Massimo Di Forti, il Messaggero,
lunedì, 17 settembre 2012
GLOBALIZZAZIONE DEL POTERE
E CRISI DELLA POLITICA. INTERVISTA A ZYGMUNT BAUMAN: [[Buona l’analisi, ma si
arresta al non saper individuare ossibilità di uscita: tutti così! Io, Ausilia
dico no. Ci sono reazioni della gente che vanno convogliate anziché ignorate o
disprezzate. Saper individuare il nuovo che c’è e aiutarlo sarebbe nostro
dovere]]. Ecco l’intervista:
«La ragione di questa crisi, che da almeno cinque anni coinvolge
tutte le democrazie e le istituzioni e che non si capisce quando e come finirà,
è il divorzio tra la politica e il potere». Zygmunt Bauman riesce subito ad
andare al dunque senza perdersi in giri di frase. Non a caso possiede il dono
di quella che Charles Wright Mills chiamava l’immaginazione sociologica, la
capacità di fissare in una frase, in un’idea, la realtà di un’intera epoca, e
il grande studioso polacco lo ha fatto con la sua metafora della “Vita liquida”
e della “Modernità liquida” (cosa è più imprendibile e sfuggente dell’acqua e
dei suoi flussi?) per descrivere con geniale chiarezza la precarietà e
l’instabilità della società contemporanea. Lui, liquido, non lo è affatto anzi
è un uomo di ferro, un ottantasettenne che gira il mondo senza sosta (viaggia
almeno cento giorni all’anno tra conferenze e dibattiti!) e a Mantova è
intervenuto a Festivaletteratura per un dibattito sull’educazione. Non c’è
traccia di stanchezza nel suo fisico asciutto o nel volto scarno e autorevole
ravvivato da occhiate scintillanti, mentre parla in una sala della Loggia del
Grano pochi giorni dopo aver pubblicato un nuovo libro, Cose che abbiamo in
comune (220 pagine, 15 euro) sempre per Laterza, editore dei celebri saggi come
Vita liquida, La società sotto assedio, Modernità liquida, Dentro la
globalizzazione e altri ancora.
PROFESSOR BAUMAN, È PER QUESTO CHE I POLITICI SEMBRANO GIRARE A
VUOTO DI FRONTE ALLA CRISI?
«Sì. Il potere è la capacità di esercitare un comando. E la
politica quella di prendere decisioni, di orientarle in un senso o nell’altro.
Gli stati-nazione avevano il potere di decidere e una sovranità territoriale.
Ma questo meccanismo è stato completamente travolto dalla globalizzazione.
Perché la globalizzazione ha globalizzato il vero potere scavalcando la
politica. I governi non hanno più un potere o un controllo dei loro paesi
perché il potere è ben al di là dei territori. Sono attraversati dal potere
globale della finanza, delle banche, dei media, della criminalità, della mafia,
del terrorismo… Ogni singolo potere si fa beffe facilmente delle regole e del
diritto locali. E anche dei governi. La speculazione e i mercati sono senza un
controllo, mentre assistiamo alla crisi della Grecia o della Spagna o
dell’Italia…».
È L’ETÀ DELLA PROPRIETÀ ASSENTEISTA, COME LA CHIAMAVA VEBLEN, DELLA
FINANZA: ERA MEGLIO PRIMA?
