L’inusitata simbologia dei gesti e i messaggi dal centro ultramillenario di Roma provengono davvero «dall’altra parte del mondo», con una brezza che rinfresca l’aria e apre indispensabili orizzonti. In un mondo sfigurato dalla disuguaglianza e dall’idolatria del profitto, in una Chiesa appesantita da contraddizioni e decenni di clericalismo, Dio solo sa quanto benefica sia questa folata di vento nuovo.
Un confronto necessario con
a) LE dirette PAROLE
DI PAPA FRANCESCO
Una Chiesa senza le donne è come il Collegio Apostolico senza Maria. Il ruolo della donna nella Chiesa non è soltanto la maternità, la mamma di famiglia, ma è più forte: è proprio l’icona della Vergine, della Madonna; quella che aiuta a crescere la Chiesa! Ma pensate che la Madonna è più importante
degli Apostoli! È più importante! La Chiesa è femminile: è Chiesa, è sposa, è madre.
b) L’ORIZZONTE DI GIOVANNI XXIII
Giovanni XXIII nella Pacem in Terris (1963) si riferiva alla DONNA SEGNO DEI TEMPI,
presenza storica nella nuova scena mondiale che faceva il suo ingresso nella vita pubblica, con un’influenza, un irradiamento, un potere finora mai raggiunto, e una coscienza sempre più chiara ed operante della sua dignità. Quella coscienza di sé, pur sotto costante assedio, è un dato sociologico consolidato ormai dall’esperienza di generazioni. Non si può non tenerne conto nella CRISI DEL MODELLO ANDROCENTRICO.
c) donne teologhe dalla visione laica
Marinella Perroni, teologa biblista, fa notare:
non si può cadere nella trappola di considerare e far considerare il sacerdozio femminile come l’unica questione rilevante per la ricerca teologica delle donne. La posta in palio è l’altro e la sua differenza. L’altra che, con la sua differenza, consente alla comunità dei credenti di crescere in consapevolezza e comprendere il profilo della propria identità. I racconti evangelici lo spiegano bene. Nei Vangeli non c’è un discorso sulla donna, ci sono individualità femminili che, con storie diverse e spesso contrastate, incontrano Gesù nella materialità della propria esistenza … Eccola qui la ‘teologia della donna’ come l’abbiamo vista fin qui, noi donne credenti. Non ci esalta la prospettiva di farne una nuova. Soprattutto se a determinarla saranno, ancora una volta, gli uomini. … Se Francesco è risultato di questa sapienza [femminile], a lui chiediamo il coraggio di «scelte rischiose, come Chiesa: di uomini e donne.
Katie Grimes, teologa statunitense [ci trasportiamo in un articolo da ADISTA n° 33 del 28/9/2013]:
Io non biasimo la mancanza di questa “teologia delle donne”, ma il fatto che tanti rappresentanti della Chiesa la considerino necessaria … Gli autori del Magistero hanno anche utilizzato la parola “uomini” per indicare l’intera specie umana: le donne possono essere uomini, ma gli uomini non possono mai essere donne. Le donne non sono mai il metro di paragone, rappresentano l'eccezione. Ciò vale per tutti i gruppi socialmente potenti. Ad esempio, negli Stati Uniti, i tradizionali opinionisti hanno sempre fatto riferimento alla costante supremazia bianca nel Paese non come al “problema bianco”, ma come al “problema nero”, o alla “questione razziale”. Allora come oggi, il fatto di essere bianco appare normativo, scontato e subliminale. Solo i neri devono spiegarsi. Invece di chiedere una «vera e profonda teologia delle donne», avrei preferito che il papa invocasse una critica più incisiva del sessismo, della misoginia e dell’androcentrismo. Invece di una teologia più profonda delle donne, avrei voluto che riconoscesse la necessità di più teologia fatta dalle donne. … Le autorità cattoliche non hanno mai trovato questo problema così complicato. Tommaso d'Aquino ha dedicato una sola quaestio (ST 92 I.) in tutta la sua Summa alla discussione esplicita sulle donne. Ha parlato più spesso degli angeli che della “donna”. Nel suo libro del 2010, In cielo e in terra, l’allora cardinal Bergoglio ha descritto perfettamente questa linea di pensiero:
