lunedì 6 maggio 2013


DAL SITO NOI DONNE

VALDESI / FERITE, A VOLTE UCCISE: LA CAMPAGNA 8 PER MILLE
È destinato anche a contrastare la violenza di genere l’8 per mille che i contribuenti assegnano alla Tavola Valdese. Intervista a Eugenio Bernardini
inserito da Tiziana Bartolini
Non è la prima volta che abbiamo un’attenzione particolare verso le donne, e quest’anno i fondi derivanti dall’8 per mille dell’Irpef sono destinati a progetti dedicati al contrasto della violenza contro le donne”. A Torino abbiamo incontrato Eugenio Bernardini, Moderatore della Tavola Valdese, in occasione della presentazione della Campagna dell’8 per mille, e gli abbiamo chiesto le ragioni di questa scelta. “Ogni anno scegliamo un tema sentito nella società e che ben illustri l’impegno delle nostre Chiese. L’anno scorso abbiamo affrontato la disoccupazione giovanile e la difficoltà ad entrare nel mondo del lavoro e quest’anno, con la violenza di genere, poniamo l’accento su un problema assai delicato e di tragica attualità, un problema che attraversa tutto il pianeta e gli strati sociali, e che richiede interventi pressanti”. Non si può non essere d’accordo ed è inevitabile osservare che lo sguardo femminile è ben presente nelle Chiese Metodiste e Valdesi visto che un terzo dei pastori sono donne.
Una vostra decisione assai significativa è quella di destinare il 50% dei fondi raccolti attraverso l’8 per mille a progetti per l’Italia e il 50% a progetti che si realizzano all’estero. Qual è la ragione di questa scelta?
È un criterio che abbiamo assunto sin dall’origine quello di pensare agli altri limitando le risorse destinate al nostro Paese. Il prossimo è colui che incontriamo quotidianamente, però c’è un prossimo più lontano che non va dimenticato. Destinare la metà dei fondi che i contribuenti ci affidano per progetti destinati a realtà disagiate e lontane rappresenta, dal nostro punto di vista, un voler ricordare chi non incontriamo quotidianamente, qualcuno a cui dobbiamo pensare ugualmente con responsabilità anche se non lo vediamo. Queste risorse sono un aiuto alle associazioni che lavorano su gravi problemi, ma sono anche una sollecitazione alla società italiana a guardare oltre, più lontano, di porgere l’attenzione a chi vive in condizioni di difficoltà assai più pressanti rispetto a quelle che viviamo in Italia.
Ci sembra una scelta coraggiosa, anche in considerazione dell’emotività che troppo spesso contraddistingue la generosità degli italiani. Non è scomodo andare contro corrente?
Siamo riusciti a comunicare abbastanza chiaramente nel tempo sia le nostre scelte sia il modo in cui operiamo, e le risposte dei contribuenti sono notevoli: ogni anno cresce il numero di coloro che affidano alle Chiese Valdesi e Metodiste il loro 8 per mille. Il fatto che il numero dei contribuenti sia aumentato di più di 20 volte è diventato un caso di studio. Abbiamo anche un fondo emergenze che risponde a situazioni o calamità improvvise, ma nella maggior parte dei casi cerchiamo di sostenere le associazioni che fanno un lavoro molto profondo verso le popolazioni bisognose nell’intento di renderle indipendenti. Il primo obiettivo che ci diamo è il sostegno a piccoli gruppi di donne, uomini o giovani che vogliono studiare e i riscontri spesso sono positivi. In alcuni contesti, in cui le condizioni sociali e strutturali sono particolarmente difficili, i risultati arrivano con maggiore difficoltà se non si costruisce costantemente, se non si semina ripetutamente. In quei casi occorre evitare interventi episodici e la costanza è la formula vincente. In questi anni ci siamo resi conto della necessità del controllo attento di quello che viene fatto, per evitare dispersione di risorse preziose. Perché la buona volontà è importante, ma bisogna anche verificare che ci sia competenza, professionalità, onestà nella realizzazione del progetto.
Competenza, onestà, professionalità: parole dense di significati. Ma non sono anche chiavi di lettura della sempre rinnovata fiducia dei contribuenti nei vostri confronti?

Non un euro che ci deriva dall’otto per mille è usato dalle Chiese Valdesi e Metodiste per il loro funzionamento, e questo è stato ben compreso. Inoltre comunichiamo e rendiamo conto di tutti i denari che riceviamo fino all’ultimo euro: è possibile tracciare il denaro che entra nelle nostre casse, controllarea chi va e per quali progetti. Questo processo di trasparenza dovrebbe essere un costume per tutti e che molti non hanno, anche nel mondo del no profit. Riteniamo che questa sia una delle chiavi di lettura della fiducia che ci è data e rinnovata. Del resto la nostra Chiesa ha conservato un rigore e una sobrietà che ci è riconosciuta: la nostra è una gestione morigerata e con dignità riusciamo a fare tutto. È una scelta che viene da lontano e che nel tempo abbiamo mantenuto, pur nei cambiamenti evidenti dei costumi e delle abitudini. Se una Chiesa cristiana non è povera, nel senso dello stretto indispensabile e della sobrietà, non è una Chiesa che può servire gli altri. Non è stata una scelta facile, l’abbiamo anche sofferta, ma è condivisa: ogni anno facciamo il punto della situazione e sottoponiamo alle nostre chiese la linea di utilizzo dei nostri fondi e ogni anno abbiamo questa verifica. Questa è un’altra delle nostre caratteristiche: controllo e verifica interna di ogni passo che compiamo.

Oggi la crisi ci impone una revisione profonda degli stili di vita. Come vede il futuro?

Ci auguriamo che insieme alla fuoriuscita da una situazione di impoverimento generale ci sia anche la comprensione che nuovi e diversi valori possono essere un aiuto per tutti, anche per chi è abituato ad avere a disposizione tante risorse economiche. Il futuro lo vedo con preoccupazione. Speriamo di essere all’altezza delle sfide che abbiamo davanti, tutti. Soprattutto in Europa abbiamo grandi responsabilità e dobbiamo ricostruire una speranza basata su una maggiore responsabilità e solidarietà. Il tipo di sviluppo che abbiamo conosciuto sin qui ha mostrato le sue carenze - e dal nostro punto di vista anche i suoi peccati - di cui ora stiamo pagando i prezzi. In futuro speriamo ci sia maggiore equità e attenzione ai valori che contano, valori durevoli della nostra vita: le relazioni umane, il rispetto reciproco, il costruire insieme e l’avere fiducia negli altri. Perché insieme si sbaglia di meno che da soli.

(06 Maggio 2013)

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