«Il capitalismo di oggi è un grande parassita. Cerca ancora di
appropriarsi della ricchezza di territori vergini, intervenendo con il suo
potere finanziario dove è possibile accumulare i maggiori profitti. E’ la
chiusura di un cerchio, di un potere autoreferenziale, quello delle banche e
del grande capitale. Naturalmente questi interessi hanno sempre spinto, anche
con le carte di credito, ad alimentare il consumismo e il debito: spendi
subito, goditela e paga domani o dopo. La finanza ha creato un’economia
immaginaria, virtuale, spostando capitali da un posto all’altro e guadagnando
interessi. Il capitalismo produttivo era migliore perché funzionava sulla
creazione di beni, mentre ora non si fanno affari producendo cose ma facendo
lavorare il denaro. L’industria ha lasciato il posto alla speculazione, ai
banchieri, all’immagine»
NON CI SONO REGOLE, DOVREMMO CREARLE. AVREMMO BISOGNO FORSE DI
UNA NUOVA BRETTON WOODS…
«Il guaio è che oggi la politica internazionale non è globale mentre
lo è quella della finanza. E quindi tutto è più difficile rispetto ad alcuni
anni fa. Per questo i governi e le istituzioni non riescono a imporre politiche
efficaci. Ma è chiaro che non riusciremo a risolvere i problemi globali se non
con mezzi globali, restituendo alle istituzioni la possibilità di interpretare
la volontà e gli interessi delle popolazioni. Però, questi mezzi non sono stati
ancora creati».
A PROPOSITO DELLA CRISI EUROPEA, NON CREDE CHE I PAESI
DELL’UNIONE SIANO ANCORA DIVISI DA INTERESSI NAZIONALISTICI E DA VECCHI TRUCCHI
CHE IMPEDISCONO UNA REALE INTEGRAZIONE POLITICA E CULTURALE?
«È vero, ma è anche il risultato di un circolo vizioso che
l’attuale condizione di incertezza favorisce. La mancanza di decisioni e
l’impotenza dei governi attivano atteggiamenti nazionalistici di popolazioni
che si sentivano meglio tutelate dal vecchio sistema. Viviamo in una condizione
di vuoto, paragonabile all’idea di interregnum di cui parlava Gramsci: c’è un
vecchio sistema che non funziona più ma non ne abbiamo ancora uno alternativo,
che ne prenda il posto».
LA GLOBALIZZAZIONE HA PRODOTTO ANCHE ASPETTI POSITIVI. VENT’ANNI
FA, IN EUROPA NON C’ERA UN AFRICANO, UN ASIATICO UN RUSSO. ERAVAMO TUTTI
BIANCHI, FRANCESI, TEDESCHI, ITALIANI, INGLESI… ORA POTREMMO FINALMENTE
CONFRONTARCI: RIUSCIREMO A FARLO SU UN TERRENO COMUNE?
«È un compito difficile, molto difficile. L’obiettivo dev’essere
quello di vivere insieme rispettando le differenze. Da una parte ci sono
governi che cercano di frenare o bloccare l’immigrazione, dall’altra ce ne sono
più tolleranti che cercano, però, di assimilare gli immigrati. In tutti e due i
casi si tratta di atteggiamenti negativi. Le diaspore di questi anni debbono
essere accettate senza cancellare le tradizioni e le identità degli immigrati.
Dobbiamo crescere insieme, in pace e con un comune beneficio, senza cancellare
la diversità che rappresenta invece una grande ricchezza».
5 commenti:
Quale nuovo? In Italia di nuovo non ne vedo. Anche ciò che si propone come nuovo comincia a dare segni di "vecchio".
Leila
Cara Leila, di nuovo c'è solo il bisogno di verità, di cui dobbiamo farci testimoni e per la quale dobbiamo FARE pur qualcosa. Collabora! Ausilia
Collaborare con le parole? Ma di queste se sono state scritte a valanga in ogni epoca e in ogni religione! Abbiamo una immensità di saggezza religiosa, filosofica, ecc... ma la gente è sempre quella che è!
Leila
Io parlo di FARE.... Ti chiedo di collaborare al nuovo che può nascere tra le ceneri di ciò che è sbagliato, ad esempio nel mondo della politica... Se riveli la tua identità, potremmo scambiarci le nostre esperienze, circa le sofferenze concrete della gente e entro quale orizzonte poterci aiutare.... nell'attuale cocente crisi. Ma fa' quello che credi opportuno. Scusami se non accetti il mio invito.
Non sono nelle "condizioni" di entrare in politica perchè impegnata a sopravvivere al limite dell'indigenza. Allora non c'è alternativa, se si vuole cambiare le cose si deve entrare tutti in politica o altrimenti ci mangiamo sta minestra (quando c'è).
Leila
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