venerdì 1 luglio 2011

La protesta motivata delle Comunità di base

COMUNITÀ CRISTIANE DI BASE
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Le comunità cristiane di base vedono nella nomina del card. Scola a vescovo di Milano una nuova conferma, espressione della massima gerarchia della Chiesa cattolica romana, di un orientamento contrario allo spirito del Concilio Vaticano II, e condividono la preoccupazione di una parte consistente del mondo cattolico milanese più aperto alle istanze profetiche che avevano trovato spazi e capacità espressive negli episcopati dei cardinali Martini e Tettamanzi. Ora a Milano, in Italia e non solo, questi spazi e queste capacità si restringeranno ulteriormente.
Il disagio e la sofferenza di tanta parte del mondo cattolico stanno raggiungendo un limite di sopportabilità che può sfociare in un nuovo inizio. È certamente un po’ frustrante che si debba sempre toccare il fondo per aprire gli occhi e trovare la forza della denuncia profetica. Di fatto però è quello che sta accadendo.
Nella Chiesa cattolica italiana e mondiale si stanno moltiplicando i segni e i semi di una nuova stagione di profetismo rinnovatore. E si sta rompendo quella specie di omertà da paura di vescovi, teologi, preti e laici muti e immobili di fronte a un ciclone che scuote le fondamenta dell’istituzione ecclesiastica.
Qualcuno invoca oggi un nuovo Concilio aperto alle istanze provenienti dagli organismi di base delle Chiese, allargato a tutto il Popolo di Dio e non solo ai vescovi. L’invito è a fermarsi tutti, ascoltare lo Spirito che preme anche oggi per “fare nuove tutte le cose”.
Giunti, infatti, in vista del fondo di un baratro, occorre forse recuperare attraverso la memoria, l’anima sociale della Chiesa dei poveri che ha resistito alla strategia dell’annullamento nella miriade di esperienze, soprattutto di base, che hanno continuato a vivere e svilupparsi creativamente in tutto il mondo, specialmente negli anfratti della cosiddetta "grande storia".

              Le comunità cristiane di base italiane
Roma, 1 luglio 2011

Mio breve pensiero. Mi chiedo se le ragioni dell'apertura della chiesa cattolica debbano essere del tutto orientate verso la "miriade di esperienze, sopprattutto di base", quando queste deragliano verso forme nelle quali, io ad esempio, non mi riconosco pienamente; infatti, come credente in una religione che si rinnova, non vorrei cadere nell'opposto annullamento di certi punti-base della fede; anche nello strumento-chiesa, malissimo adoperato dai conservatori sfegatati, ci sono elementi fortissimi di senso della trascendenza che non fa male a nessuno e al quale bisognerebbe ancorare ogni novità. Ausilia  

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