La tradizione fondata teologicamente vuole che ciò che è sacerdotale passi per l'uomo. La donna ha un'altra funzione nel cristianesimo, riflessa nella figura di Marta. È colei che accoglie, colei che contiene, la madre della comunità. La donna ha il dono della maternità, della tenerezza: se tutte queste ricchezze non si integrano, una comunità religiosa si trasforma in una società non solo maschilista, ma anche austera, dura ed erroneamente sacralizzata. Il fatto che la donna non possa esercitare il sacerdozio non significa che valga meno dell'uomo. Nella nostra concezione, in realtà, la Vergine Maria è superiore agli apostoli. Secondo un monaco del II secolo, tra i cristiani esistono tre dimensioni femminili: Maria, come madre del Signore, la Chiesa e l'Anima. La presenza femminile nella Chiesa non è stata sottolineata molto perché la tentazione del maschilismo non ha permesso di dare visibilità al ruolo che spetta alle donne nella comunità.
d) donne di mentalità laica
(29 Settembre 2013) Nel FESTIVALFILOSOFIA hanno preso la parola:
a) Chiara Saraceno, sociologa:
non sempre la famiglia standard coincide con la famiglia delle relazioni e che ormai AMARE oggi pone nuove domande, nuove richieste e richieste di nuovi spazi…. gli studi antropologici ci hanno rivelato che la storia umana presenta un grande repertorio di costruzione della famiglia. Innanzitutto la famiglia non esiste in natura, esiste nella società rappresentata nelle varie culture e nei vari gruppi. La famiglia costituisce anche un parametro per la “misurazione” del mutamento della società che è passata dalla necessità fisiologica della riproduzione all’idea dell‘individuo fondante la famiglia. I modi di fare famiglia in Occidente pongono con forza l’esigenza di definire e di ri-definire la famiglia e i modi di riconoscerla specie in Italia dove vige l’ETERONORMATIVA … Un altro fenomeno legato all’assunzione del valore dell’amore fondante famiglia è la messa in discussione dell’eterosessualità - che determina l’eteronormalità alla base della famiglia - perché sostituendosi a quello della riproduzione ne modifica sostanzialmente le regole … Non la Natura, quindi, ma la regola…. la famiglia non si esaurisce nella coppia.
b) Silvia Vegetti Finzi sul tema La famiglia e l'Occidente
Se l’amore eterno non esiste più perché è meglio giocare per non perdere, perché rifiutare l’atto formale? E’ solo l’ottica consumistica che per sentirci vivi ci ha fatto sostituire l’erotismo all’amore, il piacere alla sessualità? Eros è solo secrezione ormonale? Chi sa parlare d’amore? Se il partner è come un pezzo meccanico e si sostituisce quando la meccanica ormai non funziona perché i ritmi personali non parlano all’unisono, i sentimenti non detti rimangono nell’anima e l’incapacità di vivere l’amore è direttamente legata all’incapacità di accettarne la fine.
La psicanalisi aiuta a riflettere, perciò se la relazione tra i sessi è possesso e potere, allora la violenza nasce dal vuoto di pensiero. Perché la maggior parte della persone finge di essere felice e accetta di parlare solamente dei mali fisici tacendo quelli dell’animo? Eppure il desiderio d’amore nasce e rinasce ad ogni generazione e ad ogni generazione cambia linguaggio. Eppure per crescere sicuri i figli hanno bisogno dell’amore dei genitori. Ecco perché occorre recuperare il senso che fare famiglia comporta anche il dolore della separazione. Se l’amore ci spaventa perché è passione e la radice di passione è pathos, dolore, allora l’indifferenza è il nuovo disumano.
Michelle A. Gonzalez, suora tologa [ci trasportiamo in ncronline.org” del 26 settembre 2013]
