venerdì 1 novembre 2013

Utilizzo da più parti le notizie del giorno

Utilizzo da più parti le notizie del giorno
Non capisco nulla, ma voglio capire assieme a voi
La politica italiana invade il campo della politica mondiale,
o forse ne è il microcosmo
[Alcune notizie sono solo accennate]
1) Tra Rosy Bindi e Renato Brunetta, da sempre tra i più accesi esponenti dei due fronti politici, è scoppiata la pace, o almeno, è stata siglata una tregua. Il terreno di scontro più duro, tra i due, era stato - almeno recentemente - l'elezione della deputata Pd alla presidenza della commissione parlamentare antimafia. Una designazione avvenuta senza intesa bipartisan, anzi contro le furiose proteste del Pdl. E il presidente dei deputati Pdl, Brunetta, era stato il più veemente nelle proteste, tanto da pronunciare la famosa frase: O si dimette, o sarà guerriglia. Oggi però i due si sono incontrati in pieno Transatlantico, a Montecitorio. Ed è stata leia prendere l'iniziativa: Scusa presidente Brunetta, posso chiederti una cosa? Ed è cominciata una conversazione cordiale, accompagnata da molti sorrisi. Brunetta alla fine ha confermato il suo punto di vista: "ll Pd avrebbe dovuto favorire un'intesa all'antimafia che coinvolgesse anche il pdl… E chissà se nella vicenda avrà avuto un peso il giudizio della neopresidente sulla scelta fatta dal Pd sulla decadenza di Berlusconi; Bindi non ha gradito, infatti, la decisione di dire sì al voto palese: Questa volta non avrei forzato il regolamento.
2) Berlusconi risponde a Bruno Vespa che lo ha interpellato per il suo ultimo libro Sale zucchero e caffè: La partita è ben lontana dal fischio finale. Mi pare tutto chiaro. Come dice una vecchia canzone di De Gregori, non c’è niente da capire. L’atteggiamento della sinistra, e non solo, è ormai sotto gli occhi di chiunque abbia anche soltanto un minimo di onestà intellettuale Ma hanno commesso un autogol, gli italiani hanno capito che vogliono eliminarmi per sempre dalla vita politica perché mi considerano l’ultimo ostacolo alla loro definitiva presa del potere Ho solo un’altra osservazione da fare: troppi giornali hanno titolato l’ira di Berlusconi. io posso essere preoccupato, deluso, amareggiato ma l'ira proprio non mi ha mai posseduto.
3) Matteo Renzi, nel suo discorso conclusivo alla Stazione Leopolda di Firenze, ha detto, molto opportunamente, che è di sinistra, ma non c’è uno che parla dell'occupazione, ma uno che, con i suoi comportamenti, consente che si crei almeno un posto di lavoro». Aggiunge [estraggo da Sergio Luciano, giornalista economico]: l'esercito israeliano costa la metà di quello italiano, avendo il doppio degli aerei e dei carri armati. in Italia, per ogni soldato col fucile (fortunatamente molto più pochi, cioè solo quelli che mandiamo nei nostri contingenti di missione) ce ne sono 4,2 nelle retrovie. Un esercito di retrovie. È chiaro che sono assurdità che vanno ribaltate. Ma andrebbero ribaltate da sempre, almeno da quando a metà degli anni 90 si decise che l'Italia dovesse entrare nell'euro fin dalla ‘fase uno’, eppure mai nessun governo è riuscito a fare nemmeno il solletico a queste e tantissime altre incrostazioni di spreco, sperpero e abuso.
Se l'approccio con cui Renzi e i suoi affronteranno -ammesso che riescano mai ad andare al governo– il dramma della spesa pubblica sarà finalmente capace di ribaltare questi moloch… I renziani, almeno a parole, mostrano di aver ben chiaro in mente qual è il vero nodo della sfida del risanamento finanziario pubblico: la tecnostruttura burocratica dei ministeri, immobile come una sfinge, refrattaria a qualunque intervento dispositivo della politica (che peraltro, neanche ci prova, a farne di veri, a parte questi giocherelli di spending review che hanno appena intaccato la superficie degli sprechi). Secondo Renzi è questione di personale governativo: se ogni dicastero importante avrà un suo sottosegretario delegato a realizzare risparmi di spesa, non ci sarà direttore generale frenatore che tenga.
4) Alfano [estraggo da Mattia Feltri, editorialista de LA STAMPA] non ha strategie: non è la prima volta che dà l'impressione di volersi ribellare al capo per poi fare delle vistose giravolte: sul finire del 2012 si fece paladino delle primarie, al punto da pronunciare il famoso «basta con i barzellettieri», per poi incassare in silenzio la decisione di Berlusconi di candidarsi ancora una volta. C'era da attenderselo. Ciò non significa che sia a tutti gli effetti dentro il partito. Di sicuro, per il momento, continuerà a non riuscire a smarcarsi dall'ex premier; tuttavia, potrebbe prima o poi potrebbe decidere che il rapporto gli crea più problemi che vantaggi. Questo potrebbe dipendere anche, in gran parte, da ciò che gli consiglierà Napolitano. Alfano ha compiuto, del resto, alcuni grandi errori: il due ottobre, quando ebbe successo nell'operazione che costrinse Berlusconi a votare la fiducia al governo, avrebbe dovuto immediatamente costruire un gruppo parlamentare autonomo. Certo, avrebbe corso il rischio di fare la fine di Fini e di Monti, ma avrebbe avuto il tempo per rendere Berlusconi inutile per le sorti del governo e, quindi, per emarginarlo. Invece, titubando, si è lasciato fagocitare. Ha difettato di fantasia e di coraggio.
