DAL SITO NOI
DONNE
VALDESI /
FERITE, A VOLTE UCCISE: LA CAMPAGNA 8 PER MILLE
È
destinato anche a contrastare la violenza di genere l’8 per mille che i
contribuenti assegnano alla Tavola Valdese. Intervista a Eugenio Bernardini
inserito
da Tiziana Bartolini
“Non
è la prima volta che abbiamo un’attenzione particolare verso le donne, e
quest’anno i fondi derivanti dall’8 per mille dell’Irpef sono destinati a
progetti dedicati al contrasto della violenza contro le donne”. A Torino
abbiamo incontrato Eugenio Bernardini, Moderatore della Tavola Valdese, in
occasione della presentazione della Campagna dell’8 per mille, e gli abbiamo
chiesto le ragioni di questa scelta. “Ogni anno scegliamo un tema sentito
nella società e che ben illustri l’impegno delle nostre Chiese. L’anno scorso
abbiamo affrontato la disoccupazione giovanile e la difficoltà ad entrare nel
mondo del lavoro e quest’anno, con la violenza di genere, poniamo l’accento su
un problema assai delicato e di tragica attualità, un problema che attraversa
tutto il pianeta e gli strati sociali, e che richiede interventi pressanti”.
Non si può non essere d’accordo ed è inevitabile osservare che lo sguardo
femminile è ben presente nelle Chiese Metodiste e Valdesi visto che un terzo
dei pastori sono donne.
Una
vostra decisione assai significativa è quella di destinare il 50% dei fondi raccolti
attraverso l’8 per mille a progetti per l’Italia e il 50% a progetti che si
realizzano all’estero. Qual è la ragione di questa scelta?
È
un criterio che abbiamo assunto sin dall’origine quello di pensare agli altri
limitando le risorse destinate al nostro Paese. Il prossimo è colui che
incontriamo quotidianamente, però c’è un prossimo più lontano che non va
dimenticato. Destinare la metà dei fondi che i contribuenti ci affidano per
progetti destinati a realtà disagiate e lontane rappresenta, dal nostro punto
di vista, un voler ricordare chi non incontriamo quotidianamente, qualcuno a
cui dobbiamo pensare ugualmente con responsabilità anche se non lo vediamo.
Queste risorse sono un aiuto alle associazioni che lavorano su gravi problemi,
ma sono anche una sollecitazione alla società italiana a guardare oltre, più
lontano, di porgere l’attenzione a chi vive in condizioni di difficoltà assai
più pressanti rispetto a quelle che viviamo in Italia.
Ci
sembra una scelta coraggiosa, anche in considerazione dell’emotività che troppo
spesso contraddistingue la generosità degli italiani. Non è scomodo andare
contro corrente?
Siamo
riusciti a comunicare abbastanza chiaramente nel tempo sia le nostre scelte sia
il modo in cui operiamo, e le risposte dei contribuenti sono notevoli: ogni
anno cresce il numero di coloro che affidano alle Chiese Valdesi e Metodiste il
loro 8 per mille. Il fatto che il numero dei contribuenti sia aumentato di più
di 20 volte è diventato un caso di studio. Abbiamo anche un fondo emergenze che
risponde a situazioni o calamità improvvise, ma nella maggior parte dei casi
cerchiamo di sostenere le associazioni che fanno un lavoro molto profondo verso
le popolazioni bisognose nell’intento di renderle indipendenti. Il primo
obiettivo che ci diamo è il sostegno a piccoli gruppi di donne, uomini o
giovani che vogliono studiare e i riscontri spesso sono positivi. In alcuni
contesti, in cui le condizioni sociali e strutturali sono particolarmente
difficili, i risultati arrivano con maggiore difficoltà se non si costruisce
costantemente, se non si semina ripetutamente. In quei casi occorre evitare
interventi episodici e la costanza è la formula vincente. In questi anni ci
siamo resi conto della necessità del controllo attento di quello che viene
fatto, per evitare dispersione di risorse preziose. Perché la buona volontà è
importante, ma bisogna anche verificare che ci sia competenza, professionalità,
onestà nella realizzazione del progetto.
Competenza,
onestà, professionalità: parole dense di significati. Ma non sono anche chiavi
di lettura della sempre rinnovata fiducia dei contribuenti nei vostri
confronti?
Non
un euro che ci deriva dall’otto per mille è usato dalle Chiese Valdesi e
Metodiste per il loro funzionamento, e questo è stato ben compreso. Inoltre
comunichiamo e rendiamo conto di tutti i denari che riceviamo fino all’ultimo
euro: è possibile tracciare il denaro che entra nelle nostre casse,
controllarea chi va e per quali progetti. Questo processo di trasparenza
dovrebbe essere un costume per tutti e che molti non hanno, anche nel mondo del
no profit. Riteniamo che questa sia una delle chiavi di lettura della fiducia
che ci è data e rinnovata. Del resto la nostra Chiesa ha conservato un rigore e
una sobrietà che ci è riconosciuta: la nostra è una gestione morigerata e con
dignità riusciamo a fare tutto. È una scelta che viene da lontano e che nel
tempo abbiamo mantenuto, pur nei cambiamenti evidenti dei costumi e delle
abitudini. Se una Chiesa cristiana non è povera, nel senso dello stretto
indispensabile e della sobrietà, non è una Chiesa che può servire gli altri.
Non è stata una scelta facile, l’abbiamo anche sofferta, ma è condivisa: ogni
anno facciamo il punto della situazione e sottoponiamo alle nostre chiese la
linea di utilizzo dei nostri fondi e ogni anno abbiamo questa verifica. Questa
è un’altra delle nostre caratteristiche: controllo e verifica interna di ogni
passo che compiamo.
Oggi
la crisi ci impone una revisione profonda degli stili di vita. Come vede il
futuro?
Ci auguriamo che insieme alla fuoriuscita da una situazione di impoverimento
generale ci sia anche la comprensione che nuovi e diversi valori possono essere
un aiuto per tutti, anche per chi è abituato ad avere a disposizione tante
risorse economiche. Il futuro lo vedo con preoccupazione. Speriamo di essere
all’altezza delle sfide che abbiamo davanti, tutti. Soprattutto in Europa abbiamo
grandi responsabilità e dobbiamo ricostruire una speranza basata su una
maggiore responsabilità e solidarietà. Il tipo di sviluppo che abbiamo
conosciuto sin qui ha mostrato le sue carenze - e dal nostro punto di vista
anche i suoi peccati - di cui ora stiamo pagando i prezzi. In futuro speriamo
ci sia maggiore equità e attenzione ai valori che contano, valori durevoli
della nostra vita: le relazioni umane, il rispetto reciproco, il costruire
insieme e l’avere fiducia negli altri. Perché insieme si sbaglia di meno che da
soli.
(06
Maggio 2013)
Nessun commento:
Posta un commento