Usando la parola machismo, Francesco non sta solo assumendo un atteggiamento critico nei  confronti della gerarchia sociale; ci sta anche ricordando le sue radici latinoamericane. Sta rifiutando tale modo patriarcale ed essenzialista di intendere le donne, che limita la loro piena umanità, così come la piena umanità degli uomini, riducendoli a stereotipi di genere. Francesco non assume un atteggiamento sprezzante verso il coro delle donne che a livello popolare, pastorale ed  accademico hanno per anni implorato la chiesa di essere più aperta alla nozione di autorità femminile nella chiesa. Rifiutare il machismo significa rifiutare il patriarcato e la sua struttura limitata relativamente all'autorità e alla voce delle donne. Francesco ci chiama ad un dialogo più profondo sull'autorità femminile basata su una teologia della donna. Questo porterà, sembra suggerire, a trovare un ruolo di autorità per le donne … L'altra sera discutevo dell'intervista del papa con alcuni amici, in particolare tenendo conto delle mie opinioni teologiche. Ho chiesto: “Che cosa deve fare una teologa cattolica femminista quando è d'accordo col papa sul genere?” Ho ricevuto una serie di risposte, la maggior parte in tono umoristico. Tuttavia, scherzi a parte, ciò che mi è rimasto è la speranza. Posso sperare che questo sia un nuovo principio nella storia della chiesa, una chiesa in cui tutti siamo invitati a dialogare insieme. Si tratta di un dialogo tra teologi, laici, vescovi, papa, nonne e giovani, perché siamo il popolo di Dio.
Con quest’ultima frase mi introduco anch’io
non senza sussiego
NOTA PERSONALE
Sarà vero: le fonti a cui attingiamo nel nostro Occidente, non riescono a prescindere dal confronto con la chiesa, e chiedo scusa se parlo in particolare di quella cattolica. Come fare altrimenti, soprattutto oggi, quando papa Francesco è presenza incontrastata, grazie alla sua disponibilità -a tutto tondo- al dialogo a livello globale?
Proprio or ora, in questa GIORNATA DELLA FAMIGLIA, piazza San Pietro ha visto radunate famiglie di ogni luogo e anche di fedi diverse.
Forse aveva ragione Benedetto Croce: non possiamo non dirci cristiani [con la variante cattolici?].
Ma la cosa ad una marziana come me, costretta a vivere nel pianeta terra almeno per un altro po’, può non andare giù del tutto.
Se lo spirito di Giovani XXIII aleggia in papa Francesco, c’è da aver fiducia che il parlare di noi donne-di-qualsiasi-risma possa tenere in conto la possibilità di un trapasso ad un’epoca di CRISI DEL MODELLO ANDROCENTRICO, al di là di quello che si propone lo stesso papa attuale. Perché non diamo mano noi stesse alla questione femminile nel suo complesso sotto questa angolatura?
Sono lontana le mille miglia dal pretendere che ciò debba essere fatto dalle donne soltanto. La rivista Prospettiva Persona realizza già questa sinergia uomo-donna nella visione delle cose.
Ne parleremo ancora.


  

2 commenti:

Anonimo ha detto...

Grazie, Ausilia. Il problema vero è “maschile”, sono gli uomini il problema grande per il mondo. Finché i gerarchi non fanno un passo indietro, scendendo da piedestalli e troni, non faremo tutti e tutte insieme un passo avanti. Ma noi continuiamo a camminare in quella direzione... Beppe Pavan

Ausilia ha detto...

Ottime le tue-vostre (penso tanto a Carla) osservazioni, corrispondono perfettamente alle mie. Solo che, da parte mia, nulla è mai da scaricare unicamente sull’una o sull’altra parte: non pensi-pensate che le donne abbiano anch’esse le loro responsabilità? Che ne è della loro acquiescenza all’ordine, o meglio disordine, delle cose, certamente addebitabile a fatti storici, ma che richiederebbe una presa di coscienza critica?
Grazie! Vado matta per un confronto con voi due, Ausilia