Berlusconi, dal momento in cui ha pronunciato il discorso di sostegno al governo, ha iniziato a ragionare su come riprendersi il partito; è stato molto in dubbio se scegliere la linea di Alfano o quella di Fitto. Alla fine, ha scelto quella del secondo. … C'è poco da fare: l'erede del pentapartito, nonostante i pezzi persi per strada, è tuttora Berlusconi. Finché c'è lui, il centro non esiste.
5) Il nome  del ministro della Giustizia, Anna Maria Cancellieri,compare nell’inchiesta di Torino sul caso Ligresti. [Estraggo da M.Brambilla, su ‘La Stampa’]: Sarà certamente vero, come assicura la Procura di Torino, che se Giulia Maria Ligresti è stata scarcerata, non lo è stata per l’intervento del ministro Cancellieri. Però la storia non è bella. E soprattutto non è una di quelle storie di cui abbiamo bisogno in questo momento di – come si usa dire – disaffezione alla politica. I fatti sono questi. Nel luglio scorso, praticamente l’intera famiglia Ligresti finisce agli arresti nell’inchiesta sulla compagnia assicurativa Fonsai. Agli arresti Salvatore Ligresti, il capostipite e tre suoi figli, tra cui Giulia Maria. Per quest’ultima ci sono parecchie preoccupazioni, perché in passato ha sofferto di anoressia. Come potrà reggere al carcere? Il 17 agosto Gabriella Fragni, la compagna di Salvatore Ligresti, parla al telefono con Antonino, il cognato, e dice che il ministro della Giustizia Annamaria Cancellieri, sua vecchia amica, ‘potrebbe fare qualcosa per Giulia’. Il 28 agosto le porte del carcere, per Giulia, si aprono. Grazie a un intervento dall’alto? Alcune telefonate tra la Fragni e il ministro lo fanno sospettare. Lei, Annamaria Cancellieri, viene interrogata dai magistrati torinesi e conferma di essersi interessata, di avere ‘sensibilizzato i due vice capi dipartimento del Dap (…) perché facessero quanto di loro stretta competenza per la tutela della salute dei carcerati’. È stato, spiega ancora, ‘un intervento umanitario’. E senza alcuna violazione di legge. Certamente sarà così, nessuna violazione della legge. Ma la storia è brutta lo stesso. O almeno imbarazzante. Perché? Annamaria Cancellieri è una specie di incarnazione di quel che gli italiani chiedono, anzi pretendono, dopo tanti anni di malcostume politico: una figura super partes, al servizio delle istituzioni e non di una parte politica.
7) L’ansia dell’antieuropeismo serpeggia a Bruxelles e nelle segreterie dei partiti tradizionali. Il primo è quel 60 per cento di europei che ha dichiarato all’Eurobarometro
 di non avere alcuna fiducia nell’Ue. L’altro è il 24 per cento di consensi che un recente sondaggio attribuisce al Front national di Marine Le Pen, alle elezioni per il Parlamento europeo del maggio prossimo: un francese su quattro voterebbe per chi ha affermato che “l’Ue è un’anomalia mondiale destinata a sprofondare come l’Unione Sovietica.
8) Mons. Tosi, in occasione del confronto con Massimo D'Alema su “L'utopia di Papa Francesco”, promosso da Limes e dall’Opera Roma Pellegrinaggi: L’utopia di cui parla Bergoglio non è un ideale irraggiungibile, che non si può realizzare in nessun luogo. egli non desidera neanche proporre una finzione mentale senza luogo né tempo, ovvero un utopismo o un perfettismo del tutto immaginari, e nemmeno un mero ideale contemplativo… Ogni ideale, infatti, non è mai perfettamente uguagliabile nella realtà concreta e storica, ma neanche del tutto irraggiungibile. Esso è gradualmente attuabile, approssimabile e perfettibile… La democrazia compiuta è rappresentativa e partecipativa insieme. I cittadini, sia come singoli sia come associati, recano il loro contributo, non solo eleggendo dei rappresentanti per essere governati, ma anzitutto con le loro attività ed iniziative, armonizzando i loro interessi particolari col bene comune, elevandoli a momenti o a elementi di esso. Ebbene, va rilevato che, proprio rispetto a questi importanti snodi della vita democratica, oggi si registra una crisi talmente profonda da apparire difficilmente superabile. Tornano ciclicamente, infatti, movimentismi con rivendicazioni particolaristiche e pretese di auto-rappresentanza. Le cause di questi fenomeni sono molteplici. Tra di esse, si possono annoverare le seguenti: la metamorfosi dei partiti, diventati via via sempre più personali, ossia strumenti in mano a leader carismatici o a lobbies che di fatto cooptano e pilotano candidati ed eletti, ostacolando i cittadini nel loro compito di proporli e di controllarli; forme di gestione verticistica e non democratica degli stessi partiti che perdono, correlativamente, l’originaria funzione di mediazione tra società civile ed istituzioni; degrado morale, congiunto, come già accennato, a carenza di visione e di capacità strategiche delle classi dirigenti e dei rappresentanti, con conseguente calo di fiducia e disaffezione dei cittadini nei confronti delle istituzioni democratiche… Oggi si parla di democrazia liquida, un modello di democrazia recente che ha ravvicinato alla politica soprattutto le giovani generazioni (I risultati sono noti: nel 2011 migliaia di giovani danno vita al movimento degli Indignados in Spagna; nel 2011 nasce il movimento Occupy Wall Street negli Usa; nel 2012 il Movimento Cinque Stelle, in Italia….). Ma la democrazia liquida, rischia di cadere in quegli stessi mali che vuole combattere, anzi, più precisamente, di rendere ancora più precaria la salute della democrazia.

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