SIRIA/
Mastou (Al Arabiya): vi racconto l’orrore nelle segrete di Assad
E’ stato rinchiuso per
due mesi nelle segrete di Assad, dopo essere stato arrestato per avere seguito
come giornalista le manifestazioni in Siria. Mohamad Zaid Mastou è una star
della tv satellitare Al Arabiya e si trovava in vacanza a Damasco quando un
anno e mezzo fa è scoppiata la rivolta. Intervistato da Ilsussidiario.net nel
suo appartamento ad Amman, in Giordania, dove è tornato dopo essere stato
scarcerato, racconta tutto ciò che ha osservato in presa diretta. E spiega
perché l’Occidente non deve temere il nuovo modello di democrazia che sta
nascendo nei Paesi arabi, basato sulla laicità e sulla libertà religiosa come
in Europa, ma nel quale le diverse fedi non saranno escluse dalla vita pubblica
come avviene nel Vecchio Continente.
Quanto tempo ha trascorso in Siria dall’inizio
delle rivolte?
Quando la rivoluzione è
iniziata mi trovavo in vacanza in Siria, e vi sono rimasto da metà febbraio a
luglio. Una volta uscito dal carcere ho dovuto lasciare il Paese.
Che cosa ha visto nelle prigioni
siriane?
Ho trascorso un mese in
una cella d’isolamento, era una stanza molto piccola e senza luce, e un altro
mese insieme agli altri carcerati. Ciò che so è che trasferivano delle persone
dall’ospedale alla prigione, per interrogarle e picchiarle.
Come lo sa?
Ho incontrato delle
persone ferite e con delle grandi bende, che mi hanno raccontato queste cose.
Ogni notte inoltre ero svegliato di soprassalto dalle voci di persone che
gridavano perché qualcuno le picchiava durante gli interrogatori. Non ho
assistito di persona alle esecuzioni, perché essendo un giornalista le autorità
del carcere avevano ordinato di non farmi vedere certe cose.
Lei è stato anche presente alle
manifestazioni contro Assad?
Sì, mi trovavo a Douma
(vicino a Damasco, Ndr) quando le forze di sicurezza hanno sparato contro dei
manifestanti pacifici. Trenta persone sono rimaste uccise, e hanno sparato
anche a me. Mi hanno chiesto che cosa stessi facendo e ho risposto che vivevo lì.
Sono stato fortunato perché l’ufficiale non sapeva l’inglese, quando ha aperto
il mio portafogli ha trovato la mia tessera da giornalista ma non è stato in
grado di leggerla, quindi mi ha lasciato andare. Mi trovavo con mio fratello e
mio cugino, quest’ultimo è stato ucciso due settimane fa.
In quali circostanze?
Fin dall’inizio della
rivoluzione il regime ha affermato che quanto stava avvenendo era opera di
gruppi terroristici, ma il vero obiettivo di Assad è spaventare l’Occidente con
la minaccia di una rivoluzione islamica. Questo però non è assolutamente vero,
la rivolta ha riguardato l’intera nazione, vi hanno preso parte tutti i gruppi
e ciò che volevano era la fine della dittatura. Le forze governative hanno
attaccato l’area in cui vive la mia famiglia, l’Esercito Siriano Libero è
intervenuto per difendere il quartiere e ha subito 15 perdite da parte dei
cecchini. Anche mio cugino è morto per le ferite da arma da fuoco.
Da chi è composto il braccio armato
dei ribelli, l’Esercito Siriano Libero?
L’Esercito Siriano
Libero non è un gruppo a sé stante giunto chissà da dove. E’ composto da cittadini siriani, dalla mia famiglia, dai miei
fratelli e dai miei amici. Sono parte della rivoluzione, è gente che protesta
contro il regime e che a un certo punto ha deciso di imbracciare le armi perché
il governo uccideva i civili ed era necessario che qualcuno li difendesse.
