sabato 17 agosto 2013

Papa Francesco e le donne

BREVE PREMESSA
Papa Francesco sorride dalla copertina di Vanity Fair (che lo ha eletto da poco uomo dell’anno) e da una folla di altre riviste.
Quali i motivi del fascino universale che emana dalla sua persona? Il cristianesimo ha prestato alla storia il termine  chárisma, cioè dono, per indicare l’alone di suggestione di cui sono circondati i personaggi di ieri e di oggi. Applicato a papa Fancesco dai mass media il termine è meno convincente: il systeminternazionale mediatico si impadronisce delle figure di spicco e le manipola con strumenti più raffinati e comunicativi mai così pervasivi e deformanti. C’è il pericolo che lui ne esca, di fronte all’opinione pubblica,  rivestito di panni non suoi a detrimento di quel carattere spirituale che dovrebbe caratterizzare gli uomini di Dio.
IL PAPA E LA TEOLOGIA FEMMINILE
Attingo ad una laica -non so se atea- come Ritanna Armeni, poiché teologhe, assieme ad esperte di femminismo, inseguono le elaborazioni di tale movimento di idee con poche sostanziali novità rispetto agli approfondimenti del passato sulla differenza femminile e sull’uguaglianza dei generi.
Ma anche la Armeni così conclude il suo intervento sulla questione ne il FOGLIO QUOTIDIANO: Ci dica [questo papa], una volta escluso – e decisamente – il sacerdozio femminile, una volta rifiutata la strada secolare alla eguaglianza, una volta esaltata, e fino in fondo, la diversità, come questa possa vivere in una chiesa che oggi anche le donne più rispettose e comprensive, che a essa hanno dedicato la loro vita, non possono non definire misogina.
Le rispondo sinteticamente: ma che? non è misogino il mondo della politica? non è misogina una società nella quale gli uomini restano impigliati da complessi di inferiorità e ricorrono all’uso rudimentale della superiorità della forza fisica, così come restano impigliate le donne nella rivendicazione dei propri diritti di persone? e ci lamentiamo di una chiesa misogina? o pretendiamo che debba essere questo papa o la chiesa a determinare la rottura con la società patriarcale?

E… se le donne non seguissero ciecamente l’onda delle mode ideologiche nel loro aspetto più aberrante?
Non voglio caricare su di loro alcun obbligo superiore a quello che hanno gli uomini: ma, prima di criticare a destra e a manca, cominciamo a guardare a noi stesse.
Per fare una esemplificazione, sarebbe ora che le consacrate non ignoranti, alla pari delle esperte femministe di religione cristiana o di altre appartenenze religiose, e di donne lontane da ogni religione, ponessero una questione che riguarda tutti.
L'indirizzo fondamentale dovrebbe essere la maturazione sociale non impostato sul bisogno di occupare spazi esclusivi da parte di nessuno.
Il papa e tutta la gerarchia maschile celibe gerarchica cattolica sarà piegata al cambiamento da fenomeni di trasformazione sociale, alla quale TUTTI/E dobbiamo concorrere.     

2 commenti:

Anonimo ha detto...

Carissima Ausilia, grazie per le tue riflessioni. Credo di capire e condividere le tue domande “retoriche” a Ritanna Armeni... Ma chiedo a te: non pensi (io ne sono convinto) che il monoteismo religioso-teologico maschile sia esattamente all’origine della misoginia sociale e politica del mondo patriarcale, di cui continua ad essere colonna portante? All’inizio c’è stata la presa del potere da parte di sacerdoti a danno delle sacerdotesse, poi il dominio dei re alleati strumentalmente ai sacerdoti e così via... Cosa ne pensi?
io penso che la rottura con il patriarcato dipenda dal rifiuto di esso da parte di ogni singolo uomo, a cominciare ciascuno da sé. Il papa arriverà tra gli ultimi, non può essere altrimenti... Ma ogni uomo “di chiesa” può e deve prendere consapevolezza di questo cambiamento che tocca a lui fare. Esattamente come ad ogni uomo ateo o agnostico o politicamente impegnato...
cosa ne pensi?
ti abbraccio

Beppe Pavan

Ausilia ha detto...

Beppe carissimo, grazie a te per intervenire nel discorso.
Non capisco molto i tuoi "io penso" sulla questione del mondo patriarcale eccetera. In questo caso non dovrebbero esserci opinioni, ma risultati di studi antropologici. La tua versione riflette un modo di pensare costruito su convinzioni diffuse (nei nostri ambienti), poco o niente affatto surrogate da studi seri, a cui io mi sono accostata (con molti limiti, ma con interesse di studio) lungo gli anni in cui ho pubblicato i miei dieci articoli –ciascuno di venti dense pagine- sulla rivista ‘Il Tetto’, oggi certamente da superare.
Difficile sintetizzare per rispondere alla tua osservazione. Tu parli di sacerdotesse ‘scavalcate’ dai sacerdoti; io parlerei di matriarcato a cui ha fatto seguito il patriarcato per una serie di eventi. Come capita sempre, ad un fenomeno che rispecchia una situazione di sovra-potere, ne succede un altro di segno opposto. Il femminismo, ma non solo, non ne ha tenuto conto; quasi che il matriarcato o, se vogliamo, il potere delle sacerdotesse, fosse più ‘buono’ di quello dei sacerdoti.
I monismi religiosi collegati agli altri poteri! Ti accorgi, caro ed intelligente amico, che facciamo un discorso moralistico senza un minimo di fondamento scientifico? Siamo abituati a rimasticare idee, non a cercare di accostarci almeno un po’ a studi fondati. [Quel poco che ho fatto io mi ha lasciato isolata nei nostri ambienti quando mi sono messa a consultare a capofitto testi a centinaia per conto mio].
Mi concedo una piccola incursione nella storia delle matriarche dell’epoca più recente, quando nell’Occidente ‘civilizzato’ dominavano le badesse. Dio ce ne scansi e liberi!……… La monaca di Monza era ben protetta nell’ambito della sua badia, e poteva permettersi quello che si è permesso di fare con la povera Lucia.
Ora che sono vecchia e impotente fisicamente, faccio quel che posso, ma debbo attenermi ai criteri di una comunicazione molto semplificata per farmi leggere in un blog.
Mi ricordo molto di Carla, che ho sempre stimata. Salutamela affettuosamente, Ausilia