Secondo
il regime l’Esercito Siriano Libero utilizzerebbe i civili come scudi umani …
Considero
queste affermazioni come uno scherzo. L’Esercito Siriano Libero è composto
dagli stessi civili che secondo Assad sarebbero usati come scudi umani. Quando
il regime combatte contro i ribelli, attacca le aree abitate da civili. Ma ciò
non avviene perché l’Esercito Siriano Libero sceglie queste zone come quartier
generale, bensì perché il governo vuole uccidere il maggior numero possibile di
persone per impaurire la popolazione.
Lei ha assistito alle manifestazioni
contro Assad. Gli slogan inneggiavano alla Sharia e prendevano di mira i
cristiani?
Quando sono stato
arrestato mi sono reso conto che i primi a protestare in Siria erano stati i
drusi, una minoranza religiosa non musulmana. Nella prigione con me c’erano
cristiani, sunniti e alawiti, ciò la stessa setta cui appartiene il presidente
Assad. Posso quindi garantire al 100 per cento che non si è trattato di una
rivoluzione islamista, ma di una insurrezione nazionale
cui hanno preso parte tutti i gruppi religiosi presenti nel Paese. Tutto ciò
che chiedevano era la fine della dittatura e la nascita di un regime
democratico.
Eppure i cristiani siriani sono
preoccupati …
Comprendo che chi vive
in Italia, o in altri Paesi occidentali, sia in apprensione per la sorte dei
cristiani siriani. Ma ciò avviene perché non si conosce la storia della Siria.
In passato nel nostro Paese non si sono mai verificati problemi tra musulmani e
cristiani, perché entrambi sono radicati nell’area da molti secoli e sono
abituati a convivere senza problemi.
Fin dall’inizio della
rivoluzione il regime ha affermato che quanto stava avvenendo era opera di
gruppi terroristici, ma il vero obiettivo di Assad è spaventare l’Occidente con
la minaccia di una rivoluzione islamica. Questo però non è assolutamente vero,
la rivolta ha riguardato l’intera nazione, vi hanno preso parte tutti i gruppi
e ciò che volevano era la fine della dittatura.
In
Egitto il primo presidente eletto in modo democratico è stato Mohammed Morsi,
esponente dei Fratelli musulmani. Anche in Siria andrà a finire così?
Assolutamente no. In
Egitto i Fratelli musulmani sono stati attivi a lungo nella vita politica e
hanno lasciato la loro impronta nella società. In Siria invece non hanno potuto
fare nulla, perché esiste una legge secondo cui chiunque vi appartiene deve
essere condannato a morte. I Fratelli musulmani in Siria non sono quindi
popolari come in Egitto. La Primavera araba creerà piuttosto un nuovo
movimento, che definirei “islamico-liberale”, l’orientamento politico con il
quale mi identifico.
Di che cosa si tratta?
L’Islam si limita a
fornire dei principi, nella nostra religione non è indicato uno specifico
modello politico. La forma dello Stato, composta dalle leggi, dal Parlamento,
dal governo e dalla magistratura, deve andare bene ai cittadini, e non si deve
adeguare a specifici dettami religiosi.
Eppure sempre più spesso si parla di
“Islam politico” …
L’Islam interviene a
livello morale, spiegando come le persone possono essere buone. Personalmente
per esempio sono un fautore della libertà di stampa e della separazione tra i
poteri dello Stato, e nello stesso tempo sono un musulmano praticante. Non
ritengo che vi sia un’opposizione tra le due cose. La Primavera
araba creerà quindi un nuovo modello di Stato, che per un occidentale potrà
apparire strano perché si tratta di una novità.
E’ l’Occidente a non capire o il mondo
arabo ad avere intrapreso una strada pericolosa?
L’Occidente purtroppo è
convinto che la democrazia sia il massimo traguardo cui possa arrivare
l’umanità. Mentre è più logico pensare che anche la democrazia sia un modello
da migliorare ogni volta. Del resto il modello di Stato in America è diverso da
quella in Francia o nel Regno Unito. In quanto arabi e musulmani possiamo
quindi creare la nostra forma di Stato diversa da qualsiasi altra. L’Occidente non deve esserne impaurito, perché non esiste nessuna
opposizione tra l’Islam e la democrazia. (Pietro
Vernizzi)
1 commento:
Son contento di leggere informazioni meno sommarie. Grazie, Paolo
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